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�IDENTIFICAZIONI GENITORI
E FIGLI NEI Nicoletta Faccenda, Anna Mascellari, Alessandra Santona Questo lavoro nasce nel servizio GA del Dipartimento di Salute Mentale del XX Municipio, il servizio � rivolto ai giovani di et� compresa tra i 18 e i 26 anni. L�equipe � composta da psicologi e psichiatri e un�inf. professionale, che condividono riferimenti teorici di tipo psicoanalitico. Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, � stato quello di riflettere su una metodologia di intervento adeguata alle caratteristiche del ciclo vitale di cui ci occupiamo, tra la turbolenza adolescenziale e l�avvicinarsi dell�et� adulta con le richieste di stabilit� che essa comporta. L�obiettivo del Servizio dedicato ai Giovani � quello di proporre un intervento preventivo e terapeutico, modulato sulle caratteristiche peculiari della fase del ciclo vitale a cui � rivolto, L�utenza che si rivolge a noi si � modificata negli anni: non si rivolgono pi� soltanto i casi gravi di patologia conclamata , ma anche situazioni legate ad una crisi di identit�, ad un disturbo emotivo, ad una difficolt� pi� o meno grave nelle relazioni, che pu� manifestarsi con comportamenti di ritiro o con disturbi del comportamento etero- o autolesivi.
I pazienti che incontriamo sono spesso in un momento di blocco: sospesi
tra la spinta all�azione che aveva caratterizzato la loro adolescenza e
l�attuale riflessione sul desiderio di progettare il loro futuro. Le
problematiche vanno dalla pi� semplice �crisi d�identit�� alla
�rottura� di un confine che pu� coincidere con la rottura psicotica.
Caratteristica di questo periodo della vita � l�opportunit� di porre
la mente e i suoi contenuti per la prima
volta di fronte alla consapevolezza di s�, dei propri limiti e delle
proprie capacit�. Il consolidarsi delle capacit� cognitive, riflessive e di
simbolizzazione permettono di rivolgere l�attenzione verso se stessi, alla
ricerca di un riferimento interno che possa
far fronte alle nuove richieste della realt�. Situazioni che mettono
alla prova il senso di s�, l�autostima, la consapevolezza delle proprie
capacit�, la possibilit� di saper sostenere il confronto con gli altri. Il
fallimento o solo la paura di esso pu� portare ad un �ritiro� da cui non �
facile uscire.
In questa fase i compiti evolutivi sono quelli della verifica
e sperimentazione delle proprie capacit� e del proprio funzionamento
autonomo. I ragazzi devono imparare a capirsi, a riflettere su se stessi, a
riconoscere e modulare le richieste che vengono dall�esterno con quelle che
vengono dall�interno.
Parallelamente alla crisi attraversata dai figli anche i genitori si
trovano a dover fare i conti con una nuova fase della vita, nella difficolt� di
relazionarsi con le richieste contraddittorie dei figli, tra il desiderio di
essere riconosciuti come adulti e indipendenti, e il bisogno di affidarsi e non
deludere le loro aspettative. Spesso le preoccupazione per i figli
riattiva ansie e sentimenti di inadeguatezza, vissuti come colpe per la
sofferenza del figlio. D�altronde anche per i genitori � il momento del
bilancio delle proprie scelte di vita personali e di coppia.
L� intervento che proponiamo � modulato sul tipo di richieste che il
ragazzo porta nelle consultazione, spesso la domanda � autoreferenziale, ma nei
casi gravi e soprattutto negli esordi che ci vengono segnalati dai Servizi di
Diagnosi e Cura, un terapeuta prende in
trattamento anche i genitori. L�obiettivo
� quello di accogliere la loro angoscia e aiutarli a dare un significato alla
crisi del figlio, favorendo la riflessione sulle loro difficolt� genitoriali.
Accade a volte che siano i genitori, preoccupati per il comportamento del
figlio, a chiedere una consultazione e che solo in seguito sia possibile
prendere in carico il ragazzo, oppure che siano sufficienti gli incontri con
loro per riavviare un processo che si era arrestato.
E� in questo scenario che si colloca il nostro intervento, il lavoro �
quello di permettere ai pazienti di entrare in contatto con le rappresentazioni
delle immagini interne interiorizzate nel tempo. Rappresentazioni di relazioni
significative che costituiscono un teatro a cui riferire fantasie, emozioni e
costruire nuove possibilit� relazionali.
L�uso
dello strumento cinematografico nella prassi terapeutica favorisce questo
movimento verso l�interno, in un gioco di proiezioni e di sollecitazioni
emotive che possono essere cos� riconosciute e divenire oggetti osservabili in
un campo condiviso.
Questa modalit� consente, come lo era l�uso del gioco nell�infanzia,
di osservare, proiettare e accostarsi, modulandone la distanza, ai contenuti
dolorosi di fronte ai quali il giovane si pone spesso difensivamente.
In alcune situazioni l�immagine cinematografica, � stata da noi
utilizzata come indicatore diagnostico delle preoccupazioni dei pazienti,
infatti pazienti, molto regrediti nella capacit� di indagare sulle proprie
emozioni, innescavano attraverso il vedere un percorso che li avvicinava al
sentire su di s�, per poi poter elaborare in gruppo l�esperienza della
sofferenza a cui avevano potuto ora accostarsi. La visione del film evocava in
ognuno di loro situazioni diverse rappresentative delle problematiche interne su
cui erano orientati in quel momento.
L�idea di un gruppo di genitori � nata dunque in questo contesto,
abbiamo proposto la visione comune di film, montati a pezzi come un collage, che
permettesse loro la possibilit� di entrare in contatto con parti di s�
dimenticate. Abbiamo mostrato spezzoni di
film, alcuni dei quali erano stati significativi di un�epoca, e quindi
potevano essere stati visti, probabilmente, da loro quando avevano l�et�
attuale dei loro figli, e se allora si erano immedesimati nel ruolo dei giovani,
oggi si sarebbero potuti riconoscere e sentire vicini alle figure adulte.
Pensavamo che proprio questo confronto, tra parti evocate da immagini
depositate internamente nel tempo, favorisse il mettere in gioco, insieme ad
altri, vissuti legati ad esperienze comuni, parti di s� che vengono celate
difensivamente, e che li allontanano dalla comprensione empatica della crisi
evolutiva del figlio, spesso vissuta e proiettata come predestinatrice di
fallimenti ulteriori. Altri film
meno noti, sono stati scelti con l�intento di proporre un percorso di
riflessione sulle dinamiche
genitoriali e sul difficile rapporto con il processo di differenziazione
promosso dal cambiamento dei figli.
L�aver
trovato un contenitore esterno delle proprie ansie, quale � stata
l�esperienza del gruppo, ha permesso loro di ritrovare e riproporsi come
funzione genitoriale di rispecchiamento, e
anche di sostegno nel momento dello svincolo dei figli.
D�altronde la dimensione del gruppo
permette la visualizzazione reciproca delle difficolt� presenti nei rapporti
interpersonali, per poterle prendere in considerazione come un fatto oggettivo,
pensabile. Le difficolt�, cos� simili a quelle degli altri, possono essere
guardate e non pi� vissute solo all�interno, in forma soggettiva e concreta,
ma per un attimo possono essere viste anch�esse dall�esterno. In altri
termini � possibile oggettivare prima le situazioni altrui, e successivamente
la propria.
Nel gruppo si tratta di
costituire un clima nel quale � possibile pensare quello che non si pu�
pensare da soli: in primo luogo che provare emozioni non � pericoloso, un clima
che permetta di prendere in considerazione il tema della violenza ricorrente
nelle famiglie patologiche, che non pu� essere eluso, ma va affrontato, e per
il quale vanno ricercate insieme, soluzioni differenti da quelle di negarne
l�esistenza o di lasciarla accadere, in cui sia possibile riconoscere le
richieste incluse nelle recriminazioni che costituiscono il tessuto prevalente
delle comunicazioni. �Genitori:
Immagini e Riflessioni� � la
denominazione che abbiamo dato all�intero progetto, che comprendeva quattro
incontri, all�interno di ognuno dei quali venivano proposti spezzoni di un
film per una durata di circa un quarto d�ora, lasciando la rimanente ora e
mezzo per libere riflessioni suscitate dalle immagini. Un ultimo incontro veniva
invece riservato per la valutazione finale dell�intera esperienza. La nostra premessa era quella di utilizzare uno spazio diverso da quelli terapeutici (agli utenti gi� ben noti), meno medicalizzato, Abbiamo voluto premettere con chiarezza la nostra posizione in quel contesto. Ci
sembrava fondamentale definire anche noi come elementi di un gruppo
�sperimentale� che potesse sollecitare, attraverso le immagini cinematografiche,
il recupero di altre immagini, legate emotivamente ai ricordi di ciascuno
relativi ad altri momenti del proprio ciclo vitale.
Spezzoni di film = spezzoni di vita = spezzoni di s�. Lo strumento
�immagine� rendeva possibile la mobilitazione di affetti senza la mediazione
dell�altro (terapeuta), favorendo il recupero di quelle parti del s� pi�
atrofizzate, pi� �doloranti�, e quindi di quelle emozioni non sempre chiare
e riconoscibili. L�idea era di
L�obiettivo era quello di recuperare flessibilit� dove � invece
presente una situazione di rigidit�, di spostare il focus da aspetti di
inadeguatezza e disfunzionalit� personali e familiari ad uno spazio altro, meno
visitato e sgombro dall�irrigidimento delle difese, in una relazione con noi
che potesse ridare loro la competenza genitoriale che
sembrava mancare da tempo. Spostando
cos� l�attenzione dal deficit alle risorse.
Accogliere gli aspetti patologici e/o disfunzionali, peraltro gi�
accolti dalla struttura e dal terapeuta di riferimento, era solo il punto di
partenza dei nostri incontri. Lo scopo era, invece,
sollecitare, cos� �come e attraverso� le immagini del film, aspetti della
storia personale meno praticati e praticabili, che comunque facevano parte della
loro esistenza, ma che potevano ora acquisire significati diversi; ritrovarsi e
ritrovare le proprie coordinate smarrite o nascoste, trovarne altre sconosciute
attraverso:
La
visione dei film ha sollecitato libere associazioni, che, proprio perch� solo
scene e non storie intere, permettevano l�attivazione di pensieri relativi a
situazioni vissute, senza promuovere identificazioni eccessive con i personaggi
proposti dal film. Situazioni che potevano essere rivisitate ora insieme ad
altri e condivise, in un gioco di identificazioni e proiezioni
su cui poter pensare, e promuovere nuove letture delle dinamiche
relazionali. In
questa esperienza la scelta dei film si inseriva all�interno di un percorso
che prevedeva il succedersi di quattro fasi salienti:
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