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NOTE INTRODUTTIVE AI MANICOMI DELLO STATO PONTIFICIO Giuseppe
Riefolo, Luigi Ippedico Lo Stato
Pontificio nella sua storia rivela caratteristiche geografiche incostanti;
molto spesso i confini ufficiali dello stato corrispondono assai poco a
caratteristiche culturali, storiche, persino amministrative omogenee.
Certamente questo � un dato di interesse nella costituzione storica delle
istituzioni di carit�, comunque assistenziali. Roma e la
periferia costituiscono due aree differenziate e distinte, fra loro legate da
reciprocit� complementare. Si individuano due linee di orientamento in questo
percorso storico: da un lato la periferia pu� essere il luogo ove sono
introdotte soluzioni innovative le quali, adeguatamente sperimentate, potranno
poi essere introdotte nel corso degli anni nella capitale . Molto spesso questo
non si pu� neanche dire sia un progetto preciso, ma corrisponde pi�
verosimilmente a soluzioni innovative nel campo dell'assistenza che trovano pi�
facile penetrazione nella periferia dello Stato che non a Roma. Per altri versi,
gradualmente, la periferia pu� introdurre i modelli adottati nella capitale che
qu� hanno trovato legittimazione, e mantenere con questa rapporti di stretta
dipendenza, persino subordinazione[1]. Esemplare
quanto accade in diverse occasioni, tutte attinenti al problema della hospitalit�, dei poveri e mendicanti
prima e dei folli poi. Innocenzo
XII,
emana un editto per la �reclusione dei poveri� il 2 ottobre 1692. E' un
tentativo per arginare la dilagante presenza di mendicanti a Roma, oltre che
l'incombente rischio della diffusione della peste che ai primi del 1691 gi� si
sospettava presente al sud in terra di Bari[2].
I precedenti tentativi di Gregorio XIII (1563) e Sisto V (1581) falliscono
completamente, ma Innocenzo XII pu� avvalersi di esperienze e di
"esperti" che ai confini dello Stato -in questo caso il Gran Ducato
di Toscana di Cosimo III- hanno gi� introdotto ed applicato soluzioni simili
per il controllo del pauperismo dilagante. Il gesuita G.M. Baldigiani aveva
potuto "formarsi" a Parigi dove Luigi XIV, un anno dopo la sua
elezione (1662) aveva decretato la reclusione per almeno un anno negli hopitaux g�n�raux dei �pauvres mendians invalides... comme aussi
les enfans orphelins ou n�s de parens mendians[3]�.
L'interesse politico dei Papi per la mendicit� � di particolare importanza
nella fondazione delle istituzioni assistenziali ospedaliere e poi
psichiatriche soprattutto a Roma dove il pellegrino
povero veniva facilmente a trovarsi indigente e quindi mendicante. Si pensi
come la stessa fondazione del S.Maria della Piet� si orientasse alla ospitalit� a pauperum e a dementium[4],
e come, fino alla seconda met� dell'Ottocento l'interesse agli �Istituti di pubblica carit� ed istruzione
primaria� fosse particolarmente attivo nel card. Morichini, consigliere di
Pio IX e soprattutto riformatore del piano dell'assistenza al S.Maria della
Piet�[5]. Dopo l'editto
sulla mendicit� di Innocenzo XII, proprio con Pio IX e attraverso il Morichini,
dalla periferia dello stato, da Imola, dove papa Mastai era stato vescovo, si
introducono a Roma i canoni della Psichiatria Clinica assegnando finalmente ad
un �alienista� il compito di
Direttore dell'ospedale della Lungara
individuando Giovanni Gualandi esponente, attraverso il padre, Domenico,
direttore dal 1809 (?) al S.Orsola di Bologna, della nascente scienza
alienistica italiana[6]. In sostanza,
solo la periferia che guarda a Bologna, risulta spesso emancipata, alcune volte
in conflitto, con la capitale. In genere la storia degli altri manicomi
descrive soprattutto l'introduzione dei modelli della capitale che vengono magari a modificare in senso
assistenziale alienistico istituzioni locali nate per l'assistenza e per
evitare ai poveri e ai folli il carcere. A Macerata
solo a fine Settecento la
Segreteria dello Stato Pontificio permetter� l'istituzione di un Ospizio per
malati di mente nel Torrione delle mura castellane, presso porta S.Giuliano[7].
I folli saranno poi trasferiti, per un breve periodo, nella chiesa delle suore
Domenicane fino al "proto-manicomio" di mons. Benedetto Cappelletti
che nel 1822 adibisce ad ospizio per folli una ex fabbrica di cera, periferica
alla citt�, dove in precedenza erano stati ospitati albanesi, prostitute e
luetici. Da un lato la periferia maceratese gode di maggiore autonomia amministrativa
rispetto al controllo della curia romana tanto da aver sempre mantenuto, sin
dal 1822, un laico, Benedetto Mancini, a direttore, a differenza di quanto
accadeva a Roma fino alla chiamata di Giovanni Gualandi. Per altri
aspetti, il controllo dei Papi sulle istituzioni di "Pubblica Carit�"
viene per� ribadito negli
orientamenti generali della conduzione degli istituti: dopo i moti del 1831 che
interessano la universit� di Macerata, Francesco Puccinotti, noto esponente
della psichiatria italiana del secondo Ottocento, viene costretto per motivi
politici ad emigrare a Firenze dopo essere stato per un solo anno, dal 1830,
direttore dell'ospedale civile e dell'ospizio dei pazzi di Macerata. E' evidente
come la periferia godendo del
minore controllo da parte della curia romana, possa, soprattutto sul piano
della organizzazione amministrativa, attivare in senso pi� laico e liberale la
propria struttura. Gli indirizzi e le figure mediche, la dottrina ufficiale,
risultano per� chiaramente subordinate alla capitale: sempre a Macerata, per i
pareri tecnici sul progetto di costruzione del manicomio di S.Croce si fa
riferimento solo al S.Maria della Piet�. Viene consultato prima il Gualandi che
si reca a Macerata nel 1859 e propone alcune varianti al progetto iniziale. In
seguito sar� Giuseppe Girolami, direttore a S.Maria della Piet� dal 1870, a proporre la propria consulenza fino
all'inaugurazione del 1 luglio 1871. Il discorso inaugurale mette in evidenza la
netta sincronia della logica dei luoghi con gli assunti della dottrina
particolarmente orientata in senso ergoterapico che distinguer� la scuola
alienistica romana fino ai mutamenti in senso strettamente neuropatologico che
culmineranno nella direzione Mingazzini dei primi del '900: �E' nelle viste e nei desideri
dell'Amministrazione provinciale annettervi altres� un terreno onde impiantarvi
un'apposita colonia cui si darebbe il nome di Piccola Colonia Picena...[8]�.
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