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A chi scrivere lettere?
(
Lettere da Iwo Jima, di
 Clint Eastwood, 2006)

 

�l�abilit� sta nel leggere tutta la lettera, non solo il testo�
(O. Pamuk, 1998)

 

a me� 

-  �Sono i piani di guerra?�

-  �no� � una lettera� della madre��.

 Siamo gi� oltre la met� del film e sento che questa potrebbe essere la descrizione sintetica del film: Il prigioniero americano, che la necessit� della guerra vuole vedere come un soldato, in sostanza, (come i giapponesi che sanno di dover morire), � un poveraccio destinato a morire anche lui, ma tenuto in vita da una immagine remota custodita da una lettera: �caro Alan� ieri i cani hanno scavato una buca sotto il cancello� fa� quello che ritieni giusto� quello che fai � giusto�. Le lettere, in questo film sono il comune multiplo dei vinti e dei vincitori, sono la cifra di chi sa che sta dando l�ultimo sguardo al mondo, il solo mezzo per poter vivere fino all�ultimo istante.

Attraverso le lettere il Generale Tadamichi Kuribayashi si salva: poi arriver� la morte anche per lui, ma � cosa secondaria, che forse ha soprattutto il senso di esaltare il momento presente. Ho pensato ad un�affermazione di Bion durante i Seminari Italiani del �77: �Si dice che questo particolare paziente stia morendo� Questa morte del paziente non mi interessa di pi� che la sua nascita. Quel pezzettino piccolo tra nascita e morte � quello s�, mi interessa� (Bion, 1983, 119). Alle lettere  del generale Tadamichi Kuribayashi noi assegniamo immediatamente un destinatario remoto, ma certo e vivo, perch� noi nel destinatario remoto esorcizziamo la nostra morte, ma non sono certo che quello sia lo stesso destinatario del generale o degli altri soldati nel momento in cui scrivono dal loro inferno. Penso che per loro il destinatario remoto non abbia senso, perch�, forse, il destinatario di una lettera � sempre molto prossimo. Altrimenti: che senso avrebbe?  Sono lettere che proprio nel momento in cui scrivi  trovano gli occhi di un figlio� della propria donna� che sono l� mentre scrivi e questo, per il generale, � quanto basta. Forse, poi le lettere serviranno a chi le trover� o le ricever�, ma ognuno scrive per s� e ognuno legge per s�. E� per questo che quelle lettere permettono la storia del film� � per questo che quelle lettere mi permettono ora di emozionarmi� anche Gi�, che � con me, mi dice che si � emozionato e forse per questo quando torniamo a casa mi mostra un articolo su La Repubblica che proprio oggi parla delle perplessit� di Hirohito rispetto alla guerra: anche in quel caso non si tratta di dichiarazioni ufficiali, ma dei diari che l�imperatore scriveva (per chi?� per se stesso con l�intermediario del messo imperiale col compito di scrivere?)

Nelle lettere il generale disegna per suo figlio il bombardamento: le bombe scendono come palloncini dal cielo:  �Cara� non so nemmeno se questa lettera vi arriver�� ma scrivere mi d� sollievo�. Il film mi aiuta ad aver chiara una sensazione che spesso sospetto nell�incontro con i miei pazienti. A chi si scrive una lettera? Non c�� dubbio: al S�, a una parte del S� che un tempo � nata perch� una emozione profonda ha inciso una zona fin�allora opaca e fredda come una lastra di pietra� Da quel momento quell�emozione ti accompagna e ti precede per tutta la vita ed � ci� che ti d� sollievo perch� ti fa sentire vivo. Qualche analista l�ha chiamato �Senso del S� emergente� ovvero la felice meraviglia di accorgersi che la vita ti precede (sicuramente quell�analista si riferiva ad apparati di ordine fisico quando si evidenziano come strutture che permettono la competenza�) e ci si sente vivi non perch� lo pensi, ma perch� lo verifichi e lo sei e lo senti.

Cosa significa avere sollievo dallo scrivere una lettera quando sai che la fine � inevitabile e  prossima? Esistono gli altri in quel momento? Non so! So che esistiamo noi che ci aggrappiamo a qualcosa che abbia lo statuto di sopravviverci. Un pensiero? Un�immagine? Forse solo un piccolo segno che l�inchiostro incide sul foglio, perch� solo ci� che non � vivo rimane�  E� un�emozione che qualche volta mi prende: se leggo una lettera � magari di una persona che non c�� pi� � mi scopro a considerare che c�� stato un momento in cui una mano ha inciso quelle parole, ha curato che la grafia fosse rotonda, e quel momento di vita � custodito in quel documento! Le lettere sono l�incredibile  miscela dello statuto inanimato e perenne delle cose che per� possono custodire e tramandare la vita consegnandoci immagini. Una lettera prima di tutto � il segno che esiste qualcosa che, nonostante tutto � in contatto con te: non importa se ti potrai salvare per questo, ma � evidente che ti salva proprio in quel momento. Le lettere annullano il tempo: si fondano sul passato, ma � nonostante le apparenze � non hanno bisogno del futuro, perch� il futuro � il momento in cui la lettera la scrivi: �ma d� sollievo scrivere!�

Il 6 dicembre del 1938 si ricovera al manicomio di S. Maria della Piet� di Roma, Enrichetta M., 30 anni, proveniente da Genova Quarto dei Mille ��per conferire con Sua Eccell. Bottai  avendogli personalmente consegnato a Genova stessa il suo dente del giudizio cadutole due anni or sono per farlo esaminare. Dice che questo dente contenga il brillante della sua ava trasmesso di discendenza in discendenza��. Rimarr� ricoverata per oltre 10 mesi prima di essere trasferita. La sua cartella clinica � un fascicolo che custodisce decine di lettere tutte perfettamente chiuse che attendono � ancora oggi � di poter essere spedite. Mi ha stupito che in questi anni, nessuno abbia mai avuto la curiosit� per poterne aprire almeno qualcuna. Ma il motivo � chiaro: quelle lettere non hanno un destinatario esterno, nessuno che le attende perch� Enrichetta M. � una paranoica e il manicomio era esattamente la sospensione di ogni comunicazione. Le lettere da un manicomio, esattamente come i deliri e le sofferenze di chi ne � ricoverato,  non devono essere accolte ed indagate, ma semplicemente custodite. Eppure, sulle buste gialle, Enrichetta M. appunta in modo chiaro i suoi indirizzi e nei fogli fitti della larga calligrafia implora ascolto:

�Sua Eccellenza Giuseppe Bottai, ministro Educazione Nazionale,� ho inviato a Sua Ecc.za Ill.ma oltre 5 missive, tutte urgenti��

�Cari Amelia, Tania e Federico, sono 18 giorni che mi trovo relegata in questo manicomio� Vi auguro il buon Natale e vi bacio tutti caramente, anche i cognati e nipotini��

�Illustrissimo sig. Questore, desidero risposta alla mia del 13 corrente��

�Dal 7 gennaio  �39 ad oggi sono trascorsi 4 mesi: un quarto di anno! Che l�ordinanza sia gi� caduta nel dimenticatoio?��

�Gentile prof. De Angelis, primario di S. Maria della Piet�, la prego di evasione alla mia del 25 luglio��

Anche queste lettere hanno un preciso destinatario, pur se il mondo esterno si nega, perch� le lettere sono sempre indirizzate al S� perch� sopravviva. Enrichetta scrive, semplicemente perch� sa che ha un diritto antico di dover essere ascoltata, perch� anticamente questo ha significato esistere ed essere amati: ��accettando le sue lettere gli hai dato speranza� (Pamuk, 91). La cecit� del manicomio si pone nella linea di antiche esperienze di sospensione della comunicazione. Enrichetta  sente che non avere risposte, nel suo caso, la impoverisce e l�ammala. Appena prima di essere finalmente trasferita al manicomio di Genova, commenta:

�...hanno mandato al padiglione i miei panni (fine vestiario) in cattive condizioni. Lacerate fodere, cinte, ...  nonch� addirittura in distruzione una camicetta di seta fine, come le calze, finissime��

  

a te�

�Non c�� due senza tre�,  promette  il generale Tadamichi Kuribayashi a Saigo. Capiamo gi� che ci sar� un altro evento, un�altra fortuna per Saigo; sappiamo che sar� lui a salvarsi� sar� lui a testimoniare che � sempre possibile uscire dal posto in cui ti trovi e da cui non vedi uscite. Saigo � il destino che vogliamo abbiano le lettere: difficile immaginare che una lettera non sar� mai letta, � impensabile (anche perch� conosciamo solo le lettere che hanno percorso la strada verso un destinatario e non sapremo mai di quelle infinite lettere scritte, ma che non hanno mai trovato un lettore�)!

Siccome Saigo vivr�, a differenza del generale Tadamichi Kuribayashi o del fiero Baron Nishi, campione olimpico di equitazione, famoso in tutto il mondo,  pu� permettersi la paura e quindi i persecutori: �� stato mandato qui per spiarci! E� stato all�accademia�!�. La paura � la padrona del campo. Ma si tratta di una paura sana� di perdere quello che ti lega alla vita e non c�� nessun motivo per cui devi lasciare tua figlia che nemmeno hai conosciuto e a cui, prima di partire, quando era ancora nella pancia della tua donna hai promesso  in segreto che pap� sarebbe tornato! Anche questa � una lettera? Certamente! Di quelle lettere che mandi perch� siano una promessa che dovr� tenerti legato alla vita a tutti i costi e sar� questa lettera che ti far� vedere gli eventi per quello che sono: �ma perch� non ci fanno scavare piuttosto la nostra fossa visto che moriremo tutti?�.

Non c�� lettere da mandare se non sei ancora vivo. Ricordo di un vecchio signore che una volta andai a trovare a casa e che feci ricoverare perch� negativista e bloccato a letto. Dopo due giorni di ricovero ebbe un arresto cardiaco e mi telefonarono che era morto. Ovviamente mi chiesi se il ricovero fosse stato il massimo che avessi potuto fare. Non so. So che il motivo per cui decisi di ricoverarlo fu che la figlia mi disse che il padre � che viveva con una governante ed era ben accudito e curato � da alcuni giorni aveva �staccato il telefono�. Sentii che questa era la comunicazione pi� grave e, forse, gi� un annuncio o, peggio ancora, una dichiarazione.

Ho pensato che rispetto ad The flags of our fathers qui le emozioni sono pi� semplici, leggere e precedono i protagonisti, mentre in The flags of our fathers erano i protagonisti a deciderle� L� la storia era governata, persino piegata, dagli uomini mentre in questo gli uomini non possono nulla contro la storia che li piegher� al suo passo inevitabile. In questo film le lettere sembrano essere l�unica estrema soluzione dell�uomo di sopravvivere al potere inevitabile e duro del mondo. Le lettere sono una piccola arma per difendersi dallo strapotere  gi� segnato degli eventi. Tutto il film � fatto di piccole armi, inconsistenti rispetto alla terribile gravit� degli eventi: �non sperate di tornare vivi a casa� ciascuno di voi non ha diritto di morire prima di aver ucciso almeno 10 soldati americani!�. In fondo � questo il senso del film: contemplare l�inevitabilit� celebrando, per�, quelle piccole aree di vita che solo tu puoi ricavare e che poi sono la misura della vita di ognuno.

 

a  nessuno�

Il film parla anche di una zona in cui le lettere non sono possibili perch� non puoi permetterti di riconoscere che la realt� ti impone la perdita: �qual � il vantaggio che abbiamo verso gli americani?�. Shimuzu, silenzioso,  rigido e scostante � stato nell�accademia; finge di saperlo. �Perch� gli americani lasciano trasparire le emozioni e per questo sono pi� deboli!�. L�istruttore esulta per la compiacenza. Il tono del film ci dice che anche l�istruttore sa che non � vero, ma che il gioco � maniacale della negazione � � quello. In questa zona dove le lettere non sono possibili, come per l�ufficiale che, mimetizzato fra i cadaveri, attende un improbabile carro armato sotto cui farsi esplodere, la morte verr�, violenta, senza che tu abbia potuto preparare il passo incidendo in un foglio ci� che, nell�ultimo istante,  mantiene vivi i tuoi occhi (*).

 

 ��aspettai fiducioso. Sognai il mio futuro e l�infinito viaggio che avevo davanti�
(O. Pamuk, 186)

 Giuseppe Riefolo

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