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NOTA STORICA SUL MANICOMIO DI
FERRARA
Il Lunier pubblic� un ricordo del collega italiano sugli Annales
medico-psychologiques di Parigi, facendo riferimento a un viaggio per i
Manicomi italiani da lui compiuto nel 1830. La commemorazione scritta dal
medico francese fu ripubblicata, in occasione del 2� anniversario della morte
del Gambari, sul Bollettino del Manicomio di Ferrara.
Essa contiene alcune interessanti notizie storiche sull'assistenza
degli alienati in Ferrara, oltre ad una breve biografia del defunto.
"Prima di parlare di questo onorevole Collega, diremo qualche
parola del Manicomio, di cui in antecedenza era stato Medico. L'Ospedale
civile di Ferrara (S. Anna) avea una sezione, cattiva sotto ogni rapporto,
destinata alla custodia dei pazzi. Allorch� visitammo, nel 1830, i Manicomi
d'Italia, ci portammo pure nell'Ospedale di S. Anna, ove ricordiamo una camera
umida, bassa ed oscura, distinta con questa commovente leggenda:
"Rispettate o posteri/ La celebrit� di questa stanza/ Dove/ Torquato
Tasso/ Infermo pi� di tristezza che di delirio/ Detenuto dimor� anni VII
mesi II/ Scrisse versi e prose/ E fu rimesso in libert�/ Ad istanza della
citt� di Bergamo/ nel giorno VI luglio MDLXXXVI".
"I muri di questa prigione erano coperti da nomi celebri come
Byron, Chateaubriand, Delavigne, Gay ecc.
"Il dott. Gambari, convinto dei gravi inconvenienti di questa
sezione dell'Ospedale, richiese uno stabilimento pi� salutare al Consiglio
provinciale, che generosamente lo accord�. (...).
"Il Gambari, che mor� nel Maggio del 1872, godeva di una grande
considerazione, ed era membro della Societ� medico-psicologica di
Parigi".
[2]
Dopo la morte del Gambari, nel 1873 la direzione del Manicomio
ferrarese viene assunta da Clodomiro Bonfigli, gi� vicedirettore del
Manicomio di Reggio Emilia e che diverr�, di l� a poco, una figura di spicco
della nuova scienza freniatrica italiana. Con Bonfigli il Manicomio, partendo
da una condizione ancora poco felice, viene ampliato con nuove fabbriche,
trasformato e riorganizzato secondo le pi� moderne concezioni del tempo. Egli
riesce a trasformare il Manicomio di Ferrara in uno dei migliori istituti
dell'epoca e costituisce intorno a s� una vera scuola freniatrica.
[3]
Il Manicomio possiede "amp� cortili e giardini per uso dei
Servizi generali e soggiorno dei malati. E' fornito in abbondanza d'acqua
potabile dall'acquedotto della citt�. Le latrine sono tutte costruite con
sistema a sifone. La fognatura � fatta con una serie di grandi tubi di
cemento e di pozzetti a tenuta idraulica. Esiste una Lavanderia a vapore
(sistema americano), Panificio e pastificio perfezionati. Per ciascuna Sezione
(uomini e donne) esistono Reparti per accettazione, per tranquilli, agitati,
Infermeria e pensionanti.
"L'Istituto possiede Laborator� per ricerche cliniche, anatomiche
e chimiche, un Museo craniologico che abbonda specialmente in cran� di
epilettici, pi� una ricchissima Biblioteca...".
[4]
La direzione del Bonfigli dura circa un ventennio. Nel 1891 gli succede
il dottor Ruggero Tambroni, suo allievo, gi� medico-assistente dell'Asilo
ferrarese. Nel 1893 Bonfigli passer� a dirigere il prestigioso Manicomio di
Roma.
In una fase successiva dello sviluppo del Manicomio nasce "a tre
chilometri dalla citt� (...) una Succursale, Colonia agricola, nella
localit� di S. Bartolo, che funge anche da ricovero per alienati cronici
tranquilli, dove trovano collocamento circa 100 malati e dove si � approntata
una sezione speciale per idioti".
[5]
Il Manicomio di Ferrara serve, oltre a tutto il territorio della
provincia, anche larghe zone delle provincie di Rovigo, Vicenza, Modena e
Bologna. Nel decennio che va dal 1873 al 1882, la media complessiva dei
ricoverati oscilla tra 204 e 283
unit�, di cui la grande maggioranza "poveri ad esclusivo carico della
Provincia".
[6]
2. Il Bollettino del Manicomio
provinciale di Ferrara
Direttore da un anno, il Bonfigli nel 1874 promuove la pubblicazione di
un "foglio periodico" dell'istituto, il Bollettino
del Manicomio provinciale di Ferrara
[7]
, com'� gi� uso di numerosi manicomi italiani e stranieri. Il
primo numero del giornale esce il 9 gennaio del 1874. Nell'editoriale
d'apertura la direzione del Manicomio illustra gli scopi della pubblicazione
che avr� cadenza mensile.
"In ogni numero verranno date brevi notizie sullo stato di tutti i
malati, indicandone il nome e il cognome con le sole iniziali, ed il luogo di
nascita; (...).
"Ogni mese verr� pubblicato uno specchio del
movimento dei malati avvenuto nel mese antecedente.
"Mensilmente si dar� pure relazione dei lavori eseguiti dai
malati sotto la direzione degli infermieri operai, non che dei lavori di
miglioramento, ingrandimento ecc. fatti eseguire dalla Commissione
amministrativa.
"Si render� conto delle feste e degli avvenimenti pi�
interessanti che hanno luogo nel Manicomio.
"Si registreranno i doni fatti a pro dello Stabilimento o dei
malati, pubblicando in pari tempo i nomi dei donatori.
"Verr� a suo tempo proposta e propugnata la fondazione di una -Societ� di patrocinio- per i pazzi usciti dal Manicomio.
"Quando vi sar� spazio sufficiente si detteranno precetti
d'igiene popolare, specialmente in relazione con la nostra specialit�.
"Il nostro periodico, come si vede, si raccomanda specialmente ai
parenti dei malati, ai Sindaci e Delegati comunali, ai Farmacisti, ai Parroci
delle citt� e delle campagne, e a tutti quei filantropi che prendono
interesse alla sorte dei poveri alienati.
"I contadini e gli operai che trovansi lontani dal capo- luogo,
che sono illetterati e che hanno la sventura di avere un loro congiunto nel
manicomio, potranno averne notizie periodiche con facilit� dal loro Sindaco o
dal loro parroco per mezzo di questa pubblicazione, la quale cos�
raggiunger� il suo scopo principale, che � quello di lenire il dolore e lo
sconforto di tante famiglie".
[8]
Il Bollettino verr� pubblicato regolarmente lungo tutto il periodo
della direzione Bonfigli. Il suo carattere fondamentale � quello informativo,
soprattutto sulla vita interna del Manicomio; � diretto essenzialmente ai non
specialisti, ed ambisce a rinnovare la cultura popolare intorno alla cura
degli alienati e promuovere nuove
iniziative sociali in loro favore (come la Societ� di patrocinio). Deve
restare estraneo al Bollettino (e ad ogni Diario o Cronaca manicomiale) - come
viene puntigliosamente sottolineato in una nota
[9]
- qualunque intento scientifico in senso stretto, per il quale le
riviste specialistiche (come, ad esempio, la Rivista
italiana di freniatria) rappresentano la sede pi� idonea.
Viene data cos� grande importanza al ruolo formativo che un foglio
periodico del manicomio pu� svolgere nella societ� civile; inoltre questo
tipo di pubblicazioni - vere e proprie finestre sull'attivit� interna degli
istituti - permettono una conoscenza reciproca tra un manicomio e l'altro, e
il diffondersi di pratiche comuni di cura e riabilitazione. Per tale ragione
viene salutata con entusiasmo sul Bollettino ogni nuova nascita di periodici
"fratelli" da parte di istituti di altre citt�. Con la pratica del
"cambio" giungono al Manicomio di Ferrara, in genere mensilmente,
numerosi giornali manicomiali che condividono le stesse ragioni editoriali del
Bollettino.
[10]
Il Bollettino si manterr� fedele alle sue linee programmatiche per
tutta la gestione Bonfigli. In ogni numero il periodico si apre con le Notizie
sanitarie, nelle quali, sotto un elenco che, iniziando da Ferrara,
comprende numerosi paesi e villaggi di campagna(inclusi quelli delle provincie
limitrofe), sono indicati i nomi dei pazienti ricoverati (con le iniziali del
loro nome) e, sinteticamente, le loro condizioni cliniche.
Soprattutto nei primi anni di pubblicazione � spesso presente una
rubrica di Freniatria popolare in
cui massimamente si concentra lo spirito educativo del giornale. Si tratta di
un vero e proprio compendio a puntate di freniatria spiegata al popolo. Eccone
alcuni capitoli:
- "I pazzi che ragionano"
[11]
, volto a rimuovere il luogo comune che i pazzi siano
"soltanto quegl'individui che fanno discorsi del tutto incoerenti e che
si abbandonano ad atti strani e disordinati";
- "Sul licenziamento dei pazzi";
[12]
- "Sul trattamento dei pazzi"
[13]
, lungo capitolo in due parti di storia della freniatria e dei suoi
mezzi terapeutici;
- "Della libert� concessa agli alienati";
[14]
- "I guariti e i convalescenti che escono dal Manicomio";
[15]
- "Abuso del vino e liquori";
[16]
Talvolta la rubrica prende spunto da notizie pubblicate su riviste o
periodici italiani e stranieri, attinenti alla vita dei manicomi o da episodi
di cronaca che abbiano per protagonisti degli alienati.
Nel numero dell'aprile 1875, ad esempio, si da notizia di una rivolta
dei malati nel Manicomio di S. Andrea, vicino a Pietroburgo, della quale
sarebbero stati responsabili gli infermieri di quell'Asilo, incuranti della
custodia dei pazienti durante la pausa per il pranzo.
[17]
La cronaca � ripresa
dagli Annales medico-psychologiques, riportata certamente per la sua
singolarit�, ma forse anche con lo scopo di sollecitare una maggiore
attenzione nella custodia dei pazienti da parte degli infermieri dell'Istituto
ferrarese.
Nel numero di settembre dello stesso anno viene pubblicato un altro
episodio di cronaca accaduto in Francia, nel villaggio di
Saint-Maurice-sur-Aveyron, sempre ripreso dagli Annales. E' il racconto di una
strage di sette individui per opera di un epilettico, in cui la malattia si
era "complicata" in alienazione mentale.
[18]
L'episodio si svolge
in una zona di campagna ed ha perci� particolare interesse per un manicomio,
come quello ferrarese, in cui buona parte della popolazione degli infermi
proviene dalle campagne della provincia. In questo caso c'� un ammonimento ed
un invito ai Sindaci e alle Autorit� delle zone di campagna a non trascurare
il problema degli alienati che l� facilmente sfuggono ad ogni cura e
controllo.
Come si vede dunque la scelta degli argomenti non � mai casuale ed ha
quasi sempre un risvolto pratico, ad uso interno, oltre che un fine istruttivo
pi� generale.
Le attivit� degli infermi all'interno dell'Asilo costituiscono un
altro puntuale capitolo del Bollettino. Questi sono i principali lavori svolti
dai malati, sotto la direzione degli infermieri: per gli uomini, lavori di
terra e giardinaggio, da calzolaio, muratore, falegname, tappezziere, canepino,
pittore, cordaio, ecc.; per le donne, lavori di cucito, filato, maglia,
rammendo, tessitura di pantofole, ecc.; per entrambi i sessi, bachicoltura,
pulizie, cucina, ecc. Tutto il lavoro svolto � riportato mese per mese su una
tabella e, per giudizio di un esperto, ne viene valutato il valore economico
in termini di mano d'opera. Una parte di questa quota � pagata ai pazienti in
danaro o in tabacco, un'altra parte (la pi� rilevante) � trattenuta
dall'Amministrazione.
Alcuni numeri del periodico raccontano la cronaca degli avvenimenti
mondani - feste, celebrazione di anniversar� - che ogni tanto allietano la
vita dello Stabilimento, sottolineando sempre il buon comportamento degli
infermi in queste manifestazioni ed il loro intervento attivo in giochi,
danze, esercizi poetici (talora pubblicati a parte sul giornale).
Un'altra rubrica quasi sempre presente nel Bollettino � quella dei
ringraziamenti agli Autori che inviano le loro opere - prevalentemente lavori
scientifici di carattere medico e freniatrico - al Manicomio. Si tratta di un
numero cospicuo di pubblicazioni che, aggiungendosi alle donazioni dei
direttori e dei medici dell'Asilo, alla pratica del "cambio" tra il
Bollettino e altre riviste italiane e straniere, agli abbonamenti, ecc.,
costituir� con il tempo una "ricchissima Biblioteca".
[19]
Scorrendo l'elenco dei lavori scientifici che man mano giungono a
Ferrara, si pu� notare la grande fioritura degli stud� psichiatrici italiani
nel periodo post-unitario, contemporaneamente alla nascita della Societ�
freniatrica italiana e allo sviluppo del movimento ideologico e politico che
ad essa � collegato. Molti personaggi di rilievo della "nuova"
scienza, come il Verga, Biffi, Livi, Porporati, E. Morselli, Lombroso,
Solivetti, L. Bianchi, ecc., inviano i loro lavori a Ferrara (cosa che
presumibilmente fanno con tutti gli altri manicom� italiani, dando cos�
l'idea della grande diffusione della moderna disciplina su tutto il territorio
nazionale).
Un altro dato degno di nota riguarda il gran numero di pubblicazioni
che giungono a Ferrara dall'area germanica e, in particolar modo, da Berlino e
Vienna. Costantemente, ad esempio, arrivano i nuovi lavori di Paul Guttmann e
Krafft-Ebing, a testimoniare, ancora una volta, la grande influenza che in
questa fase storica la psichiatria tedesca esercita in Italia.
Abbiamo tracciato per grandi linee i contenuti principali del
Bollettino del Manicomio provinciale di Ferrara, rimandando al successivo
paragrafo il problema della Pellagra che, per la sua rilevanza sociale e
clinica, occuper� molto spazio sul giornale. Subentrando al Bonfigli il
dottor Tambroni nella guida del Manicomio e in ossequio ad una pi� aggiornata
visione della psichiatria su basi neuropatologiche, il Bollettino verr�
sostituito da un nuovo periodico, Il
Giornale di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, una rivista questa
volta propriamente scientifica, che perde il carattere filantropico del
precedente periodico per far posto ad un taglio editoriale essenzialmente
tecnico, per specialisti. La nuova rivista d� spazio esclusivamente a lavori
scientifici originali, perdendo il carattere di cronaca manicomiale. Tali
nuove tendenze verranno ulteriormente esaltate nel successivo Giornale
di psichiatria e neuropatologia, che prender� il posto della precedente
rivista, a partire dal secondo dopoguerra per giungere sino ai nostri giorni.
Nel maggio del 1878 sul Bollettino appare un lungo editoriale dal
titolo "L'aumento della popolazione nel nostro Manicomio"
[20]
, in cui la Direzione denuncia un persistente e preoccupante
aumento negli ultimi anni dei nuovi ammessi e della media complessiva dei
ricoverati, quest'ultima attestata in quel momento sulle 250 unit� circa.
Tale costante progressione, si rileva, � un fatto comune a tutte le
"popolazioni del mondo civile, dove ai mentecatti si presta ricovero ed
assistenza". Ci� che distingue per� il Manicomio di Ferrara �
l'elevata incidenza di malati di Pellagra: dei 63 nuovi ammessi nel Manicomio
nel primo quadrimestre del 1878, 25 sono "poveri contadini
pellagrosi".
A quel tempo infatti la malattia aveva una diffusione endemica nel
territorio rurale della provincia ferrarese e del Polesine. Oggi si riconosce
che la Pellagra - attualmente quasi scomparsa, tranne alcune forme minori
dette pellagroidi - era causata dalla insufficiente alimentazione e, in
particolare, dalla carenza di alcuni principi vitaminici essenziali, tra i
quali la niacina (vitamina PP, pellagra
preventing), composto presente in natura "in dosi sufficienti solo
nella carne, nel pesce, nella farina integrale di grano e nei legumi".
[21]
Le principali
manifestazioni della malattia erano costituite dall'eritema cutaneo ("mal
della rosa", descritto dallo spagnolo Casal nel 1735), dalla diarrea e
dai disturbi nervosi ("con astenia, depressione, irritabilit� e difetto
di concentrazione nei casi lievi, con psicosi acute o con la demenza cronica
nei casi gravi"
[22]
, oltre a turbe della sensibilit� e della motricit�), in un
quadro generale di dimagrimento e prostrazione fisica e frequenti complicanze
di ordine infettivo che determinavano spesso la morte, quando questa gi� non
si verificava per suicidio.
Nell'ottobre dello stesso 1878, sotto la pressione di un continuo
incremento delle ammissioni di infermi pellagrosi (che alla fine dell'anno
toccheranno le 105 unit�
[23]
), il Bonfigli pubblica sul Bollettino un articolo intitolato
"La pellagra nella provincia di Ferrara"
[24]
, in cui affronta con decisione e sistematicit� il problema delle
cause della malattia. Egli non ha dubbi in proposito: la causa unica e vera
della Pellagra � la miseria, la povert� della classe agricola. Questa
posizione contraddice polemicamente quella sostenuta dall'autorevole Cesare
Lombroso, professore nella Regia Universit� di Torino, che in quegli anni va
conducendo esperimenti sulle cause della malattia, giungendo alla conclusione
(condivisa da altri pellagrologi europei) che essa sia dovuta ad un principio
di avvelenamento da una sostanza tossica, simile alla stricnina, denominata pellagrozeina, che si genera dalla degradazione, per ammuffimento o
putrefazione, del granturco, principale se non unico alimento, sotto forma di
polenta, di vaste popolazioni.
Bonfigli non ritiene plausibile l'etiologia tossica della malattia,
poich� essa non spiegherebbe, tra numerosi altri punti oscuri, la sua
differente incidenza tra la gente povera delle citt� e quella delle campagne
(maggiormente colpita). Nel suo articolo egli sostiene: "La pellagra,
secondo il nostro modo di vedere, collegasi strettamente, come abbiam detto,
con la grave questione sociale del pauperismo della classe agricola, e la
parte che spetta al granturco nella genesi della pellagra � secondo noi
soltanto indiretta. Il granturco produce la pellagra solo perch� adoprato
come alimento unico attutisce lo
stimolo della fame, ma non nutrisce in proporzione dei bisogni fisiologici
dell'individuo relativo; la pellagra sarebbe adunque per noi una malattia
dovuta soprattutto all'alimentazione quotidianamente
insufficiente, vale a dire alla miseria
abituale che dell'insufficiente alimentazione � la causa prima. Difatti:
la pellagra � andata tanto pi� estendendosi nella nostra provincia, quanto
pi� si � reso notevole il caro dei viveri e di quant'altro � assolutamente
necessario alla vita, per cui i poveri operai agricoltori si sono trovati
nella necessit� di non poter procurarsi altro cibo all'infuori della scarsa e
spesso insipida polenta; - il numero dei pellagrosi accolti nei pubblici
stabilimenti � proporzionale alla scarsit� del raccolto verificatosi
nell'anno antecedente; - i poveri della citt� non vanno soggetti a pellagra,
perch� l'alimentazione loro non � quotidianamente
insufficiente, perch� per essi i giorni di privazioni sono spesso alternati
con giorni in cui assumono cibi nutritivi e corroboranti, perch� in una
parola, se essi soffrono qualche volta e per breve tempo la fame
acuta, non patiscono quella che noi denominammo fame cronica, come i poveri agricoltori condannati a nutrirsi sempre
ed esclusivamente con poca polenta ed a bere acqua spesso melmosa e
malsana; - fra gli stessi agricoltori, quelli che pi� facilmente vengono
colpiti dalla pellagra sono i poveri giornalieri, che per il fatto del
trovarsi sovente senza lavoro, e per la scarsit� della mercede che viene loro
accordata, sono nell'impossibilit� di mutare qualche volta il genere
d'alimentazione, e neppure della abituale polenta possono cibarsi a saziet�;
mentre al contrario la pellagra � assai pi� rara fra gli affittuari, fra i
mezzadri, nelle famiglie coloniche dei latifondi, soccorse sempre dai
proprietari nei momenti difficili, e soprattutto fra i reggitori delle dette
famiglie, che pi� spesso nelle loro gite alla citt�, ecc., sono in grado
d'interrompere con pasti relativamente lauti, la dieta a cui � condannato il
resto della famiglia; eppure � sempre la stessa polenta, � sempre lo stesso
granturco talora ammuffito, il cibo di cui prevalentemente si nutruno questi
pi� fortunati fra i contadini; come l'immunit� loro potrebbe spiegarsi, se
la pellagra dovesse la sua origine al veleno del maiz? Ad un veleno congenere
della stricnina? -"
[25]
La risposta del Lombroso, a difesa della teoria dei veleni del maiz,
non si fa attendere. Dopo appena 10 giorni dalla pubblicazione del testo su
riportato, il professore di Torino invia al Bonfigli una lettera, in seguito
pubblicata sul Bollettino
[26]
, di tono assai critico, se non proprio risentito, contro "chi
a dei fatti e ad esperimenti obbietta solo opinioni", pur riconoscendo al
direttore ferrarese un'autorit� scientifica nella materia.
Si apre cos� un lungo dibattito tra i due illustri frenologi che si
protrarr� per alcuni anni. Bonfigli affider� ad una rivista scientifica, il
"Raccoglitore Medico", le
sue idee e le sue repliche al Lombroso.
[27]
Intanto, ad aggravare una condizione sociale gi� di "spaventevole
miseria" delle popolazioni delle campagne ferraresi, interviene nella
primavera del 1879 una inondazione del Po che invade "migliaia di ettari
di terreni coltivati, distruggendo ogni raccolto". Il Bollettino pubblica
subito un appello di solidariet� per le popolazioni colpite, rivolgendosi in
primo luogo agli altri Manicomi d'Italia. "Colleghi egregi - recita
l'appello - il vostro buon cuore ci � noto; chi dedica la propria vita a
sollievo dei disgraziati, non pu� non commuoversi di fronte a tanta jattura,
e perci� fiduciosi vi chiediamo la carit� e vi preghiamo di chiederla a nome
dei poveri inondati al personale da voi dipendente. Ci� facendo, noi non
usciamo dal nostro campo, facciamo la cura
profilattica della pellagra.
[28]
I soccorsi agli inondati non mancano, soprattutto da parte dei manicomi
vicini: Imola, Reggio Emilia, Parma, in cui vengono raccolte somme di denaro
significative, inviate al centro di raccolta istituito nel Manicomio
ferrarese.
[29]
Anche in seguito a questi avvenimenti, il Bonfigli inizia a pubblicare
ogni mese sul Bollettino una serie di "Bozzetti clinici",
successivamente raccolti in volume,
[30]
relativi ai
pellagrosi accolti nel Manicomio nel 1879, "brevi annotazioni da servire
allo studio della pellagra, estratte dalle polizze anamnestiche, dai diari
clinici, e dai registri delle necroscopie".
[31]
Questo "martirologio", come Bonfigli lo definisce, che
comprender� alla fine 86 bozzetti di "poveri pellagrosi", inizia
nell'aprile del 1880 per concludersi nel novembre del 1882. Lo studio �
corredato da tabelle statistiche, redatte anche con i dati forniti
dall'Arcispedale di S. Anna, che accoglie prevalentemente "pellagrosi non
pazzi". In una tabella
[32]
si legge che dal 1870
al 1880 i pellagrosi ammessi al S. Anna sono stati 276, mentre quelli ammessi
nel manicomio sono stati 461, per un totale di 737 infermi, concentrati per�
in grande maggioranza negli ultimi quattro anni del decennio considerato.
I bozzetti clinici sono completati alla fine da una sintesi ed una
riflessione sui dati epidemiologici, clinici e anatomopatologici ricavati
dallo studio dei casi. Per quanto riguarda, in particolare, le manifestazioni
della "frenosi pellagrosa", Bonfigli mostra pregevoli doti di
psicopatologo, attento ai problemi di diagnosi differenziale. Egli pone una
distinzione fra i disturbi nervosi legati direttamente alla denutrizione
cronica, esitanti spesso in un quadro sostanzialmente demenziale, e disturbi,
che potremmo definire funzionali, di tipo prevalentemente melanconico, non
legati esclusivamente alle carenze alimentari.
"Il turbamento mentale dei nostri malati, ora aveva il carattere
della depressione delle facolt� intellettuali, ed ora manifestavasi in forma
di delirio vago. - La depressione delle facolt� intellettuali l'abbiamo
specialmente osservata nei malati pi� gravi, pi� denutriti, pi� deboli;
tali malati mostravansi inetti a lavorare, a camminare, a muoversi; la stessa
denutrizione e debolezza esistenti nei loro muscoli, ecc., doveva verificarsi
anche nel loro cervello; in essi non si trattava di vero delirio, ma bens� di
debolezza di mente, che del resto poteva verificarsi nei diversi malati in
grado molto diverso. (...).
"Il delirio vago, qualche volta caotico, il pi� spesso per� a
sfondo melanconico, l'abbiamo osservato in 43 dei nostri malati. - Gl'infermi
relativi erano pellagrosi per la prima volta, ovvero da pochi anni, erano meno
degli altri pallidi e denutriti (...). In questa categoria di malati il
disordine intellettuale, secondo noi, non doveva riguardarsi come un sintoma
diretto della pellagra, ma bens� come un fenomeno accessorio sviluppatosi
sotto le stesse circostanze che avevano favorito lo sviluppo della pellagra,
ma indipendentemente da questa. - In sostanza il delirio presentato da molti
dei nostri pellagrosi non poteva, a nostro avviso, riguardarsi assolutamente
come un delirio da inanizione, ma bens� come un delirio prodotto da altre
cause occasionali (patemi d'animo, ecc.) in persone predisposte per eredit� e
per debolezza dell'organismo a soggiacere meglio di altre alle cause suddette
di pazzia".
[33]
Abbiamo accennato al lungo dibattito scientifico sviluppatosi tra il
Bonfigli e il Lombroso sulla eziologia della Pellagra, uno scambio che
sconfiner� a volte anche sul piano della polemica personale.
[34]
La moderna concezione della malattia -
considerata una sindrome carenziale complessa, in cui, oltre al
principale difetto di niacina, mancano anche altri nutrienti e vitamine, a
causa dello "scarso potere nutritizio di una dieta fondata
prevalentemente sul mais e spesso associata all'uso eccessivo di alcool"
[35]
- conferma le idee
del Bonfigli e dei carenzialisti, sconfessando la teoria dell'avvelenamento
del Lombroso. Ma la tesi lombrosiana, all'epoca dei fatti che abbiamo narrato,
evidentemente godeva di maggiore considerazione presso gli ambienti
governativi dello Stato unitario.
Nel luglio del 1883, infatti, il Bollettino pubblica il Disegno di
legge del Ministero dell'Agricoltura, inteso a diminuire le cause della
Pellagra. Tale provvedimento recepisce in
tutto le idee lombrosiane, accreditando massimamente
la teoria "zeistica" della malattia, vietando perci� la
vendita, distribuzione e macinazione del granturco (zea mais) quando venga
riconosciuto immaturo, guasto o avariato.
[36]
Il commento del Bollettino, sicuramente ispirato dal Bonfigli, pur
nell'approvazione formale del provvedimento governativo, sottolinea la sua
inadeguatezza e auspica una diversificazione delle coltivazioni (abbandonando
quella esclusiva del granturco) e un mutamento sociale in favore delle classi
pi� povere.
[37]
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Torna all'inizio[1] Bollettino del Manicomio provinciale di Ferrara, 1883, Anno X, n. 11, pp. 4-5 (d'ora in poi il Bollettino del Manicomio provinciale di Ferrara � citato con la sigla BMF). [2] BMF, 1874, I, 6, p. 7. [3] A. Tamburini e coll., L'assistenza agli alienati in Italia e nelle varie nazioni, Torino, 1918, p. 110. [4] Ibid., p.129. [5] Ibid., p. 130. [6] BMF, 1883, X, 12, pp. 4-5. [7] Tutti i numeri dei primi 10 anni di attivit� del BMF, dal 1874 al 1883, sono raccolti in un unico volume che fu pubblicato in occasione dell'Esposizione freniatrica di Voghera, nell'ambito del IV Congresso freniatrico italiano (16-22 settembre 1883). [8] BMF,1874, I, 1, pp. 1-2. [9] BMF, 1874, I, 6, pp. 4-5. [10] I giornali manicomiali che arrivavano a Ferrara erano i seguenti: Bollettino del privato manicomio Fleurent a Capodichino in Napoli; Diario del Manicomio provinciale di Parma in Colorno; Diario dell'ospizio di S. Benedetto in Pesaro; Cronaca del manicomio anconitano; Giornale di medicina mentale. Organo del Manicomio di Palermo; Giornale del Manicomio di S. Margherita in Perugia; Gazzetta del frenocomio di Reggio Emilia; Cronaca del Manicomio di Siena; Gazzetta del Manicomio della provincia di Milano in Mombello; Illenauer Wochenblatt (Manicomio di Illenau - Baden). [11] BMF, 1874, I, 2, pp. 5-7. [12] BMF, 1874, I, 3, pp. 4-6. [13] BMF, 1874, I, 4, pp. 5-7 (parte prima) e BMF, 1874, I, 5, pp. 5-7 (parte seconda). [14] BMF, 1874, I, 6, pp. 5-7. [15] BMF, 1874, I, 7, pp. 4-6. [16] BMF, 1874, I, 8, pp. 6-7. [17] BMF, 1875, II, 4, p. 7. [18] BMF, 1875, II, 9, pp. 5-7. [19] A. Tamburini e coll., op. cit., p. 129. [20] BMF, 1878, V, 5, pp. 5-7. [21] D. Scavo, Le vitamine nella patologia, in U. Teodori, Trattato di Patologia medica, Roma, 1980, vol. 4, p. 2755. [22] D. Scavo, Op. cit., p. 2756. [23] BMF, 1880, VII, 11, p. 7. [24] BMF, 1878, V, 10, pp. 6-10. [25] Ibid., p. 8. [26] BMF, 1878, V, 12, pp. 4-6. [27] Si tratta di due saggi: C. Bonfigli, Lettere polemiche sulla pellagra, in Raccoglitore medico, 1879, vol. XI, fasc. 3 ss.; C. Configli, Le questioni della pellagra. Appendice alle lettere polemiche, in Raccoglitore medico, 1879, vol. XIV, fasc. 12 e 13. [28] BMF, 1879, VI, 6, p.1. [29] BMF, 1879, VI, 7, pp. 5-6. [30] C. Bonfigli, I pellagrosi accolti nel 1879 nel Manicomio di Ferrara. Bozzetti clinici, Ferrara, 1882-83. [31] BMF, 1880, VII, 4, p. 5. [32] BMF, 1880, VII, 11, p.7. [33] BMF, 1882, IX, 6, p. 5. [34] La polemica con il Bonfigli rappresent� solo un momento di una ben pi� ampia " battaglia" di cui Cesare Lombroso fu protagonista per diversi anni nel mondo scientifico ed accademico italiano a sostegno della teoria tossicozeista della pellagra e contro i carenzialisti. Di tale scontro ideologico il recente libro di Pier Luigi Baima Bollone, Cesare Lombroso ovvero il principio dell'irresponsabilit�, Torino, 1992, pp. 49-69, offre un ampio resoconto. [35] D. Scavo, Op. cit., p. 2755. [36] BMF, 1883, X, 7, pp. 4-7. [37] A. De Bernardi analizza il significato dell'affermazione della teoria tossicozeista a livello legislativo.Egli sostiene che le tesi lombrosiane sull'origine della pellagra fornirono al giovane Stato italiano - per vari decenni, fino alla scoperta della vera natura della malattia - una base ideologica efficace per "organizzare un'iniziativa profilattica praticabile, cio� finalmente liberata dalla paralizzante preoccupazione di toccare gli assetti strutturali dell'agricoltura", fondata sulla grande propriet� fondiaria. "In sostanza il tossicozeismo apriva degli spazi di intervento, fino ad allora poco individuabili, perch� sul piano scientifico estrapolava il fenomeno pellagroso dal suo universo sociale, trasformando una malattia da fame cronica in un'infezione batterica, una grave patologia da povert� in una semplice questione di polizia sanitaria, di fatto governabile, almeno in parte, sulla base della legislazione vigente; lo riconsegnava inoltre ad una lettura tutta medica e sostanzialmente neutrale". A. De Bernardi, Pellagra, Stato e scienza medica: la curabilit� impossibile, in F. Della Peruta (a cura di), Storia d'Italia. Annali 7. Malattia e medicina, Torino, 1984 (citato in P. L. Baima Bollone, op. cit., pp. 59-60). |