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IL PENSIERO DI EUGENIO GADDINI

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Quella che segue � una raccolta certamente non esaustiva delle principali aree tematiche sviluppate da Eugenio Gaddini; sono state completate le sezioni evidenziate.

 

La teoria dell�imitazione.

Gaddini pervenne a formalizzare la sua teoria sulla imitazione nel 1969, a seguito di una laboriosa ricerca che affonda le sue radici nella percezione primitiva descritta da Fenichel, e basata sul materiale clinico derivato dal trattamento analitico di adulti nonch� dall� osservazione diretta di bambini affetti dalla sindrome della ruminazione.

Nel suo lavoro "Sulla imitazione" (1969a) Gaddini scrive: "Si pu� definire l�imitazione come quel meccanismo dell�attivit� psicosensoriale mediante il quale il S� infantile realizza una identit� magica con l�oggetto". (Gaddini E.1969a, p.330).

Nel 1974 Gaddini formula una definizione ancora pi� elaborata del suo concetto di imitazione: "Il meccanismo imitativo � e di conseguenza l�identit� imitativa � non richiede alcuna struttura psichica organizzata; al contrario esso � espressione di fenomeni mentali elementari (�), l�immagine allucinatoria � da considerare come un prototipo dell�imitazione, nonch� dell�identit� imitativa". (Gaddini E. 1974a, p.330).

Nel lavoro "Sulla Imitazione" egli delinea due aree di esperienza mentale, corrispondenti alla duplice disposizione del s� verso l�oggetto: l�area psicosensoriale, imitativa, e l�area psicoorale, introiettiva.

Nella prima fase, che copre all�incirca i primi sei mesi di vita, l�attivit� della mente � alimentata essenzialmente dalle sensazioni, prevalentemente di contatto, del funzionamento del corpo in relazione all�ambiente. L�oggetto � sperimentato dal bambino non come esterno, bens� come parte del s� fisico, che viene dall�interno.

L�evoluzione verso la successiva fase psicoorale � legata alle percezioni; verso la fine del terzo mese la mente infantile incomincia a incontrarsi con le percezioni, con le prime avvisaglie del processo di distacco che implica il primo riconoscimento oggettivo dell�essere separato. L�oggetto inizia ad essere percepito come esterno, promuovendo i desideri, i conflitti, le frustrazioni, l�angoscia istintuale.

Nei primi mesi di vita, nella visione di Gaddini, non ci sono che bisogni; nel bambino che comincer� ad esistere come S� separato ci saranno desideri.

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IMITAZIONE E IDENTIFICAZIONE

Nel saggio "Sulla Imitazione" Gaddini insiste sulla importanza di distinguere tra imitazione e identificazione. Sebbene gi� Freud avesse sottolineato la maggiore complessit� della identificazione rispetto alla imitazione, l�Autore � dell�avviso che nella letteratura psicoanalitica i due concetti non siano stati sufficientemente chiarificati. Sembra esservi tuttavia concordia tra gli psicoanalisti nel considerare l�imitazione come un disturbo dell�identificazione, e come un fenomeno pi� primitivo.

La Jacobson (1964), scrive Gaddini, si riferisce alle "prime identificazioni" come a quelle difese che consentono la internalizzazione di una realt�, prima frammentaria e selettiva, nel senso di oggetti parziali, e poi di oggetti interi, verso i quali la selettivit� dell�identificazione corrisponde agli interessi dell�Io. La prova di realt�, la formazione del senso di identit� e la formazione dell�identificazione di genere discendono, secondo la Jacobson, dallo sviluppo delle identificazioni.

Secondo Gaddini, ci� che precede queste "prime identificazioni" dovrebbe essere considerato come imitazione, in quanto mancherebbe quell�elemento di realt� che contraddistingue le identificazioni.

Le prime imitazioni riguardano soltanto la fantasia inconscia.

L�imitazione � una difesa di base e, come tutte le difese di base fa parte del primo sviluppo e porta, nei suoi aspetti normali, alle identificazioni attraverso l�integrazione con le introiezioni e con i meccanismi orali.

Imitazione e introiezione, a loro volta, differiscono tra loro. L�introiezione � una difesa dalla incorporazione, nel senso che il bambino la produce attivamente e fa la fantasia di mettere dentro qualcosa: � il corrispettivo mentale dell�esperienza di incorporazione. Essa esprime la disposizione ad "avere" l�oggetto, che viene in tal modo ritrovato, mantenuto. La fantasia imitativa � invece una difesa che si basa sulla illusione della continuit� originaria con l�oggetto, ed esprime ma disposizione ad "essere" l�oggetto, che viene in tal modo eliminato.

Imitazioni e introiezioni obbediscono al principio del piacere, mentre le identificazioni sono orientate nel senso di realt�. L�integrazione delle imitazioni con le introiezioni d� luogo alla formazione di identificazioni, le quali permettono all�Io di internalizzare mentalmente l�oggetto in modo stabile e duraturo.

Essere e avere sono integrate e portano all�"identit�". Questo � un vero senso di essere se stesso, separato, ma in relazione all�altro.

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IMITAZIONE E ILLUSIONE

E� stato Winnicott (1951), scrive Gaddini, il primo a parlare della importanza della illusione per la prima formazione mentale del S�, quando il bambino non � ancora, mentalmente, un individuo, e dipende in modo assoluto dall�ambiente che ha cura di lui. Winnicott ha anche mostrato quanto l�ambiente (la madre) contribuisca di norma con le sue cure a custodire e ad alimentare nel bambino la sua "illusione", e quanto psicopatogeno possa essere, per la mente infantile, il venir meno da parte dell�ambiente a questo compito di base.

Nel pensiero di Winnicott � opera della madre e delle sue prime cure collegare la spontaneit� del vero S� del bambino agli eventi del mondo esterno.

L�adattamento empatico della madre consente al bambino l�"illusione" che il seno sia parte di lui e sia creato da lui.

A proposito del rapporto tra il suo concetto di imitazione e quello di illusione scrive Gaddini: "La differenza con l��illusione� di Winnicott (1951) � che l�illusione era un�esperienza reale del S�, mentre l�imitazione � una difesa secondaria che tende a ristabilire l�esperienza dell�illusione. In altre parole, si pu� dire che l�imitazione � una difesa che si � forgiata sull�esperienza dell�illusione. L�imitazione dunque non pu� essere separata dalla formazione della fantasia e la fantasia non pu� essere separata dall�esperienza corporea". (Gaddini E. 1975a, p.364).

Osserva M.L. Mascagni (1994)che Gaddini aggiunge allo scoperte di Winnicott un�ipotesi sui presupposti biologici del processo creativo e che, l�oggetto della sua ricerca � "il modo in cui l�illusione si radica nel corpo, la relazione che essa ha con l�esperienza psicofisica". (p.33)

Per un accostamento tra il concetto di Falso S� di Gaddini e di imitazione di Gaddini, si veda R. Gaddini (1994) in Studi sul pensiero di Eugenio Gaddini.

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IMITARE PER PERCEPIRE E IMITARE PER ESSERE.

Gaddini muove dal concetto di Freud secondo cui esistono modelli di funzionamento mentale paralleli ai modelli di funzionamento fisiologici e riafferma la necessit�, anch�essa sostenuta da Freud, di non studiare tali modelli riducendoli a termini meramente fisiologici.

L�introiezione, ad esempio, costituisce il modello mentale parallelo a quello fisico di "mettere in bocca", di "incorporare per via orale". Sebbene l�introiezione origini dall�incorporazione, essa ha modalit� di funzionamento del tutto indipendenti rispetto alla incorporazione fisiologica.

Questo lascia supporre, scrive Gaddini, che una funzione mentale differenziata dal corpo esiste gi� nel momento in cui si instaura un modello di base parallelo a un modello fisico.

Gaddini indica nella memoria "un punto chiave del passaggio dal funzionamento fisiologico a quello mentale", perch� solo dopo che si � stabilita la memoria di un modello fisiologico pu� instaurasi il modello parallelo di apprendimento mentale. Quest�ultimo "� primariamente un apprendimento del funzionamento fisiologico".

Esso � ben rappresentato dai movimenti del feto in utero, che all�osservatore fanno pensare a una sorta di apprendimento dello spazio, ma che invece � corretto leggere "come un apprendimento fisiologico dell�organismo fetale, il �limite� spaziale del quale � in mancanza di una consapevolezza menale di s� � non pu� essere che quello del sacco amniotico che lo avvolge, consolidato dalla parete uterina. Se questi modelli funzionali fisiologici danno luogo via via, con lo stabilirsi della �memoria� e della sua mediazione, a modelli funzionali paralleli, ne consegue che questi modelli costituiscono la base dell�apprendimento mentale di un funzionamento fisiologico contenuto in un limite definito". (1980c, p.474).

La memoria che Gaddini definisce "fisiologica" � una memoria che non esce fuori dai circuiti fisiologici e che corrisponde alla continuit� del funzionamento fisiologico.

La nascita, intesa come improvvisa mancanza di un limite definito e sicuro, costituisce un importante stimolo al funzionamento mentale primitivo: per la mente infantile tutto ci� con cui l�organismo viene a contatto sensorialmente non sta per l�ambiente, ma per il limite di s�. La percezione primitiva, nel suo modello biologico, � fisicamente imitativa, e consiste in una modificazione del corpo in relazione allo stimolo. Pi� precisamente gli stimoli producono modificazioni del corpo accompagnate da sensazioni. Sono queste sensazioni-modificazioni corporee, che si possono far risalire ai primi movimenti fetali ed ancora funzionanti nelle prime settimane di vita, ad entrare nella memoria fisiologica.

Gaddini chiama il modello di funzionamento fisiologico relativo alle percezioni primitive "imitare per percepire".

La memoria che consente alla mente di emergere dal corpo � invece focale, circoscritta a frammenti del funzionamento biologico: essa "...riguarda lo specifico del funzionamento fisiologico e gli permette di acquisire un �senso� che fisiologicamente non ha. Un senso che non � attinente alla realt� oggettiva di quel funzionamento, e che perci� non pu� avere che un carattere magico." (1980c. p.478)

Alla "focalit�" dell�apprendimento e della memoria mentale contribuisce in modo determinante il carattere ritmico e ripetuto con cui i funzionamenti fisiologici, soprattutto quello alimentare, vengono registrati nella memoria fisiologica.

In assenza dell�oggetto, e per porre fine alle penose sensazioni che ne derivano, il bambino lo allucina, e vive come realt� l�esperienza appagante presentata nella mente.

Il modello fisiologico "imitare per percepire" diviene il modello psichico parallelo "in cui percepire diventa �essere�".

L�immagine allucinatoria � sentita dal bambino come parte del S� corporeo e non riferita a un oggetto � segna il passaggio dal modello fisiologico a quello psichico.

A tale riguardo Gaddini ricorda l�affermazione di Freud: "Originariamente, la semplice esistenza di una presentazione (nella mente) garantiva della realt� di ci� che era presentato". (Freud 1925a, p.199).

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PATOLOGIA DELL�IMITAZIONE

Ove le imitazioni non vengano integrate e siano usate di per s�, perch� mancano soddisfacenti esperienze orali, oppure se non possono ancora essere integrate, come accade nei bambini ruminatori, esse diventano delle difese patologiche.

Poich� non consente di internalizzare, l�imitazione non � una difesa strutturante. Originariamente infatti � una difesa elementare protettiva del S�.

Per quanto attiene alla psicopatologia infantile, Gaddini ipotizz� il meccanismo imitativo alla base della sindrome della ruminazione (o mericismo), che egli consider� una sindrome psicofisica, termine mutuato da Greenacre.

La risposta "psicofisica" dei bambini mericisti dimostra la capacit� dell�organismo infantile "di produrre, per cos� dire, autonomamente, mediante un massivo investimento libidico del tratto orogastrico la testimonianza fisica indispensabile alla positivizzazione dell�immagine endocorporea allucinata". (p.56).

Gaddini ritenne la ruminazione una patologia illuminante e ricca di stimoli per la successiva teorizzazione sull�imitazione.

Egli studi� inoltre il caso di Lance, un bambino di cinque anni e mezzo trattato analiticamente da Greenson, che si comportava esattamente come un adulto affetto dalla perversione del travestitismo. Il bambino si comportava in modo iperimitativo: egli diventava la madre e, quando giocava con un camion o un automobile, diventava egli stesso i suoi giocattoli.

Per quanto riguarda la patologia degli adulti, Gaddini riscontr� la presenza di imitazioni, accompagnate da fantasia di onnipotenza, nei disturbi del carattere in genere, frequente nell�omosessualit� maschile, nonch� nella perversione feticistica e nel travestitismo.

Pur avendo usato il modello primario bambino-seno, l�identit� imitativa descritta da Gaddini si estende al di l� della necessit� fisica della sopravvivenza, e vale a connotare un tipo di mancato rapporto che si svolge a livello di contatto, eludendo le introiezioni. (Gaddini 1974a, p.348).

L�imitazione pu� durare tutta la vita, e pu� essere la base della malattia psicosomatica, dove vi � uno sviluppo difettoso della rappresentazione mentale e della capacit� di introiettare che interferisce con la costruzione dei legami affettivi e simbolici.

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TRANSFERT IMITATIVO

Gaddini prest� particolare attenzione ad un tipo insidioso di transfert messo in atto da pazienti con patologia del s�, che sembrano impegnati in una relazione oggettuale con l�analista, mentre lo usano come confine di s� e fonte di contatto sensoriale per stabilire una identit� imitativa.

In tali trattamenti analitici al transfert tradizionale, inteso come ripetizione di esperienze passate, si accompagna un  transfert relativo ad esperienze che il paziente si trova a vivere per la prima volta: esse hanno a che fare con i bisogni di contatto sensoriale non corrisposti nel rapporto originario.

Gaddini ritiene che non sia facile per l�analista riconoscere il bisogno dell�oggetto dal desiderio dell�oggetto, poich� il paziente si avvicina al trattamento analitico come �promozionale di un rapporto� mettendo in atto meccanismi imitativi di un rapporto oggettuale.

Allo stesso modo non � facile comprendere attraverso quali modalit� l�Io del paziente possa partecipare al lavoro analitico  � spesso con una alleanza terapeutica clandestina � per evitare che il cambiamento nella struttura stessa dell�Io rappresenti una minaccia di annientamento per il s�.

Nella fantasia inconscia il paziente � l�analista.

Il transfert imitativo � una potente difesa contro il riconoscimento della separatezza dall�analista, che comporterebbe la perdita della propria personale onnipotenza. Tollerare tale situazione di anonimato � molto frustrante per l�analista ed il trattamento analitico stesso dovr� supplire a ci� che l�ambiente non forn� all�individuo durante l�infanzia.

Una modalit� di transfert imitativo pi� evidente � costituito dal transfert erotico, che maggiormente si avvicina al transfert istintuale, attraverso la trasformazione dei conflitti aggressivi in una situazione erotica e piacevole tramite il meccanismo di compenso.

Il silenzio e l�empatia dell�analista, in questi casi, varranno a rafforzare nel paziente il confine di S� e la costituzione di uno spazio interno in cui le interpretazioni potranno essere accolte.

Ogden (1989) ha richiamato la concettualizzazione di Gaddini ravvisando l�uso di meccanismi imitativi nei terapeuti all�inizio della loro formazione nei confronti dei loro supervisori. Egli ha inoltre paragonato la ruminazione descritta dai Gaddini a quei pazienti che �Anzich� creare al proprio interno uno spazio analitico in cui al soggetto sia possibile pensare e sentire i propri pensieri, sentimenti e sensazioni, (�) esemplificano una caricatura di analisi in cui ruminazione e imitazione si pongono come sostituti di un processo analitico�.(Ogden 1989, �p.62).

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Verso una teoria psicoanalitica dell�aggressivit�

Nel 1971 a Vienna, nel corso del 27� Congresso internazionale di psicoanalisi Gaddini espose le sue idee, pi� volte riprese ed elaborate, sul concetto di aggressivit� nella teoria psicoanalitica. Esse si basavano su una rilettura attenta e critica dei testi freudiani, ma anche dei contributi di altri autori, quali Melanie Klein.

Gi� durante la sua lunga riflessione sull�Imitazione nel 1968-1969 Gaddini si interrogava sulla natura dell�aggressivit� e sull�origine della fusione degli istinti. In una Nota dal titolo Istinto e Pulsione, pubblicata nella Appendice II degli Scritti, p.810 Gaddini precisa che "L�istinto � del S�, pu� prescindere da un oggetto esterno riconosciuto come tale, onnidirezionale. La pulsione � dell�Io, presuppone una struttura iniziale, il riconoscimento di un oggetto esterno come tale, � direzionale. Avvia la processualit�".

Con i suoi lavori sull�aggressivit�, "L�aggressivit�. Nota introduttiva" (1972a), "Aggressivit� e principio del piacere. Verso una teoria psicoanalitica dell�aggressivit�" (1972b) e "Oltre l�istinto di morte" (1972c), egli affronta la questione dell�utilit� euristica del punto di vista economico e di conseguenza l�intero problema della metapsicologia. In quegli anni un acceso dibattito si svolgeva attorno a tale tema; ma, a prescindere da sollecitazioni esterne, � tuttavia chiara la necessit� interna di questi lavori nel percorso del pensiero gaddiniano.

Lo studio dei fenomeni dell�area psicosensoriale pone infatti in primo piano il problema quantitativo proprio perch� il suo oggetto consiste in "processi di frontiera" (Gaddini, 1972c) fra biologia e psicologia. Qui va ricercata la causa della difficolt� di utilizzare il punto di vista economico e tuttavia dall�aspetto economico non si pu� prescindere. Infatti un fenomeno "pu� essere valutato in modo corretto dal punto di vista dinamico e genetico, nonch� da quello strutturale, ma se esso non viene valutato anche sotto l�aspetto economico, si va incontro a due eventi rischiosi. Il primo � quello di rimanere a livello di una corretta descrizione del fenomeno, ma di non giungere a darne una spiegazione. Il secondo � quello, molto pi� dannoso ai fini della ricerca, di non rendersi conto di ci�, e di ritenere che la corretta descrizione sia la spiegazione" (Gaddini, 1972c, p.289). Entrambi i casi si sono verificati in psicoanalisi e soprattutto nell�ambito della ricerca sull�aggressivit�.

L�ipotesi di Gaddini sulla pulsione aggressiva � quindi formulata in termini economici: non solo libido e aggressivit� sono fin dall�origine energie differenti, ma hanno anche un differente destino.

La libido, responsabile del piacere, � l�energia che acquister� qualit� psichica, mentre l�aggressivit�, responsabile della tensione penosa che mette in moto la scarica attraverso la muscolatura striata, per sua natura � soggetta soltanto a modificazioni di carattere quantitativo. Grazie ai processi di fusione viene tuttavia coinvolta nelle vicissitudini della libido e diventa utile agli "scopi psichici dell�individuo" (Gaddini, 1972b, p.278). Poich� il problema fondamentale di ogni essere umano � quello di "padroneggiare con le capacit� evolutive della propria energia libidica le forze dell�energia aggressiva" (Gaddini, 1972b, p.277), � grazie a quest�ultima che iniziano i processi di fusione e che la libido, costretta a seguire l�aggressivit� verso l�esterno, incontra l�oggetto.

Gaddini elabora la sua teoria dell�aggressivit� appoggiandola su due ipotesi di Freud. La prima � quella relativa al meccanismo fisiologico infantile che attiverebbe energia libidica quando la tensione dovuta a dolore e a dispiacere supera una certa soglia (Freud, 1905, p.512; 1924, p.9; Gaddini, 1972b, pp.273-274); la seconda � quella espressa in una lettera del �37 a Marie Bonaparte circa la disposizione originaria delle cariche libidiche e di quelle aggressive, le une interamente rivolte all�interno e le altre all�esterno.

Il meccanismo della prima ipotesi diventa per Gaddini il modello fisiologico di un primitivo meccanismo psichico che egli, mutuando ancora Freud, chiamer� "di compenso".

Tale meccanismo d� ragione delle prime esperienze di fusione della libido con l�aggressivit� e per affrontare in termini economici l�origine dell�immagine allucinatoria.

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Processo della scena primaria e formazione del padre

Sebbene il padre ed il concetto di �processo della scena primaria� formino oggetto di specifici lavori nel corso degli anni �70, sin dai primi casi clinici si pu� evidenziare una particolare attenzione di Gaddini alla personalit� del padre dei suoi pazienti, al luogo in cui essi dormivano da bambini nonch� alle loro esperienze di scena primaria.

Nel 1973 a Parigi, durante il 28^ Congresso internazionale di psicoanalisi, Gaddini formul� per la prima volta il suo concetto di �scena primaria� come processo, nel corso della Discussione del lavoro di Henry Edelheit �Crucifixion Fantasies and their Relation to the Primal Scene�.  Seguirono poi due scritti: �Formazione del padre e scena primaria� (1974a)  e �La Formazione del padre nel primo sviluppo infantile� (1975a). Tali temi verranno ripresi nei �Seminari argentini� (p.445) dove descrive il modo ed il contesto in cui si � venuta sviluppando la sua riflessione sulla figura del padre.

Il padre ed  il �processo della scena primaria� sono in parte i mezzi attraverso i quali il bambino esce dal suo mondo illusorio della �identit� imitativa�  a quello dei conflitti istintuali, desideri, riconoscimento dell�oggetto, consapevolezza della relazione dei genitori, sviluppo della identificazione, ed accettazione della realt� esterna.

La �scena primaria� � una �esperienza �ubiquitaria�, nel senso che la sua espressione non si limita alla patologia. E� un processo che si elabora lentamente ed � legato ai primi interrogativi del bambino sull�origine della vita, la nascita, la morte e la differenza dei sessi e delle generazioni.

Gaddini pensa che il bambino ha una serie di esperienza della relazione tra i genitori e che esse sono elaborate in fantasia e poi condensate in una speciale costruzione difensiva che pu� apparire come se il bambino avesse assistito al rapporto una sola volta. Egli paragona il diniego e la condensazione della scena primaria alla rimozione del complesso Edipico.

Il bambino tra i 4 ed i 6 mesi vive ancora in una situazione fusionale con la madre, in una relazione imitativa e non ancora oggettuale. Progressivamente egli comincia a sperimentare la  madre  come completamente diversa dalla madre familiare dell�identit� imitativa. Ella � estranea, inquietante, �aliena�, un mostro a volte con molte braccia e gambe come un ragno.

Il bambino vive in questo periodo profonde angosce, tra cui l�angoscia di perdita di S�, che comporta un vissuto di danneggiamento corporeo. Gradualmente il bambino, grazie allo sviluppo incipiente delle capacit� percettive, comincia a riconoscere questa �madre estranea�, la sua, come una persona separata. Ella diviene una �madre esterna�.

Il padre, quando � percepito, appare al bambino come se egli fosse la madre �estranea�, l�orribile mostro che attacca la madre del bambino dell�identit� imitativa. Nello sviluppo normale, a partire da questa posizione iniziale di �madre estranea�, il padre � percepito come separato, ed accettato come un aspetto dicotomico della �madre estranea�.

E� a questo momento che inizia il processo di differenziazione del padre dalla madre.

Quando la madre comincia ad essere percepita come �esterna�, il bambino la percepisce scissa in due immagini - madre estranea e madre esterna. L�inizio delle identificazioni infantili rende possibile il passaggio dalla madre estranea alla madre esterna e l�acquisizione del secondo oggetto, nel senso di un oggetto differenziato dalla madre, e la modificazione parallela del primo rapporto con lei.

Questi sviluppi continuano nel secondo e terzo anno, e Gaddini descrive l�ultima fase di essi come la �fase triangolare�. Nel pensiero di Gaddini il bambino � sommerso dall�esperienza della scena primaria, che � quella di un attacco nella sua identit� imitativa, che conduce ad un senso di automutilazione. E� questa una esperienza di perdita, di abbandono e disintegrazione dovuta alla sue pulsioni aggressive che vengono stimolate e ridirette all�interno interessando l�area psicosensoriale.

La libido, d�altra parte, viene in soccorso, essendo stimolata e mobilizzata per neutralizzare gli istinti aggressivi.

Gli scritti di Gaddini sul padre e sulla scena primaria sono pieni di esempi clinici efficaci � il caso del paziente, per esempio, che proietta sul padre non la madre �estranea� della scena primaria, ma la madre idealizzata della fase della identit� imitativa.

Questa concettualizzazione � utile non solo nella comprensione della patologia di donne che guardano i loro partner maschili come un aspetto scisso della loro madre, o uomini che preferiscono donne mascoline, ma anche la patologia che si incontra nelle perversioni, in cui i contatti fisici sono ricercati in modo casuale.

Il contatto fisico � un modo di realizzare una identit� imitativa di tipo primitivo, che solleva dalla ansie che accompagnano la separazione tra s� e l�altro.

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L�Organizzazione Mentale di Base

Gaddini perviene ad una prima definizione formale dell�Organizzazione Mentale di base nello scritto  Il S� in psicoanalisi (1982e): �Ci� che io tendo a ritenere � che nello sviluppo psichico dell�individuo umano si formi dapprima un�organizzazione mentale di base che chiamiamo S��. (p.569)

Due anni dopo torna su questo tema: �Per �organizzazione mentale di base� intendo la mente primitiva cos� come si � venuta organizzando nel periodo che va dal processo biologico della nascita al processo mentale della separazione incluso, processo a cui � stato dato il nome di �nascita psicologica�. Per questa ragione, l�OMB si pu� anche definire come l�organizzazione mentale di cui l�individuo dispone al momento della sua nascita psicologica�. (1984c, p.618)

Anche se la necessit� di usare il termine OMB si rende evidente per Gaddini solo dopo aver portato a termine la descrizione dei processi che giungono fino al costituirsi di un S� separato, la prima definizione e descrizione dell�OMB, di gran lunga precedente, fu quella di "area psicosensoriale della mente" (1969a). Gaddini separa il processo di organizzazione mentale del S� in due fasi:

La prima, che va dalla nascita biologica alla nascita psicologica, permette il riconoscimento della separazione e la formazione della prima rappresentazione in immagine del s� corporeo.

Questa fase pu� a sua volta essere distinta in:

1. lo stadio di �fusione�, in cui domina una onnipotenza magica e non ancora istintuale. A partire dalla nascita la psiche umana � in grado di apprendere, in modo �focale�, il funzionamento del corpo. La psiche primitiva ha la tendenza ad assimilare al proprio S� la realt� esterna ed oggettiva e all�opposto, di espandersi in uno spazio potenzialmente infinito, cosmico. Questo funzionamento bipolare �di assimilazione e di espansione� � caratteristico dello stato di non-integrazione,  alimentato dalle fantasie imitative primitive.

Gaddini definisce �spazio delle cose� lo spazio dell�ambito bambino-madre, oggettivamente condiviso ma soggettivamente autonomo, alimentato dai vissuti connessi alle esperienze corporee. Occupata dai bisogni primari, la nascente area mentale del S� � uno spazio senza struttura, senza un proprio confine, senza forma e senza tempo�. (p.394)

Le mente infantile non � in grado di distinguere un vissuto da un ricordo di un vissuto: la memoria ha una funzione attualizzante e la �realt�� nel vissuto infantile �coincide con �la concretezza� del funzionamento corporeo� (p.394).

2. lo stadio della separazione, in cui il vissuto � catastrofico. E� la fine della onnipotenza magica che � �risucchiata via in un non-S� gigantesco, mostruoso e avvolgente, da cui il neonato S� individuale si sente svuotato e pressantemente minacciato di totale annientamento". (1976-78, p.397)

La sola forza di cui dispone il S� individuale dispone � la spinta biologica a sopravvivere alla minaccia di annientamento. Tale forza mobilita le cariche istintuali. La collocazione periferica delle cariche aggressive, volte all�esterno, e di quelle libidiche, volte all�interno, contribuisce in modo essenziale a determinare nel S� il senso di un confine, con funzione di barriera contenente verso l�interno e di attacco e difesa verso l�esterno.

L�emergenza istintuale sostiene una nuova forma di onnipotenza, diversa da quella dell�illusione, che vigeva nel S� totale.

L�onnipotenza istintuale del S�, che si volge all�esterno in modo indiscriminato, si oppone a processi integrativi, presupposto della struttura psichica e del rapporto oggettuale.

Gaddini usa il termine di F.Tustin �manovre difensive� a proposito delle prime funzioni difensive del S�, non strutturanti, e diverse pertanto dalle difese vere e proprie dell�Io.

L�angoscia, che nella esperienza di perdita del S� totale si presentava come catastrofe, diventa nel S� separato �angoscia di perdita di S��. Essa � la difesa dominante in questo stadio iniziale dell�OMB, in quanto contrasta la tendenza naturale a ricostituire la fusione dopo la separazione.

L�insorgenza dell�angoscia di perdita di S� introduce nei processi mentali la dimensione del tempo, modificando in modo fondamentale la funzione della memoria: per la prima volta la memoria deve servire a preservare fuori, in uno spazio diverso da quello attuale, la catastrofe.

Anche l�angoscia entra cos� in un processo evolutivo spazio-temporale, in cui vanno ricercate le radici dell�attivit� istintuale dell�Io e dell�angoscia pulsionale che l�accompagner�.

Dalla capacit� del S� individuale di affrancarsi gradualmente dall�angoscia di perdita di S� dipender� la libert� pulsionale dell�Io o, invece, l�assoggettamento di questo ai bisogni del S�.

Se le cose procedono bene, l�angoscia di perdita di S� tende a diminuire, via via che il S� individuale si consolida nel proprio spazio.

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GLOSSARIO
In questo frame saranno descritte le voci di glossario selezionate nel testo.

 

 

Percezione primitiva

In una intervista rilasciata ad Adam Limentani, pubblicata nella introduzione alla edizione inglese degli Scritti, Gaddini riferisce di essere stato particolarmente attratto, fin dai suoi esordi in psicoanalisi, dalla percezione primitiva descritta da Fenichel: "All�epoca io ho capito che quelle non erano realmente percezioni ma piuttosto sensazioni. Il movimento dalle sensazioni alle percezioni, come lo vidi io, mi condusse a capire l�importanza dello sviluppo mentale in relazione al precoce sviluppo del corpo. Fui anche impressionato dalla misura in cui lo sviluppo delle funzioni corporee condiziona la mente, creando modelli di funzionamento che noi successivamente troviamo a livello mentale. Ci� suscit� il mio interesse nello studio del movimento dalle sensazioni alle percezioni sulla base del materiale clinico che ho accumulato." (Limentani A, 1992, p.1).

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Area psicosensoriale e area psicoorale

Gaddini descrive nel suo lavoro "Sulla imitazione" queste due aree di esperienza mentale, di cui fornisce una sintesi nel 1974.

- la prima, pi� antica, mette capo alla percezione primitiva attraverso il soma; le esperienze psicosensoriali tendono ad allontanare il riconoscimento dell�oggetto come "altro da s�" ed esprimono la disposizione ad "essere" l�oggetto; l�attivit� dell�area psicosensoriale si sviluppa secondo un modello funzionale - "imitare per essere"- che � l�equivalente psichico del modello biologico della percezione primitiva ("imitare per percepire") e conduce all�immagine allucinatoria, alle fantasie di fusione attraverso l�identit� magica con l�oggetto e alle imitazioni, nella direzione di "essere" l�oggetto, e quindi di non riconoscerlo come esterno e separato;

-la seconda � invece � connessa invece al graduale riconoscimento percettivo di stimoli esterni al S�, come avviene attraverso l�attivit� orale; si sviluppa attraverso il modello funzionale della introiezione, equivalente psichico del modello biologico della incorporazione e conduce alle fantasie di fusione attraverso l�immissione dell�oggetto nel proprio S�, nella direzione di "possedere" l�oggetto, ci� che comporta il graduale riconoscerlo come esterno al S� e il dover confrontarsi con la dipendenza reale dall�oggetto. (p.328).

E� da rilevare che secondo Gaddini lo sviluppo psicoemotivo non avviene secondo un modello evoluzionista, bens� "processuale": all�inizio la psiche si manifesta nel corpo attraverso sensazioni di piacere-dispiacere ed in seguito raggiunge una organizzazione pi� complessa rappresentata dalla relazione oggettuale.

Tale percorso dal somatico al mentale non � lineare e nelle relazioni oggettuali possono coesistere scambi continui tra livello pi� arcaici e pi� differenziati.

Per un approfondimento della visione "processuale" del processo di crescita in Gaddini, si veda S.Lambertucci-Mann (1999), p.25-28.

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Immagine allucinatoria

L�immagine allucinatoria compare a un certo punto del processo di libidizzazione della zona orale e costituisce "la prima manifestazione mentale corrispondente al protomeccanismo fisiologico che tende a contrastare le cariche aggressive rifluenti all�interno (assenza dell�oggetto) mediante la sovrapposizione di cariche libidiche" (Gaddini, 1972b, p.276, nota 29).

Per quanto attiene infine alla disposizione originaria della cariche libidiche e aggressive ipotizzate da Freud nella lettera suddetta, Gaddini ne far� per cos� dire il modello topico dell�organizzazione mentale di base, in quanto "rappresentazione attendibile della situazione economica nei primi tempi della vita".

Nel 1974, nel suo scritto "Formazione del padre e scena primaria" Gaddini sintetizza il suo pensiero sull�imitazione, sull�aggressivit� e sulla genesi del rapporto oggettuale nel processo della scena primaria e congiunge il problema lasciato irrisolto dalla scuola kleiniana sul "capire dove e quando sorge l�aggressivit�", con quello di dove e quando inizi la scoperta dell�altro da s�, cio� del secondo oggetto.

A questo proposito il pensiero di Gaddini diverge apertamente dalla teoria kleiniana che prevede, fin dalla nascita, una relazione con l�oggetto.

Se l�aggressivit� esiste fin dalla nascita, solo pi� tardi ella acquisisce un significato psichico, quando il funzionamento dell�Io gli permette di stabilire un legame con l�oggetto.

Anne Hayman ha sottolineato che nonostante le divergenze di Gaddini con le vedute della Klein, c�� tuttavia coincidenza tra il pensiero di questo Autore, sul compito della libido di addomesticare l�aggressivit�, con quello espresso da P. Heimann e S. Isacs in una delle molte conclusione dei famosi scritti kleiniani del 1943 riguardanti le "Discussioni Controverse". (Hayman A.1993).

Per quanto concerne la clinica, Gaddini ritiene di fondamentale importanza che l�analista capisca se il paziente lo "attacchi" come un oggetto, oppure solamente come mondo esterno, per evitare di perdersi in una sorta di interpretazione dinamica oggettuale, che, di fatto, non � ancora possibile.

L�immagine allucinatoria, prototipo del pensiero secondo Rapaport, � considerata da Gaddini "anche come prototipo dell�imitazione". (p.162).

Essa � descritta come una dei prodotti dell�attivit� psicosensoriale, anzi come il primo passo avanti rispetto alle percezioni primitive e segna il passaggio dal modello fisico "imitare per percepire" al modello psichico parallelo "in cui percepire diventa �essere�".

Nel lavoro "Immagine corporea primaria e periodo fallico", presentato ad un Convegno di Psicoanalisi nel 1959, immagine allucinatoria e prima immagine del S� tendono a sovrapporsi e a coincidere nella concettualizzazione di Gaddini.

Negli anni successivi cominceranno invece a distanziarsi: l�immagine allucinatoria, definita come fantasia imitativa primitiva, priva di immagine e chiusa nel circuito corpo-mente-corpo, fantasia nel corpo , si sposta verso il polo biologico. Al contrario la genesi della fantasia sul corpo � connessa alla formazione di una prima immagine del s� corporeo, scopo precipuo della organizzazione mentale di base. Per queste fantasie si apre una via di accesso alla rappresentazione; esse sembrano essere le prime rappresentazioni mentali del S� corporeo, legate a un�immagine elementare di forma rotonda e precedono il processo primitivo del senso di identit� e quindi dell�immagine corporea. (p.509, nota 1).

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Ruminazione o mericismo

Renata ed Eugenio Gaddini condussero una ricerca negli anni 1950-1958 su sei bambini ricoverati per mericismo presso la Clinica pediatrica dell�Universit� di Roma.

La ruminazione o mericismo era allora descritta come un quadro poco noto ai pediatri e pressoch� sconosciuto a molti analisti, molto grave per la sua mortalit� elevata. Questo disturbo precoce dell�alimentazione si manifestava non prima del terzo mese di vita, ed era spesso preceduto da altri due stadi, il primo dei quali caratterizzato da un disturbo della nutrizione con diarrea e vomito prolungato e il secondo dalla graduale trasformazione del vomito in ruminazione. Il disturbo della nutrizione aveva inizio in chiara connessione temporale con un brusco e precoce svezzamento.

I risultati di questa ricerca mostrarono che la maggior parte dei bambini erano stati sottoposti a un regime di deprivazione fisica o psichica, dopo un periodo in cui il rapporto con la madre era stato relativamente gratificante. Questi lattanti avevano subito delle frustrazioni orali relative, e non assolute, secondo Gaddini. Le madri erano descritti come personalit� immature, la loro relazione con i bambini era caratterizzata da ambivalenza, angoscia di morte, e soprattutto un sentimento di inadeguatezza nei confronti dei loro bambini.

Gaddini mise in relazione le reazioni fisiche osservate nei bambini deprivati delle cure materne con i fenomeni imitativi. Infatti i neonati stimolavano attivamente ed in modo ritmico l�interno della bocca e del palato con il pollice. In tal modo provocavano delle contrazioni della muscolatura liscia dell�epigastrio; in seguito essi interrompevano ogni contatto con il mondo esterno e sembravano vivere una sensazione di intenso benessere accompagnata dal rigurgito del latte dalla bocca. La loro espressione di beatitudine li rendeva simili ai bambini che terminano la poppata al seno. Gaddini pens� che questa attivit� fosse accompagnata da una fantasia in cui il bambino imitava l�allattamento che la madre aveva bruscamente interrotto. Ritirandosi dall�esperienza frustrante, essi l�annullavano magicamente, allucinando l�esperienza soddisfacente. Essi divenivano la madre assente.

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