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IL
MANICOMIO �VITTORIO EMANUELE II�
di Nocera Inferiore
Giuseppina
Salomone - Raffaele Arnone
D.S.M. ASL SALERNO 1 � Nocera Inferiore
In
un congresso nazionale il prof. Morselli afferma "�il Manicomio di Nocera
Inferiore pu� considerarsi all'altezza delle migliori Cliniche
Universitarie".
Nell'ambito
della storia della psichiatria possiamo riconoscere vari periodi in cui la
malattia mentale viene considerata in modo diverso con un conseguente differente
approccio ad essa:
-
un
primo periodo, dall'inizio (Ippocrate) al XVI secolo dell'era volgare, in cui la
follia � stata, di volta in volta, considerata prodotta da spiriti degli
antenati, da demoni,
da streghe , da eventi sovrannaturali dai quali gli ammalati dovevano
essere liberati;
-
un
periodo pre-psichiatrico, delle opere di assistenza caritativa e di custodia
dalla met� del 500 al XVIII secolo; da questo tipo di assistenza deriva anche
il nome di Asilo per i luoghi che ospitavano tali persone;
-
il
periodo dell'assistenza psichiatrica medica che inizia nel XVIII secolo con
Chiarugi in Italia, Pinel in Francia, Samuel Tuke in Inghilterra, Reil in Germania. In
questa fase si afferma il concetto dell'assistenza medica e curabilit� delle
alienazioni mentali, da qui deriva il nome di manicomio
derivante dal greco (�mania� e �comio�), curare la mania, (mania intesa come pazzia in senso
lato) , che esprime chiaramente,
questo nuovo concetto.
Probabilmente
il primo asilo ad essere appellato manicomio � quello di Aversa, fondato nel
1813 e denominato Morotrofio, Morocomio e Manicomio; poi, nel 1827 l'ospedale
dei folli di Torino; successivamente cos� si denominano anche gli altri
ospedali; anche la legge sugli
alienati del 14 febbraio del 1904, invocata dai primi alienisti fin dal 1862 al
convegno a Siena, � definita come Legge sui manicomi e sancisce il carattere e l'indirizzo preminentemente medico dell'istituto psichiatrico.
Questa
realt� manicomiale "impera" come unica possibilit� di assistenza
agli alienati per molti anni, ed essa rappresenta
una realt� estremamente complessa racchiudendo in s� molteplici
aspetti, anche contraddittori fra loro: elementi positivi, anche di rilievo,
possono esistere e svilupparsi accanto ad altri negativi, persino accanto agli
orrori.
IL
VITTORIO EMANUELE II
All'epoca
vi � solo la realt� manicomiale di Aversa, fondata nel 1813 come un'
istituzione di Stato, alla diretta dipendenza del Ministero degli Interni. A
questo manicomio afferiscono i
folli provenienti da ben 17 provincie meridionali e, negli anni, solo
la provincia di Napoli provvede al ritiro dei suoi malati. Nel 1876
giunge alla direzione di Aversa il dottor Gaspare Virgilio, che si impegna in
una vasta e profonda opera di rinnovamento del manicomio stesso, soprattutto
forzando le provincie, ad esso ancora afferenti,
a non ricoverare i folli ad
Aversa. Egli conduce la sua
battaglia a favore della "disgraziata classe dei pazzi" sia con gli
scritti sia ricorrendo a misure
particolarmente forti come il blocco delle ammissioni. E solo a partire dal 1881
le province cominciano a ritirare i loro malati:
nel 1881 la provincia di Catanzaro inaugura il suo manicomio, nell'ex
convento di Girifalco. In particolare, a noi interessa il dato che tra il 1883 e
il 1885 le province di Avellino, Bari, Campobasso, Cosenza, Foggia e Salerno
ritirano i loro malati da Aversa, in quanto hanno costituito un consorzio per ricoverare i folli nel nuovo manicomio che sorge a Nocera inferiore, il
Vittorio Emanuele II. Si
costituisce cos� in Campania un terzo polo psichiatrico
di dimensioni piuttosto rilevanti, la cui attivit� inizia il 31 Dicembre
1883 nell'ex-convento di Monteoliveto con la direzione del prof. Ricco, che ne
� anche il fondatore e concessionario (lo statuto del consorzio stabilisce che
egli sia concessionario della gestione per 50 anni, dopo di ch� subentra lo
stesso consorzio). Al compimento
dell'opera contribuisce senza dubbio, col peso enorme della elevatissima autorit�,
S. E. Giovanni Nicotera, cognato del prof. Ricco, ed allora Ministro
dell'Interno e Presidente del Consiglio ("... ispirato alla Giovane
Italia, seguace di Settembrini, deputato e ministro; direttore amministrativo
per sei anni del manicomio... egli ud� i bisogni dell'asilo non solo come
amministratore ma come filantropo: le nuove idee, fecondate dal suo ingegno, si
maritarono a quelle che lo avean chiamato a Sapri, a Bezzecca, a Villa Glori, ed
egli vide che invece di un ricovero pei folli dovea organizzare un manicomio,
amministrato non dal massaio ma dal filantropo, e coperto dalle grandi ali della
scienza". Come ministro degli Interni nomina una commissione per redigere
un programma di organizzazione dei manicomi d'Italia, alla base della legge sui
manicomi del 1904).
Gi�
nel 1878 il prof. Ricco, direttore
dell'ospedale della Pace e libero docente di Clinica Medica nella Reale
Universit� di Napoli, ha sottoposto alle province di Salerno, Avellino,
Cosenza, Bari, Foggia e Campobasso un suo progetto di massima per l'istituzione
di un grande manicomio nella provincia di Salerno per accogliere i folli delle
province suddette.
Il
29 ottobre 1879 la provincia di Avellino d�
mandato alla propria deputazione di
concordare la formazione di un consorzio tra le province che hanno accettato la
proposta del prof. Ricco. Il Consiglio approva le norme compilate dalla
delegazione l'8 novembre 1880. Anche le altre province
stipulano contratti singoli con il prof. Ricco. Il 16 luglio 1883 la
provincia di Salerno riunisce i delegati delle province che hanno accettato la
proposta del Ricco, ma il definitivo
contratto di concessione � stipulato tra il prof. Ricco e le sei
province consorziate il 6 febbraio 1884.
Il
29 novembre 1882 Ricco diviene proprietario del locale di Monteoliveto, ex-
convento degli Olivetani e, poi, ceduto al Ministero della Guerra, che si
compone di 43 ambienti e di due giardinetti annessi. Questi vengono
ristrutturati ed adeguati alle nuove esigenze, con consigli anche del prof.
Miraglia,( direttore del manicomio di Aversa), e il 31 dicembre 1883 sono
occupati da folli provenienti da Aversa e appartenenti alle provincie di Bari,
Foggia, Campobasso. Nell'arco del 1884 sono ritirati i folli delle provincie
consorziate ancora degenti nei manicomi di Fleurent, dei Ponti Rossi e di Miano
ed anche quelli di Materdomini,(dove erano stati ricoverati fin dal novembre
1882), per cui Monteoliveto diviene la sede centrale e Materdomini la prima
succursale.
Il
manicomio viene aperto, per�, ufficialmente solo l'8 agosto 1884 quando la
commissione, appositamente nominata dal Consiglio di amministrazione del
consorzio e formata dai prof. Antonio Cardarelli, Gian Battista Fornari e
Giuseppe Buonomo, esprime il giudizio positivo di idoneit� delle
strutture.
"...
Una nuova opera ospedaliera � surta in Italia, quella di un grande Manicomio
interprovinciale, che prende il nome dal defunto Gran Re Vittorio Emanuele,
principale fattore dell'unit� della Patria. Il concetto di questa opera, in
forma di proposta, si sottometteva all'esame del chiarissimo Consiglio
Provinciale della patriottica provincia di Salerno fin dal 1878...il benemerito
consesso benignamente la ud�, la analizz�, e con un ordine del giorno volle
dichiararla utilissima alla provincia, onorandone il proponente...la limitrofa
patriottica provincia di Avellino...le altre benemerite Province di Campobasso,
Foggia, Bari e Cosenza...tutte in un sol fascio si strinsero in consorzio,
nominando il proponente prof. Ricco Direttore e concessionario per 50 anni del
Manicomio, stipulando col medesimo un capitolato, il quale definisce gli
obblighi e le garanzie delle parti contraenti. Ed ecco divenuto un fatto
compiuto ci� che prima fu creduto inattuabile; e quest'opera cui consacrammo
tutte le nostre forze, l'assisteremo con cura, con amore, perch� prosperi sotto
il benevolo patrocinio delle Provincie consorziate! ...questo grande fabbricato
� un prolungamento ed adattamento dell' ex- monastero degli Olevetani rimasto
incompleto e dal Demanio ceduto al ministero della Guerra. La solidit� del
fabbricato, gli ambienti spaziosi, hanno offerto la gradita opportunit� di
potere usufruire bellamente e con poco studio di tutto il suo scheletro.
L'egregio signor Michele Franchini n'� stato l'ingegnere e ne ha diretto i
lavori... Dopo di aver compiuto un accurato studio sui tipi dei migliori
manicomi del Regno ed esteri, e facendo tesoro dei suggerimenti di chiari
alienisti fra cui quelli dell'illustre prof. Miraglia...Infatti esso manicomio
risponde, convenientemente a tutti i desiderati della scienza: opportuna, ed
accurata la distribuzione delle varie localit� pel servizio dei ricoverati -
provvisto di ampi ambulacri coperti; locali acconci alle lavorazioni; per gli
studi fisico-chimico-microscopici; per ricreazione; dormitori ampi e spaziosi,
dei quali ognuno non contiene pi� di venti letti e dove il volume d'aria �
molto superiore ai bisogni della respirazione...presenta locali vasti ed
igienici per infermeria di malattie comuni, non che altri appartati per le
malattie infettive-contagiose. Non difetta di celle d'isolamento...offre pure
una sala d'osservazione, donde diagnosticata la forma psicopatica, vengono
spediti gli ammalati nelle rispettive sezioni, o respinti se non appartenessero
all'opera. Allo stabilimento va annessa poi una sufficiente zona di terreno,
ricca di rigogliosa vegetazione, ed abbondanza di acqua...L'indirizzo
scientifico sar� quello che tiensi nei manicomii pi� stimati; si continueranno
perci� le ricerche macroscopiche e microscopiche sul cervello; ma si
cercheranno puranco nuovi orizzonti nei quali potr� spaziare la mente alla
ricerca degli ardui veri cui anela disascondere la scienza
psichiatrica".(prof. Ricco)
Il
manicomio � organizzato a sistema misto, un grande corpo collegato con alcuni
corpi staccati: il grande per
gli uomini e per le donne con unico ingresso all'Asilo ma con separazione tra i
folli di sesso diverso e con dormitori separati per le diverse categorie;
-
per
gli uomini un piano terreno e due piani con una terrazza; tre refettori
-
per
le donne tre piani, l'ultimo
riservato alle sorveglianti; due refettori
-
cortili
scoperti interni
All'inizio
la capacit� recettiva � di 500 ammalati.
Inizialmente
il servizio medico della succursale di Materdomini � affidato alle cure del
chiarissimo dottor Giovannangelo Limoncelli, professore emerito di Psichiatria
nella Reale Universit� e cultore reputatissimo di tali mediche discipline,
coadiuvato dall'opera "indefessa ed accurata dello egregio giovane dott.
Ventra" (Domenico). Dal 1 Aprile 1883 il prof. Limoncelli � nominato
consulente ordinario; diviene, poi, nel 1887 direttore fino alla morte, nel
1897.
Dal
1� gennaio 1884 � nominato medico-capo del V.E.II uno psichiatra di notevole
statura, Silvio Venturi. Questi, per�, il 26 novembre 1886 sar� licenziato per
contrasti con il Ricco: "aveva reclamato acci� i malati e il manicomio
fossero provveduti del necessario occorrente in effetti di vestiario, di
casermaggio e di locali, mentre tacere sarebbe stato da parte sua cosa indegna
di uomo e di medico"(Venturi) . In pratica aveva chiesto abiti invernali
per i malati e il blocco delle ammissioni per evitare che "si affollassero
ulteriormente reparti gi� deficienti di aria respirabile o che fossero
ammonticchiati come cani nei corridoi".
Ci�
accade anche se il Ricco non sembra
essere cos� ottuso e chiuso alle esigenze degli ammalati, infatti egli non si
accontenta nell'organizzare il manicomio delle sue conoscenze, ma cerca sempre
pi� di approfondirle, di studiare come gli altri hanno affrontato il problema
dei folli, come hanno organizzato le strutture di accoglienza , per cui visita
manicomi anche stranieri: "...ed io, nella modestia delle mie cognizioni,
nella povert� dei miei mezzi, persistendo tenacemente nella lotta e nel
sacrifizio d'ogni genere, pur di aggiungere una pietra all'edifizio che assorbe
tutto me stesso, non ho trascurato di ricorrere ai forti ingegni, anche
stranieri, per cogliere il frutto dei loro studi e riuscire a portare ad un
giusto livello il governo d'una classe di ammalati, per quanto infelici,
altrettanto meritevoli delle pi� sollecite cure da parte della societ� e della
scienza". Visita cos� i principali manicomi francesi, inglesi e tedeschi,
annotando con minuzia l'organizzazione strutturale e del personale, il tipo di
assistenza, le terapie utilizzate.
Negli
anni, il Ricco e i suoi eredi acquistano altri terreni vicini a Monteoliveto in
modo da espandere il manicomio e da aumentarne la recettivit�.
In
anni successivi, quindi, sorgono diverse succursali :
-
Materdomini:
aperta il 29 novembre 1882, diviene succursale nel dicembre 1883 ed accoglie
dementi, addetti al lavoro, ammalati
convalescenti. E' utilizzata anche come degenza di "folli a TRATTAMENTO
PRIVATO per i quali sono predisposti quartini comodi ed eleganti". Pu�
ospitare 150 ammalati;
-
S.
Maria a Favore: aperta
all'esercizio nel settembre 1897, era una dimora signorile con annessi giardino
e casupole; in grado di ospitare 120 alienati;
-
Villa
Maria: a breve distanza del
manicomio, aperta all'esercizio nell'ottobre 1898; cos� chiamata in onore della
concessionaria signora Maria Nicotera, che l'aveva acquistato dal sig. Raffaele
De Santis; occupata nel 1908, pu�
ospitare 100 ricoverati;
-
Pecorari:
vecchio casamento adattato aperto l'8 Ottobre 1902 ed in grado di ospitare 90
alienati;
-
Cava
dei Tirreni: in prossimit�
della stazione ferroviaria di Cava, antico fabbricato a due piani in grado di
ospitare 170 dementi; aperto nell'agosto 1904;
-
Chivoli:
la signora Alba e la signorina Silvia Ricco-Nicotera il 19 marzo 1910
acquistano, tramite il barone Gerardo Di Giura, lo stabile
dalla signora Grimaldi Rachele; questo � occupato nel 1911 ed ospita 150
ammalati;
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LA
" VITA " nel VITTORIO EMANUELE II
Tutti
i mezzi terapeutici consigliati dalla scienza, a seconda del periodo, sono
utilizzati dai sanitari che
trovano, presso tutte le amministrazioni, l'appoggio pi� largo ed
incondizionato; sono anche sperimentati tutti gli ultimi ritrovati scientifici,
quali la malarioterapia nelle varie forme morbose, farmaci a base di
ematoporfirina, preparati sedativi,
la piretoterapia, lo shock insulinico, lo shock cardazolico,l'elettroshock e,
infine, i farmaci che rivoluzionano la cura della follia: i neurolettici, che
riducono moltissimo il ricorso alla contenzione fisica e segnano una svolta
fondamentale nella cura della malattia. E' da sottolineare che, nei primi tempi
della fondazione del manicomio e nei periodi di massimo affollamento, i mezzi di
contenzione sono adoperati su vasta scala.
Per�
fin dall'inizio i folli non vengono solo curati ed assistiti durante la fase
acuta della loro malattia, ma sono utilizzate varie tecniche per rieducarli,
riabilitarli facendo leva sulle residue facolt� sane in modo da deprimere
quelle inferme e poter, poi, maggiormente favorire il loro inserimento nella
societ�, una volta dimessi. Ed �, soprattutto, il lavoro il mezzo a cui si
guarda con maggiore interesse e a tal proposito cos� si esprime il Ricco: "...e quindi lo psichiatra non cura oggi il cervello ammalato ma la
persona col cervello ammalato...ed il lavoro, perci� non deve considerarsi come
mezzo igienico solamente atto a rinfrancare l'organismo, fiaccato sotto il pondo
di una qualunquesiasi malattia dei centri nervosi, e come mezzo ad occupar la
mente per toglierla dalle idee deliranti che ne fanno aspro governo; ma sibbene
come mezzo a crear nuove attivit� cerebrali, se le antichet� non possono
ridestersi, mettendo in gioco le attitudini naturali dello infermo, o quelle che
si svolgono durante il processo morboso...il lavoro acquista un'importanza
straordinaria, se in alcuni casi esso pu� diventar mezzo di redenzione per lo
infermo di mente, rimenandolo nella societ�, non solo laborioso ed utile alla
medesima, ma tornato quasi a novella esistenza". Sono attivate le
lavorazioni delle calze, delle tele, del cucito in bianco, del ricamo e dei
merletti nel reparto donne; dell'agricoltura, dell'allevamento di animali
domestici, della tipografia
"...la nostra tipografia ha istruiti gi� ben 15 infermi, i quali in quel
lavoro han trovato la guarigione ed han potuto collocarsi nelle tipografie,
togliendosi agli antichi mestieri pi� faticosi e meno renumerativi". (Limoncelli,
1893). I
ricoverati ricevono una " mercede"
proporzionata al lavoro che compiono.
Ma
non vi � solo il lavoro, infatti gli operatori sanitari si attivano affinch� i
folli abbiano anche i loro "divertimenti", allestendo spettacoli
teatrali (commedie scritte dai medici), trattenimenti danzanti, cori musicali
aperti anche alla cittadinanza.
E
fin dal 1883 Limoncelli impianta un
teatrino in una camerata del reparto uomini, ma solo nel 1926 si realizza la
costruzione del teatro, ad opera del direttore Domenico Ventra, in una sala
dell'ala settentrionale del primo piano del fabbricato di Monteoliveto.
Nel
1887 Limoncelli istituisce una scuola di musica sotto la direzione del maestro
Giuseppe Testagrossa "abbiam potuto mandare i nostri suonatori nel teatro
cittadino". E per festeggiare il carnevale del 1887 � organizzato un
"divertimento" consistente in una recita, in balli e musica, i cui
protagonisti sono gli ammalati mentre sia i medici (tra cui lo stesso Limoncelli)
sia gli amministrativi si dilettano nello scrivere una commedia e le parole di
un coro. Alle rappresentazioni del "divertimento" sono presenti, oltre
ai degenti e al personale, le autorit� civili e militari locali, "gran
numero di distinte Signore e Signori della Citt� e dei Comuni vicini,
professori, artisti, insegnanti, pubblicisti e quanti hanno a cuore le sorti di
questo Istituto" al fine di dimostrare che "anche i poveri nostri
malati non mancano de' soccorsi della civilt�, ch'essi non vivono cos�
assolutamente estranei all'umano consorzio, che risentono invece l'influsso
benefico del progresso de' tempi, che infine poi un manicomio non � addirittura
un luogo di reclusione".
Non
ci si preoccupa dei folli solo quando essi sono degenti del manicomio, ma
particolarmente sentito, in rapporto anche ad un movimento nazionale, �
il problema della loro assistenza dopo la dimissione dal manicomio al fine anche di evitare il riaccendersi della malattia. Nel 1890 Limoncelli propone
la costituzione di una societ� di patronato per i pazzi guariti o convalescenti
delle province di Avellino, Bari, Campobasso, Cosenza, Foggia, Salerno.
La societ� si prefigge lo scopo di aiutare
materialmente e moralmente i dimessi dal manicomio; i soci fondatori sono di
diritto tutti i delegati provinciali, il concessionario, tutti i medici del
manicomio, i capi di ufficio.
Questa
iniziativa, che raccoglie unanimi
consensi, anche al di fuori delle mura manicomiali, non riesce a decollare, come si pu� evincere dallo
scritto di Limoncelli: "...nel corso dell'abituale festa di carnevale:
balli, canti, concerto, rappresentazione teatrale ... io pensai di
profittar di quella opportunit� per popolarizzar nel paese i concetti
informatori della Societ� di patronato, la quale aspetta la convocazione del
consorzio per essere attuata ... Quel che piace far noto si � che per ben cinque
sere il pubblico facea ressa per chieder biglietti e non si stanc� dal
prodigare applausi ai nostri attori improvvisati e la Societ� di patronato pose
cos� salde radici nella cittadinanza, da non farmi pi� dubitare del profitto
che ne trarr� largo e costante". Il problema viene
riproposto nel 1892 e nel 1903 da Domenico Ventra, ancora, per�, senza alcun
risultato; solo nel 1930 � approvato ufficialmente dal Consiglio di
Amministrazione del Consorzio lo statuto. Il
tutto rimane, alla fine, per�, solo un'ottima iniziativa senza alcuna
attuazione pratica.
Il
Manicomio viene visitato, oltre che
dalla commissione del consorzio che periodicamente verifica lo status quo, anche da illustri personaggi quali il
Ministro di Grazia e Giustizia on. Taiani nel Marzo 1886 e, nel mese di
Maggio dello stesso anno, dal barone Giovanni Nicotera; da studiosi quali Enrico
Morselli, che, nell' Aprile del 1887, si trattiene vari giorni allo scopo di
osservare minutamente il manicomio nella sua distribuzione, organizzazione ed
indirizzo scientifico ("...l'egregio uomo � ripartito compiaciutissimo di
tutto") redigendo anche un'elaborata relazione sull'andamento dell'asilo,
ricca di dettagli tecnici ed utili consigli; dal prof. Semmola e altri
professori con i discepoli della scuola sperimentale di Clinica Terapeutica di
Napoli.
Il
25 marzo del 1891 la commissione nominata dal Ministero dell'Interno , con lo
scopo di visitare i manicomi d'Italia al fine di raccogliere dati per la
elaborazione di una legge sui folli e composta dai professori Lombroso,
Tamburini e dal dottor Ascenzi, visita il manicomio: "...si � trattata di
una ispezione seria e direi pur severa... io certamente non so la opinione che la
detta commissione si � formata del nostro manicomio... ma da fuggevoli parole,
dalla mimica, dal volto sorridente e compiaciuto posso trarre che tal giudizio
sar� conforme ai comuni desiderii, poich� in vero noi si � al livello della
scienza e questo giovane e baldo corpo sanitario alacramente lavora per
allargarne gli orizzonti... il manicomio V.E.II non verr� messo al bando della
Scienza e le provincie unite in consorzio non dovranno arrossire dell'opera
loro".(Limoncelli)
L'importanza
di attivare laboratori per poter svolgere una proficua attivit� scientifica di
ricerca , effettuando esperimenti in
loco, � avvertita fin dall'inizio dal Ricco e dagli altri medici che lo
coadiuvano. Essa � resa possibile
in quanto vengono organizzati, man mano negli anni, il gabinetto di anatomia
patologica, di elettroterapia, il laboratorio di chimica clinica, di
microscopia, dotato di un microscopio a leva e di altri apparecchi, di
uroscopia: "...ci� mostra che lo incremento dei detti gabinetti �
progressivo e che sui medesimi riposano le mie speranze sull'incremento delle
ricerche volte alla sottile anatomia patologica del sistema nervoso. N� credo
esser frustato nei miei desideri, quando mi veggo circondato da giovani medici
volenterosi ed avidi di consacrare i loro nomi negli annali delle Scienze"
(Limoncelli). Viene allestito un museo antropologico, (che raccoglie crani, cervelli, organi vari dei ricoverati); nel 1890 � edificato il teatro anatomico con gli annessi gabinetti, (al pianterreno
una sala per il deposito dei cadaveri, la sala delle dissezioni, al primo piano
due sale, una addetta al museo cranologico e un'altra a gabinetto di
microscopia). La presenza di questi laboratori d� la possibilit� ai medici,
che negli anni, sono "passati tra quelle mura", di realizzare
ricerche originali di anatomia macro e microscopica del sistema nervoso,
applicando i pi� recenti ritrovati della ricerca (metodi di Donaggio, Golgi,
Ramon y Cajal, Giacomini) e di presentare i loro studi a congressi nazionali ed
internazionali.
I
laboratori scientifici trovano il loro indispensabile supporto nei libri, dove
i medici possono approfondire le loro conoscenze, aggiornarsi, attingere
i fondamenti dei loro studi e ricerche, le nuove terapie e i nuovi mezzi per
modificare in meglio l'assistenza dei folli. E dal 1886 si adibisce un'apposita
sala a Biblioteca:
Nel
1904 riceve una ricca ed importante donazione dal" l'egregio avvocato
signor Nicola Miraglia, figlio dell'illustre frenologo Biagio Miraglia, (che) ha
test� donato alla biblioteca del nostro manicomio tutta la importante
collezione di trattati di psichiatria e Scienze affini e le raccolte di giornali
di malattie nervose e mentali possedute dal suo dotto genitore il quale ha tanto
contribuito con l'elevato consiglio alla iniziale organizzazione di questo
Asilo. Tale collezione composta di circa 300 volumi � stata collocata in
apposito scaffale".
Negli
anni continua ad aggiornarsi con riviste
e libri nazionali ed internazionali di argomento neuropsichiatrico, sia clinico
sia medico-legale.
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Nella
storia del V.E. II assumono anche grandissima importanza
le riviste fondate dai vari
direttori e che non rappresentano solo l'organo ufficiale del manicomio, ma un
crogiuolo di scambi culturali nazionali ed internazionali, in quanto collaborano
ad esse e vi pubblicano studiosi di fama internazionale. Esse sono:
-
IL CONSORZIO - Gazzetta Medica. Fondata
da Federico Ricco, trimestrale. Il primo numero � del 1883. Ha breve vita in
quanto sostituita da
-
IL MANICOMIO. Inizia la sua pubblicazione nel 1885 per iniziativa del prof.
Venturi ed � diretta dallo stesso e dal prof. Ricco. Ha come
redattori tutti i medici dell'ospedale e come collaboratori importanti
psichiatri italiani, quali Fazio, Lombroso, Miraglia, Tanzi, Tebaldi, Tonnini. Dalla
prefazione di Silvio Venturi al primo numero: "...E
noi abbiamo un obiettivo che non potrebbe esser argomento allo studio di
tutti...Nelle Provincie Meridionali, tuttoch� l'antico splendore del Manicomio
di Aversa abbia mai sempre fatto tenere in onore lo studio delle malattie
mentali e sollecitato il buon governo dei pazzi, questo e quegli, pur oggid�,
per la generalit� dei medici e dei governanti, sono ben al di sotto di quanto
avrebbero bisogno, in paragone a quanto vien fatto in altri paesi d'Italia.
L'istituzione dei manicomi pubblici di Napoli, di Catanzaro, di Nocera e
l'insegnamento della psichiatria che s'imparte all'Universit� di Napoli, senza
dubbio hanno favorito la considerazione per lo studio delle frenopatie e il
miglior governo materiale dei pazzi. Non perci� possiamo dire che tutto sia
finito e che le cose debbano restare come sono...la scienza ha detto poco della
pazzia in questi paesi, in quanto abbisogna di conoscerne la speciale fisionomia
in rapporto all'indole degli abitanti, ai costumi, al clima e sopra tutto alla
razza...non per� � da intendersi che il giornale abbia ad avere esclusivamente
un colorito locale: al contrario, contando fra i suoi collaboratori anche
alienisti di altra parte d'Italia, si occuper� di tutto il movimento
scientifico che pi� strettamente si collega allo studio delle frenopatie. Avr�
un indirizzo di pura osservazione clinica, specialmente, e antropologica. Il
giornale uscir� tre volte l'anno. Avr�, ad ogni volta, una Rivista dei lavori
originali dei giornali o nazionali o stranieri e cenni bibliografici originali
dei lavori pi� interessanti e di quelli che ci verranno dati in dono, e che ne
fossero trovati meritevoli." Cessa
la pubblicazione nel novembre 1886 in seguito al licenziamento del Venturi, che
ne rivendica anche un diritto di propriet�.
-
CRONACA DEL
MANICOMIO, fondata da Limoncelli nel 1888.
Nasce
come bollettino periodico che riporta le notizie sintetiche sulla vita del
manicomio, sulle attivit� e la salute dei ricoverati. E' inviato in abbonamento
ai sindaci dei comuni di provenienza dei folli per fornire loro notizie. Poich�
non � ben accolto cessa la pubblicazione nel 1890.
-
IL MANICOMIO
MODERNO, pubblicato
dal Febbraio 1888 al Dicembre 1929, sostituisce il Manicomio quale organo
ufficiale dell'ospedale. E' diretto
da Limoncelli dal Febbraio 1888 al Febbraio 1897; da Domenico Ventra dal
febbraio 1897 all'agosto 1929 (epoca della sua morte), quando cessa la
pubblicazione.
"�ricomposta
la redazione ed allargata il manicomio moderno riapparve ed in breve riconquist�
la simpatia degli scienziati. Per dimostrare la verit� delle mie affermazioni
basterebbe il fatto che Charcot ci domand� il cambio col suo tanto autorevole
giornale, che il Kovaleschy, prof. dell'Universit� di Katcow nell'impero russo
e direttore del manicomio fece lo stesso; la biblioteca del Ges� e Maria ci
chiese il nostro giornale e quella di Roma ne sollecit� l'invio" (Limoncelli,
1890).
Collaborano
sempre alla rivista importanti e famosi psichiatri italiani.
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BIBLIOTECA PSICOANALITICA INTERNAZIONALE.
Fondata
e diretta da Marco Levi Bianchini nel 1915 quale rappresentante dello "Internationaler Psychoanalytischer Verlag". Pubblica opere di psicoanalisi
sia originali sia traduzioni e, per la prima volta in Italia, sono pubblicate le
seguenti opere di Freud: Sulla psicoanalisi, Il sogno, Tre contributi alla
teoria sessuale, Sogni e delirio nel "Gradiva" di Jensen tradotte dal
Bianchini; e, sempre di Freud, l'Introduzione allo studio della psicoanalisi,
tradotta da Weiss.
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ARCHIVIO GENERALE DI NEUROLOGIA, PSICHIATRIA E PSICOANALISI.
Fondata da Marco
Levi Bianchini nel 1920 e pubblicata fino
al 1938, quando viene ceduta a padre Agostino Gemelli. Gli
obiettivi che si propongono i redattori sono"...che l'Archivio debba
divenire ...l'organo pi� attivo, pi� imparziale, pi� solidale della
neuropsichiatria italiana: portando fino alle pi� lontane regioni, ove si
coltivi la scienza, i documenti del nostro lavoro e della nostra fede nel
sapere".
E'
divisa in due met�: la prima fatta da comunicazioni originali; la seconda dalle
bibliografie, recensioni di libri, opere, trattati, commentati nella maggior
parte dei casi da Levi Bianchini. Questa rivista � l'unica italiana, all'epoca,
che pubblica articoli di psicoanalisi, anche stranieri, diffondendo questa nuova
scienza in modo continuo. E' l'organo ufficiale della Societ� di Psicoanalisi
Italiana dal 1925 (epoca di fondazione della societ� ad opera di Levi
Bianchini) al 1931. Un intero fascicolo del 1926 raccoglie scritti di studiosi
internazionali in omaggio a Freud nel suo 70 compleanno.
L'importanza
della rivista anche a livello internazionale si pu� desumere dalle parole che
un celebre neurologo tedesco rivolge al Bianchini:"...egregio collega il
vostro giornale � bello e ben fatto. Noi non sapremmo fare di meglio, nel suo
genere".
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L'analisi
di questi molteplici aspetti della vita del "Vittorio Emanuele II" ci
danno l'idea di una vivacit� , di un attivismo, della capacit� di fondere
l'aspetto assistenziale con quello scientifico, di come il manicomio, sia, al
pari degli altri in quel periodo, una fucina di lavoro intellettuale, di
interessi molteplici e riesca a godere anche di rinomanza nazionale ed
internazionale. Ma a questi periodi cos� "esaltanti" si alternano
periodi di un declino, anche importante, non solo scientifico ma persino
nell'assistenza agli ammalati per cui, sotto la spinta di crescenti difficolt�,
in rapporto anche ad eventi storici, aumentano di giorno in giorno le
ristrettezze, le miserie, gli squallori. Uno
di questi periodi, (che ciclicamente si sono ripetuti nella storia del V.E.II),
risulta dalla relazione della Commissione Provinciale di vigilanza
del Marzo 1922: "il manicomio ... per anni parecchi visse vita florida
e prosperosa, dando adeguata assistenza ai ricoverati secondo le norme migliori
di tecnica manicomiale e contribuendo largamente al progresso della scienza
psichiatrica ad opera specialmente di Venturi, Limoncelli, Ventra, Del Greco,
Angiolella, Esposito. Con l'andare degli anni, ragioni di natura prevalentemente
finanziaria cominciarono a far decadere l'istituzione, compromettendone le
migliori conquiste del passato. Il decadimento, durante la guerra e dopo, per le
pi� diverse vicende, and� sempre pi� intensificandosi e si acu� in modo
impressionante da far credere che il manicomio di Nocera Inferiore fosse
minacciato nella stessa sua esistenza. Di fronte a tanta minaccia il direttore
medico ... si di� ad invocare provvidenze governative che potessero sottrarre il
manicomio ad una sicura ed ingloriosa fine. In seguito a ci� intervenne il
Ministero dell'Interno, che con Reale Decreto 11 Marzo 1920 affid� la gestione
straordinaria ad un Reale Commissario". L'ospedale, per�, riesce a
superare tali momenti critici e (sempre dalla relazione suddetta) "...dal 1�settembre 1920 la commissione fu conferita all'on. prof. Michele Pietravalle,
igienista ... fu codesta una vera fortuna per la cadente istituzione che ha potuto
sotto la sua guida ... ritornare in breve tempo su quella via del progresso, da
cui negli ultimi anni, per un insieme di sfavorevoli circostanze, si era
distolta ... sotto questa gestione si realizza la sistemazione, oltre ai
padiglioni dei ricoverati, degli uffici della direzione medica, della biblioteca
e del museo antropologico e dell'allestimento di adatti locali per i laboratori
scientifici ... attivazione di laboratori ed officine: la lavanderia, la sartoria,
la calzoleria, l'ufficio rattoppo, la matasseria ordinati e mantenuti dagli
infermi. Anche nella tipografia vi sono infermi, scuola di musica; in programma
una vasta colonia agricola ed altre officine industriali".
Nel
1924 si modifica anche la gestione dell'ospedale per cui, facendo seguito a
varie riunioni, iniziate nel 1920,
fra i presidenti delle varie Deputazioni Provinciali e i rappresentanti della
concessione Ricco, viene firmato l'accordo tra le parti che comporta il
passaggio del manicomio alla diretta dipendenza delle Province (non sono pi�
comprese quelle di Bari ed Avellino). Per problemi legali solo dal 1928 le
province di Campobasso, Cosenza, Foggia e Salerno possono assumere
l'amministrazione diretta del manicomio.
La
"ripresa" suddetta resta ancora per anni e durante la direzione del
Bianchini (dal 1931 al 1938) il manicomio riacquista, il suo "antico
splendore" scientifico-culturale. L'istituto amplia i propri orizzonti
verso gli aspetti innovativi che in quel periodo sono raggiunti dalla scienza neuropsichiatrica:
dalle idee di Kraepelin, a quelle di Freud, sino all'uso di tutte le nuove pratiche
terapeutiche finalizzate al miglioramento della vita degli ammalati.
La
storia successiva del V.E.II segue quella degli altri grossi Ospedali
Psichiatrici, in cui prevalgono i problemi pratici ed organizzativi legati al
sovraffollamento, alle precarie condizioni igieniche, all'impossibilit� di
poter assistere realmente tutti i pazienti, e ai nuovi movimenti culturali e
scientifici che si vanno affermando nel mondo e che determinano un cambiamento
radicale nella concezione della malattia mentale. Una svolta importante � data
dall' introduzione, dagli anni 50, degli psicofarmaci che modificano
sostanzialmente la fisionomia degli Ospedali Psichiatrici, riducendo le fasi
acute della follia per cui si riducono i tempi di ricovero e i malati sono pi�
facilmente "gestibili" anche al di fuori della struttura. Accanto a
questa importantissima rivoluzione biologica, si afferma, dagli anni 60, in modo
decisivo la psicoanalisi, che esercita un'influenza importante sul pensiero e
sull'atteggiamento del medico nei confronti dell'ammalato; in un periodo di poco
successivo sono, da un numero sempre crescente di psichiatri, decisamente
valorizzati gli aspetti sociologici, e viene posto l' accento sull'importanza dei
fattori esterni, ambientali, familiari, lavorativi, delle relazioni
interpersonali nel determinismo del disturbo mentale. Il soggetto ammalato non
viene pi� considerato come singolo elemento in rapporto al solo momento del
ricovero ospedaliero, ma come soggetto in relazione alla societ�, ed � ritenuto
importante intervenire laddove pu�
insorgere il disturbo psichico, cio� nell' ambiente familiare, scolastico,
lavorativo.
Sotto
la spinta di questo movimento scientifico-culturale si
modificano gli aspetti legislativi relativi alla malattia mentale e si
giunge alla legge 180 del 1978.
Questa
supera, anzi travolge la legge del 1904
e il regolamento del 1909. Infatti in
base alla legge del 1904 un paziente era ricoverato in Ospedale
Psichiatrico, quando era pericoloso a s� e agli altri o di pubblico scandalo.
Il ricovero avveniva
per intervento della magistratura (se in via normale), o dell'autorit� di
pubblica sicurezza (se in via d'urgenza), mediante l'emissione di un
certificato, che obbligava ad un periodo di degenza di 15
giorni rinnovabili fino ad un mese; dopo di ch� poteva intervenire la
dimissione o il ricovero definitivo. Il ricovero comportava la perdita dei
diritti civili. Alla dimissione il
giudice doveva deliberare sul ritorno del malato alla pienezza dei diritti
civili e la procedura per il ripristino degli stessi; se il ricovero da
provvisorio era stato trasformato in definitivo, era sancito da un decreto del
presidente del tribunale: le pratiche relative duravano molti anni. Per tali
motivi i pazienti erano trattenuti nei manicomi in attesa del "licenziamento definitivo". Successivamente con il decreto del 1966 si aboliva l'annotazione
dell'avvenuto ricovero sul certificato penale dei pazienti;
con la legge 431 del 1968 era permesso il ricovero volontario in O.P.
Questa legge stabiliva anche che gli O.P. non potessero avere pi� di 625 letti.
In
sintesi, la legge 180 :
-
abroga la legge 1904-1909
-
inserisce il malato di mente e l'operatore psichiatrico nel contesto della
medicina generale
-
prevede trattamenti sanitari volontari in unit� sia extraospedaliere sia negli
ospedali
-
fissa le regole per il ricovero obbligatorio (TSO)
-
istituisce i servizi psichiatrici di diagnosi e cura negli ospedali
-
riconosce il territorio come sede principale dell'intervento terapeutico e
riabilitativo del malato mentale
-
sancisce la chiusura degli Ospedali Psichiatrici.
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MEDICI IMPORTANTI
DEL VITTORIO EMANUELE II
SILVIO
VENTURI
(1851-1900)
Nato
a Monteforte Veneto, si laurea a Padova nel 1875 e apprende la scienza
psichiatrica a Reggio Emilia, "vivaio di una generazione di studiosi"
tra cui il Livi, il Tamburini, il Morselli. Libero docente in psichiatria,
dapprima dirige il manicomio di Girifalco (Calabria), poi viene a Nocera come
medico-capo del V.E.II il 1� gennaio del 1884. Ma il 26 novembre 1886 �
allontanato dal Ricco, che pur lo aveva voluto alla direzione del manicomio, per
incompatibilit� di vedute sull'organizzazione: ha chiesto abiti invernali per i
malati e il blocco delle ammissioni per evitare che "�si affollassero
ulteriormente reparti gi� deficienti di aria respirabile o che fossero
ammonticchiati come cani nei corridoi" e "...tacere sarebbe stato da
parte sua cosa indegna di uomo e di medico" (Venturi) .
Eppure
nonostante il breve periodo di permanenza, il Venturi lascia una traccia
indelebile in tutta l'organizzazione dell'ospedale "...nel manicomio di
Nocera resta il solido ordinamento
dato da lui al servizio sanitario, disciplinare ed in parte anche a quello
economico durante i tre anni nei quali tenne il posto di medico-Capo.
L'organizzazione di questi servizi, che � la parte senza dubbio pi� lodevole e
meglio riuscita nella complessa funzione dell'Asilo, ha dato sempre ottimi
risultati pratici, ed ha ottenuto lodi lusinghiere, a volta a volta, da
competenti alienisti e da commissioni tecniche". Fondamentale � anche la
forte impronta culturale che imprime: "...si deve alla sua iniziativa ,
assecondata dal Ricco, se il manicomio possiede mezzi di studio, e laboratori
scientifici, ove lo studioso non manca del necessario pel lavoro sperimentale e
per la ricerca istologica, batteriologica e microchimica, se si ha una
tipografia propria. Se infine abbiamo l'inestimabile vantaggio del nostro
periodico". (Domenico Ventra,
1900).
La
sua importanza, oltre a queste notevoli capacit� organizzative, al culto della
scienza, alla cultura, alla capacit� di trasmettere il suo entusiasmo e di
raccogliere attorno a s� giovani medici verso i quali � prodigo di consigli,
di preziosi ammaestramenti, di appoggio, risiede anche nei suoi specifici studi.
Il suo merito maggiore � quello di aver intuito l'importanza
della sociologia nella psichiatria
impegnandosi, con tutte le geniali risorse del suo ingegno, per
diffondere ed indagare i solidi
rapporti fra scienze psichiatriche e sociali. Partendo dai concetti basilari
della sua teoria, (integrazione della psichiatria con la sociologia;
integrazione della storia dell'individuo con quella della societ� in cui egli
vive, agisce e reagisce), elabora una nuova classificazione delle psicopatie
intese come malattie che alterano e diminuiscono le capacit� e il valore
sociali dell'individuo.
Sono,
queste, idee certamente rivoluzionarie all'epoca, contrarie all'indirizzo "vieto e arido " della psichiatria "comune", che la "
relegava negli stretti cancelli del nosografismo, ed escludeva per tal modo
dallo studio della pazzia la giusta valutazione biologica dei fattori
sociali". Le idee del Venturi
contengono anche, aspetti, che saranno
ripresi dopo alcuni decenni. Tamburini nel 1900 sulla Rivista di
Freniatria cos� lo ricorda ��uno degli ingegni pi� acuti ed originali della
moderna psichiatria italiana"; Tanzi nel 1892 nella stessa rivista,
recensendo la sua opera �Le degenerazioni psicosessuali�
dice �� questo libro � una riprova del ricco e fervido ingegno del
Venturi, che riesce in ogni argomento a porre una nota personale, acuta e
caratteristica, la quale se non risulta sempre chiara ed accettabile, suscita,
per�, sempre quella simpatia ed ammirazione che inspirano gli ingegni brillanti
e geniali".
Accanto
a queste riconosciute benemerenze scientifiche, bisogna anche sottolineare i
riconosciuti aspetti umani: "...supremo obbiettivo del suo apostolato fu il
benessere e la vigile tutela dei ricoverati affidati alle sue cure...Nel Venturi
si sono sempre associati lo spirito di carit� ed affetto pei poveri folli al
culto della scienza".
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FEDERICO
RICCO (1838 -1887) nato
ad Ottati, provincia di Salerno.
Direttore
dell'Ospedale della pace a Napoli, libero docente in Clinica Medica. Si
interessa successivamente di psichiatria e visita diversi ospedali psichiatrici
francesi, tra cui la Salp�tri�re, riunendo in una monografia le sue
osservazioni.
Grazie
alla sua ininterrotta opera fonda
il Manicomio di Nocera, di cui � concessionario, amministratore e primo
direttore.
E'
nominato cittadino onorario di Nocera, socio corrispondente dell'Accademia
medico-chirurgica di Bologna; gli viene conferita la Commenda della Corona
d'Italia dal ministero di pubblica istruzione.
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GIOVANNANGELO
LIMONCELLI
(1822-1897) nato a Macchia Valfortore.
Laureatosi
in medicina, si specializza in studi psichiatrici, conseguendo la libera docenza
in psichiatria; insegna fisiologia cerebrale e pubblica il trattato
"Dizionario terapeutico e farmaceutico", unico nel suo genere
all'epoca. E' direttore del manicomio di Fleurent. Viene a Nocera nel 1883,
chiamato dal prof. Ricco come consulente e lo sostituisce come direttore alla
sua morte. Nel 1888 fonda la "Cronaca del manicomio" periodico a
stampa e nel 1887 riprende la pubblicazione de " Il Manicomio".
Il
Limoncelli cura nella rivista la parte di Cronaca, in cui � riportata,
semestralmente, la "storia" dell'ospedale con un'accurata e
dettagliata descrizione degli eventi, anche minimi; anche la statistica del
movimento degli ammalati viene accuratamente analizzata sotto vari aspetti.
"Parere freniatrico sul defunto senatore Antonio
Ranieri".
Manicomio Moderno, anno VI, 1890, pag. 193. Analizzando
gli scritti e il testamento del defunto, esprime il suo parere freniatrico,
sul sen. Antonio Ranieri (colui che ha assistito Leopardi) con la collaborazione anche di altri studiosi,
quali Lombroso, Tamburini, Bianchi.
Questo
lavoro assume interesse, oltre che per la perizia psichiatrica molto accurata,
anche in quanto avviene su atti e
opere di un uomo defunto differenziandosi, quindi, dalle consuete perizie dove,
per comune usanza, i periti osservano l'individuo.
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DOMENICO
VENTRA (1857-1929), nato
a Sinopoli (Reggio Calabria),
Avviato
agli studi di medicina dallo zio paterno, dottor Carmelo, si laurea a Napoli ,
dove resta come discepolo dei proff. Fazio e Borrelli perfezionandosi nella
Clinica Generale; rivolge, poi, i suoi interessi verso gli studi psichiatrici,
che allora muovevano i primi passi, e diventa allievo di Bianchi e Buonomo.
Il 6
marzo 1883 � assunto a Materdomini; l'anno successivo � chiamato dal Venturi
alla sede centrale. E' direttore del manicomio dal 9 febbraio 1897
al 30 agosto 1929, giorno della sua morte (per 32 anni); nel contempo
dirige la rivista "Il manicomio Moderno", che cessa la pubblicazione
alla sua morte. Libero docente in Psichiatria nel 1900; riceve una medaglia di
bronzo dal Ministero degli Interni per l'attivit� in favore dei terremotati
della Marsica.
Fonda,
a Nocera Inferiore, nel 1909 insieme al dottor
Raffaele Canger la Casa di Cura privata "Villa Chiarugi".
I
suoi interessi scientifici spaziano dalla sperimentazione di nuove terapie nella
follia a studi fisiopatologici e neurologici
(epilessie jacksoniane, corea) con approfonditi studi di anatomia patologica. Partecipa con
suoi lavori a vari congressi della Societ� Freniatrica Italiana, intervenendo
attivamente alle vivaci discussioni che caratterizzavano questi congressi. Alla
sua morte il prof. Fragnito cos� si esprime : "la psichiatria italiana
deve riconoscergli di aver mantenuto vivo, tra difficolt� amministrative
tecniche insormontabili ad altre tempre, il sacro fuoco della cultura
scientifica educando discepoli che gli han fatto onore e ne perpetueranno la
memoria". Infatti dei medici del manicomio, suoi discepoli, dieci divennero
liberi docenti e nove direttori di altri manicomi.
Lavori
di Domenico Ventra
-
Sulla
fisiopatologia dei lobi frontali (Il manicomio moderno, 1899,fascic. 3, pag.
49 con tavola pag.399
-
La
corea ed il suo trattamento con il curaro - Il manicomio moderno, anno 1,
1885, pag. 225
-
L'esalgina
nelle malattie nervose e nelle psicopatie
- Il manicomio moderno, anno VIII,1892, pag.56
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Un
medico importante, che diviene direttore dei manicomi di Como e de L'Aquila, �
il dottor FRANCESCO DEL GRECO che nella sua ricca produzione
scientifica si interessa di studi forensi, di igiene mentale, e di nosografia.
Partecipa attivamente al dibattito culturale per l'introduzione delle nuove idee
di Kraepelin in Italia.
Lavori
di Francesco Del Greco
-
Sintesi
clinica di E. Kraepelin
- Il manicomio moderno, anno XXIII, 1907, pag. 351
-
Sulla
evoluzione del delirio paranoico - Il manicomio moderno, anno X, 1894,
pag. 239
-
Sull'unit�
fondamentale dei processi psicopatici
- Il manicomio moderno, fasc. n.1,1902, pag. 49
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MARCO
LEVI BIANCHINI (1875 -
1961), nato a Rovigo.
Ha
partecipato a tutti i grandi movimenti culturali e scientifici che hanno
caratterizzato lo sviluppo della Psichiatria fra la fine dell'ottocento e
l'inizio del novecento. La sua intensa attivit� professionale, vissuta in gran
parte a Nocera Inferiore, dove ha percorso tutta la carriera medica da
Assistente a Direttore, ha contribuito all'importanza nazionale ed
internazionale del Vittorio Emanuele II.
Il suo studio della letteratura internazionale,
il contatto con i grandi innovatori hanno
fatto vivere a Nocera il percorso
scientifico della psichiatria del novecento. L'attivit� clinico-scientifica del
Bianchini � inserita nei due pi� importanti filoni che hanno caratterizzato
l'orizzonte psichiatrico all'inizio del ventesimo secolo: la clinica
psichiatrica e la psicoanalisi. Riguardo a quest'ultima, Bianchini � stato
uno dei primi studiosi in Italia della nuova scienza e colui che l'ha diffusa.
Infatti
la Psicoanalisi non ha all'inizio in Italia una larga diffusione e comprensione,
basti pensare che Tanzi e Lugaro nella seconda edizione del loro trattato sulle
malattie mentali (1914-1916) negano ogni valore alla nuova scienza. Il merito
maggiore della "divulgazione" spetta a Marco Levi Bianchini,
formidabile lettore e traduttore delle opere di Freud. Gi� nel 1909 conosce
perfettamente i concetti freudiani sull'isteria.
I
primi articoli di divulgazione del pensiero del Maestro appaiono gi� sul
"Il manicomio"(prima rivista dell'Ospedale Psichiatrico di Nocera
Inferiore); Bianchini traduce anche le due prime lezioni (delle cinque) che Freud
aveva tenuto all'Universita' di Worchester nel 1909.
Nel
1913 Bianchini scrive un volume dal titolo"Psicoanalisi ed Isterismo". Fonda
nel 1915 la Biblioteca Psicoanalitica Italiana; traduce e stampa a Nocera poi,
come opere della collana della biblioteca Psichiatrica internazionale, Tre
contributi alla teoria sessuale. Nell'introduzione a quest'opera il Bianchini
invita gli studiosi a leggere le altre opere psicoanalitiche da lui
tradotte: "�Chi
vuol comprendere a fondo il contenuto di questo libricino, densissimo di idee
per quanto esile di mole, non deve naturalmente essere digiuno di Psicoanalisi.
Deve anzi possedere una conoscenza, almeno elementare, dell'altra parte
dottrinale della psicoanalisi: quella che pi� particolarmente tratta e discute
il meccanismo sostanziale della dinamica affettiva. Io rimando per ci� il
lettore ad altre monografie di Freud gi� pubblicate in questa mia Biblioteca:
alle cinque lezioni sulla psicoanalisi (n.1), al sogno (n.2),ed al Mito di Rank
(n.4):
ma soprattutto alle classiche "lezion Vorlensungen zur Einfuhrung in die
Psicoanalyse" che, gi� tradotte in Italiano per merito di un nostro
distinto Psicoanalista, il Dr E. Weiss di Trieste, vedranno tra breve la luce nel
corso di quest'anno�.
(Nocera
Inferiore, Luglio 1921).
Bianchini
conosce personalmente Freud a Vienna nel 1915,ne nasce una profonda amicizia che
si concretizza in una lunga corrispondenza, durata fino alla morte del maestro
avvenuta a Londra nel 1939.
Quando
informa Freud di aver fondato La Societa Psicoanalitica Italiana (nel 1925 a
Teramo con la partecipazione anche di Medici di Nocera, quale il dottor Raffaele
Vitolo), Freud soddisfatto gli chiede di far parte dell'ASSOCIAZIONE
INTERNAZIONALE PSICOANALITICA. Freud
apprezza la fede e la propaganda psicoanalitica del �Gran Traduttore" cos�
come ama definire il Bianchini. Come riconosce lo stesso Weiss "...il prof
Levi Bianchini, fiducioso nella sua intuizione scientifica, accett�, primo in
Italia, la psicoanalisi nel 1913 come scienza seria ed importante". Giuste
e meritate appaiono le parole di Freud che, nella prefazione all�opera sulla
psicoanalisi tradotta dal Bianchini, che raccoglie le cinque conferenze sulla
psicoanalisi del maestro scrive "...da molti anni conosco il Bel paese
dell�Italia, ogni anno sento il bisogno di soggiornarvi per ritemprare le mie
forze a nuovi lavori: oggi grazie alle fatiche del traduttore, acquisto diritto di
cittadinanza anche presso la letteratura scientifica. La distinta intelligenza
del Prof. Marco Levi Bianchini d� garanzie per la scrupolosa fedelt� della
versione ed � fortuna che non capita a tutti gli autori".
Non
solo praticamente ma anche teoricamente Bianchini cerca di dare il suo
contributo alla psicoanalisi, allargando la sua utilizzazione anche con i
pazienti schizofrenici, anticipando cos� alcune future applicazioni. Infatti
nel suo lavoro "Negativismo Mnesico e Negativismo Fasico. Contributo allo
studio psicoanalitico della �conversione� nelle demenze endogene (primitive)", utilizzando osservazioni su pazienti schizofrenici
ricoverati a Nocera, cerca di spiegare, con il meccanismo della conversione,
alcuni aspetti della sintomatologia psicotica ampliando gli stessi interessi di
Freud
che, nel corso della sua immensa produzione, ha dato poco spazio al problema dei
pazienti schizofrenici. Cosciente delle difficolt� di tale sforzo cos� si
esprime: "�io
non mi nascondo la diffidenza con cui potr� venire accettato questo mio modesto
saggio di indagine psicoanalitica
parziale vertente sul negativismo schizofrenico: diffidenza che soprattutto in
Italia ha accolto sia la psicoanalisi sia i primi tentativi da me fatti nel 1913
e nel 1915 e tuttora perseguiti per diffonderla fra di noi. E' per�
soprattutto che io faccia rilevare che l'attuale studio ... rappresenta solo un
piccolo parziale dettaglio di psicoanalisi. E che io ... sono ancora ben lontano
dall'aver eseguito su di essi una psicoanalisi integrale ... per la ricerca
sistematica dei quali io non mi sento ancora sufficientemente preparato ... E�
lecito per� che io ricordi che ogni studioso deve possedere in se stesso un
tale sentimento di indipendente imparzialit�, che gli permetta di occuparsi di
dottrine, anche le pi� contrarie alla corrente del pensiero dominante con
obiettivo interesse e con spassionato traguardo��
In
tale ottica pubblica nel 1930
"Il narcisismo catatonico nella schizofrenia e la sua estrema espressione:
la posizione embrionale (saggio d'interpretazione psicoanalitica della catatonia
schizofrenica)".
In
questo lavoro elabora un'interpretazione psicoanalitica della catatonia,
intendendo questa come l'estremo grado del narcisismo, anticipando cos� le
future intuizioni del pensiero psicoanalitico post-freudiano.
Gli
interessi verso la psicoanalisi di Bianchini, attraverso lavori e traduzioni
non sono solo teorici, ma anche operativi. Da Nocera possiamo dire che parte una vera e
propria crociata tesa alla diffusione di questa scienza con ripetuti viaggi,
scambi epistolari e partecipazione a congressi nazionali ed internazionali.
Infatti all�VII Congresso internazionale di psicoanalisi, tenuto a Berlino
dal 25 al 27 Settembre 1922, Bianchini presenta la comunicazione "La
Dinamica dei psichismi secondo la psicoanalisi e lo stato attuale di questa
scienza in Italia".
In
questa occasione si dimostra anche critico verso il pensiero freudiano: "...noi stessi convinti ma non ciechi seguaci e propugnatori della
psicoanalisi in Italia, in un� epoca in cui questa scienza si incominciava a
conoscere presso i nostri ambienti scientifici, ci siamo opposti a proposito
dell'isteria alla dottrina pansessualistica di essa e non abbiamo ammesso come
ancora non ammettiamo, che la malattia sia tutta nella sfera psicogenitale".
Conclude rilanciando il faticoso lavoro partito anche da Nocera con la sua
rivista "...non ne facciamo doglianza ed affrettiamo il cammino a lenti
passi sulla base delle nostre modeste ma tenaci iniziative. Basta a noi per ora
aver proposti allo studio, merc� la �Biblioteca Psicoanalitica Italiana� e
questo nostro �Archivio Generale
di Neurologia, Psichiatria, Psicoanalisi� i fondamenti della Psicoanalisi ed
averli offerti, per feconda maturazione agli studiosi ... per parlare di
psicoanalisi, il miglior partito non � quello di meditare su gli scritti di
Freud e di polemizzare con i fanatici e con gli increduli, ma � l'altro di far
cio� delle psicoanalisi sui propri malati ... parole di gran peso, che i piccoli
comprenderanno facilmente. E' necessario che le comprendano anche i grandi".
Bianchini
riesce a conciliare sempre questi suoi interessi con quelle di clinico la cui
attivit� si svolge principalmente a Nocera. Infatti quando � nominato nel 1930
Direttore del V.E.II, cos� scrive: �� Ritorno al mio grande e non sempre
fortunato istituto, con l'animo pieno di riconoscenza ... e con il fermo proposito
di condurre le sorti dell'Istituto stesso ... a pi� alti e fortunati destini
... fede e volont� non mi sono mancate n� mai mi mancheranno..."
Levi
Bianchini continua con lo stesso entusiasmo anche quando tristi vicende lo
colpiscono.
Infatti
� costretto a dimettersi, per le leggi fasciste, dal suo incarico di direttore
del manicomio e da ogni altro incarico pubblico.
"Il
29 Novembre 1938, il Consiglio di Amministrazione del V.E.II visto il R.D.L. 17
novembre corrente 1728, sulla difesa della razza italiana, pubblicato ...atteso
che l'articolo 20 di detto decreto fa obbligo alle amministrazioni degli enti
locali di dispensare dal servizio i propri dipendenti che appartengono alla
razza ebraica entro il termine di tre mesi dall'andata in vigore del decreto
stesso e cio� entro il 4 Marzo 1939 ... atteso che tra il personale addetto a
questo Ospedale trovasi nelle condizioni volute per la dispensa il direttore
prof. Marco Levi Bianchini, delibera dispensarsi dal sevizio di direzione di
quest'ospedale psichiatrico il prof Marco Levi Bianchini con effetto 4 Marzo
1939�.
Il
8-2-1944 l'"Allied Military Government Salerno e Province" ordina
che "...in omaggio ai principi di giustizia il prof. Marco Levi Bianchini
viene reintegrato nelle sue funzioni di Direttore dell'Ospedale suddetto."
.
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Esempi di lavori di
neuroanatomia, macro e microscopica,
nati nei laboratori del V.E.II
Lavori
di Gaetano Angiolella
-
Sulle
alterazioni dei gangli del simpatico -
il manicomio moderno, anno X,1894, pag. 59. Lavoro presentato all'VIII
Congresso della Societ� Freniatrica
Italiana
-
Sulle
alterazioni delle cellule nervose negli stati di eccitamento e depressione -
Il manicomio moderno, n.1 del 1900, pag.3
-
Sull'azione
fisiologica del timo e della tiroidina - Il manicomio moderno, n. 1 e 2,
1899, pag. 160 e tavola pag. 204, in collaborazione con il dottor Domenico
Ventra
-
Note
e appunti sulla anatomia patologica in alienati - Il manicomio moderno,
fasc. n.1, 1902, pag.3
Lavori
di Giovanni Esposito
-
Citofagia
e citolisi nel tessuto nervoso -
Il manicomio moderno, anno XXIII, 1907, pag.230
-
La
Neurofagia - Il manicomio moderno, 1903, fascic.n. 2, pag.191 e figure pag.
304 e 305 )
Lavori
di Gerardo Ansalone
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Di
alcune anomalie di sviluppo delle fibre nervose centrali - Il manicomio
moderno, anno XXIII, 1907, pag. 47 e tavole pag. 146 e 147
-
Il
nucleo motore del V nel mesencefalo - Il manicomio moderno, vol. XXIII,
1907, pag. 405 con tavola ultima pagina del volume con spiegazioni
-
Contributo
alla istologia patologica delle forme atipiche di demenza senile (il
manicomio moderno, anno 28-29, 1913-14, pag. 185 con tavole a pag.203)
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