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La vita che vorrei
le storie finiscono?

si potrebbe dire che abbiamo due destini: uno mobile e senza importanza,
che si compie, e un altro immobile e importante che non si conosce mai.

(Musil)

finiscono?

A Barbara avevo proposto una terapia focale a termine, durante una fase di estrema fatica mia e del servizio in cui lavoro. Ora vedo bene che, prima che essere una prescrizione costruita nel campo di accoglienza con la paziente era, sul piano effettivo, una modalit� per rinviarne la presa in carico (la responsabilit�). Da lei imparo il potere dei pazienti. Le parole di analisti e psicoterapeuti curano solo fino al punto in cui rispettano ed accolgono il potere dei pazienti. Tutto quanto c�� prima o dopo attiene alla suggestione e alla espulsione. Le sedute procedevano senza problemi e Barbara sembrava ben disciplinata verso le regole e persino ossequiosa del contratto. In prossimit� di quella che io avevo deciso dover essere la fine della terapia, Barbara, attraverso un sogno, pu� esprimermi finalmente il suo progetto che, come infinite volte era gi� accaduto nella sua vita, rischiava ancora di essere violato da nuove regole e comportamenti a cui attenersi scrupolosamente per sopravvivere. "Ero nella stanza di terapia e lei, dottore, mi stava di fronte. Al mio fianco, mia sorella maggiore (quella antipatica). Io cercavo di cantare: soprattutto la situazione era che io non riuscivo a parlare ma intonavo - senza parole - un motivo. Mia sorella parlava con lei e lei era molto preoccupato per il fatto che io non riuscissi a parlare. Rivolto a mia sorella lei sottolineava con preoccupazione che "Barbara non riesce a parlare". Ricordo che il motivo che intonavo era: Senza fine di Gino Paoli!".

Quando finisce un film? Forse quando lasci gli attori sullo schermo ad aspettare nuovi spettatori che verranno? E che vedranno lo stesso film che hai appena finito di vedere? Uscendo dal cinema mi trovo a pensare che i film, quando funzionano, non finiscono mai, perch� � difficile il crinale fra ci� che ti viene mostrato e ci� che vedi: "� e poi, mentre stiamo guardando, dobbiamo permetterci di riconoscere il significato che sta oltre" (Bion). Anche le cure, quando le cose vanno bene, non finiscono mai. Soltanto, cambiano i personaggi e le scene e i terapeuti possono gradualmente collocarsi sullo sfondo: "�col tempo il bambino comincia ad aver bisogno che la madre non riesca ad adattarsi�" (Winnicott).

Stefano e Laura, ad un certo punto, cominciano a temere che il loro film possa finire: "finiamo questo film e poi non incontriamoci pi�� non telefonarmi� non cercarmi� non voglio pi� vederti!", ma per entrambi il film non pu� finire, ma pu� solo inserirsi, in modo sempre pi� pregnante nella vita comune. Per entrambi, il film � continuamente lo spazio dei sogni che � come gli analisti sanno bene - trasformano continuamente la vita, presentandoci di ogni esperienza un altro possibile vertice. E� quello di cui mi parla Ottavio, che per alcuni mesi mi diceva di non sognare e che in una fase di particolare eccitamento riusciva appena a dormire poche ore, tenuto sveglio dalla urgenza dei pensieri che, seppure nel delirio, erano i soli a tenerlo vivo. In quel periodo gli ho pi� volte proposto la mia preoccupazione commentando che senza sogni e senza sonno ci si ammala, ma per lui era assolutamente difficile accettare di aver bisogno di altri aiuti se non solo delle nostre sedute. Mi sentivo investito di enorme responsabilit� e, per mesi ho temuto che le sedute potessero non essere sufficienti a contenere la sua crisi. Il viraggio si � segnalato con quella che lui stesso ha chiamato una "visione" durante la seduta. "Non saprei, mi dice, mi � venuta in mente una immagine: io che pedalo su una bicicletta molto piccola. Potevo avere 2 o 3 anni! E� strano che io possa avere un ricordo simile. Forse si tratta di un�immagine di cui qualcun altro deve avermi parlato� o di una fotografia�!". Sento che � una buona comunicazione; che, dopo mesi di faticosa crisi, Ottavio ripristina una funzione esterna capace di osservarlo e da dove potersi osservare. Un po� glielo dico e subito mi propone un�altra immagine in cui lui cerca di aiutare un amico ferito, senza riuscirci, finch� non riesce ad accompagnarlo in ospedale dove poi sar� curato. Nelle sedute successive ritornano i sogni da cui Ottavio cerca di difendersi: "sono sogni insignificanti, dottore� poi�, riesco solo a ricordare qualche frammento!�" Io e lui ci disponiamo a seguire i suoi sogni che riprendono a scorrere sul nostro schermo. In queste fasi, non sono importanti i contenuti dei sogni, quanto soprattutto il fatto di aver ripristinato una struttura tridimensionale che ci permette di osservarci mentre osserviamo e veniamo osservati: "perch� c�� sempre una persona che pu� udire quello che pensi, e quella persona sei tu" (Bion).

Laura e Stefano hanno bisogno del film per potersi incontrare e per poter vivere l�amore e la passione. Mi � sembrato che nella vita del loro film la passione, come nei sogni, sia pi� pura e alta, pi� intensa e musicale, mentre la realt� di Stefano e Laura, � fatta di fraintendimenti, conflittualit� e rabbia:"questo � il mio film� non devi fare niente!� non hai qualcosa da fare? una mostra da andare a vedere?"; "con te mi sento peggio di quella che sono� non voglio pi� vederti".

Per Laura il personaggio di Eleonora � la zona del sogno possibile e della cura: le chiedono: "che ne pensi di Eleonora?" "mi � sembrata un personaggio che capisco� che conosco da sempre!" Per Stefano Federico � la possibilit�, nel sogno, di potersi finalmente innamorare, di lasciare che il proprio spazio sia frequentato, persino abitato da qualcun altro: "quanti fratelli ho?� te lo ricordi? Di che segno sono? Quand�� il mio compleanno? Te lo ricordi?" "non lo so� ma che c�entra?� non sei tu� � colpa mia� non sento niente per te!". Per questo i due, nel Doppio sogno comune, si cercano e non possono lasciarsi: "Non la lascer� finch� non mi dir� quando posso rivederla!" "Non peggiori la situazione, Federico! � Gioved� il conte sar� fuori per un impegno. Potremo essere soli!"

Il film sta per il sogno di entrambi, la loro storia scritta a quattro mani. Forse i personaggi, o il regista lo sanno, ma per me � difficile dire qual � la vita migliore. L�unica vita che voglio penso sia quella in cui, continuamente, ci intersechiamo con altre storie e, continuamente, usiamo il sogno per immaginare un possibile futuro. La vita che possiamo volere � quella fatta da entrambe le vite, perch� Stefano ha bisogno di Federico come Laura di Eleonora per potersi incontrare: "tutto sommato se non fosse stato per questo film non ci saremmo mai incontrati!" confessa Laura a Stefano. Penso alle dichiarazioni commosse di un mio paziente che, di una sua cara amica continua a sentire che l�ha incontrata "nella vita sbagliata�" e che - forse perch� la terapia procede bene - recentemente ha potuto confessarle, per gioco, che "nella prossima vita andr� a cercarla e l�amer�!"

le storie.

L�amante di Stefano vuole portare fuori dell�isolamento di una stanza quello che le succede di emozionante, ma alcune volte questo � impossibile e si possono avere mille incontri in una stanza chiusa e, per quanto eccitanti, saremo sempre prigionieri di un terribile senso di isolamento: "Hai mai sofferto per qualcuna? Qualcuna a cui avresti voluto dire: possiamo uscire insieme questa sera? � a che serve questa storia se non posso parlarne con nessuno? Una storia che non pu� essere raccontata non � una storia".

Mi � piaciuto pensare che il film mi dava l�occasione di vedere che tutti i personaggi � ciascuno portatore di una propria chiusa solitudine � nell�occasione del film/sogno si intersecavano in infiniti modi con i percorsi degli altri personaggi. Le storie allora ci appaiono infinite e concatenate come i nodi di una immensa rete o come l�acqua in cui tutte le storie vanno ad immergersi e dove � anche se non lo sanno - tutti sono in contatto con tutti.

Non mi interessa sapere se il film mi � piaciuto. So che sono rimasto a gustarmi, fino alla fine, i titoli di coda e, intera, la canzone di Gianna Nannini di cui, per la prima volta, seguivo il testo; perch� a quel punto l�emozione che mi aveva colto durante tutto il film diveniva pi� chiara e sensibile. Le storie non finiscono mai se l�amore (la "L" e il "K" di Bion) le lega; l�amore le fa entrare in mille altre storie: "Amami ancora, fallo dolcemente, amami ancora, perdutamente!". Il passaggio netto di questa sensazione lo colgo quando esco dal piccolo cinema della Nomentana e ricontatto le tante scene che mi scorrono davanti, per la strada dove nessuno sa di appartenere, anche se per un attimo assolutamente casuale ed anonimo, alla mia storia, perch� seppure per un attimo la mia storia si interseca, casualmente con quella dei miei compagni di visione del film, con quelli che a tarda sera stanno tornando in fretta a casa e con quel gruppo di sordomuti che, nella strada, fanno cenni discreti e larghi di parole ovattate. Il film mi ha dato la sensazione di sapere che in ogni istante la mia storia si arricchisce di mille scene e personaggi che non sanno mai di essersi incontrati. Forse � questo il cuore di quello che gli analisti chiamano inconscio. Un mare infinito dove ogni storia si � incrociata con tante altre e solo poche volte ci � dato di saperlo.

Giuseppe Riefolo

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