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L'ospedale psichiatrico � stato in questi
anni criticato nei compiti assistenziali e curativi, smascherato quale strumento
di pura custodia, considerato luogo inadatto e sconveniente per la gestione
della controversa figura della "malattia mentale". Tale corrosione d'identit� � iniziata nel nostro paese negli anni sessanta con l'esperienza goriziana di Basaglia, si � definita nel settembre '77 a Trieste ed � infine stata sancita dalla legge. E' cos� giunto il momento di ripercorrere,
con il necessario distacco, le linee essenziali di questa singolare istituzione,
cercando di illuminarne il complesso senso e l'ambiguo ruolo non solo in
rapporto all'ideologia psichiatrica ma alle esigenze socio-politiche che l'hanno
improntata. L'analisi, che andrebbe estesa a tutto l'ambito di affermazione
della borghesia e alle culture che portano il segno di questo spirito, viene qui
limitata all'Italia, dove peraltro la disparit� del divenire storico e degli
aspetti antropologici tra le varie aree solleva non lievi questioni. A tessere la trama vi � pi� di un nodo.
Una prima difficolt� si incontra nel raccogliere notizie sicure sulle diverse
fabbriche, sui tempi di progettazione e costruzione, sugli arrangiamenti, sugli
ampiamenti. Le strutture si presentano come palinsesti di lettura non agevole.
In molti casi l'istituzione tuttora esistente e di cui vi � credibile
documentazione � stata preceduta da un'altra o da altre le cui notizie
risultano imprecise e lacunose. I dati che si assommano sembrano essenzialmente
soddisfare una spigolatura antiquaria, mentre fare la storia di un �ospedale
consisterebbe nel portare alla luce l'archivio di quest'ospedale nel movimento
stesso della sua formazione come un discorso che si sta costituendo e che si
mescola al movimento dell'ospedale, alle istituzioni, modificandole e
riformandole. Si tenterebbe cio� di ricostruire il groviglio del discorso nel
processo e nella storia�. Si tratta quindi di superare l'accidentalit�
del dato e di contestuare le vicende delle istituzioni e delle scelte di
politica ospedaliera nel reale sfondo sociale ed economico che le permea e
sostiene. Non mancano di offrirsi all'osservazione precisi punti di riferimento
e di connessione che permettono di legare un periodo di storia di un ospedale a
uno scompenso dell'ambiente corrispondente e all'esplodere critico di pretese di
emarginazione. A volte invece queste relazioni non appaiono cos� evidenti,
anche per la frammentariet� della nostra informazione, e sono deducibili da
considerazioni pluridimensionali. Inoltre i dati sulla costruzione e in genere i
rilievi esterni che ne possiamo ricavare aprono sono spiragli sulla vita interna
dell'istituzione, sull'andamento e sulle caratteristiche della sua popolazione,
sulle persone preposte a dirigerla e sul procedere della gestione con le sue
continuit� e discontinuit�. Infine la storia di un determinato ospedale viene
da noi seguita secondo una linea unidirezionale, in una dimensione diacronica
senza che ci sia concesso di percepire lo spessore di un ampio accadere
istituzionale mancando di momenti di sincronia nei quali possano venir prese in
esame altre istituzioni (e non solo quelle �totali�). E solo la tangibilit�
di tali raffronti e comparizioni riporterebbe gli sviluppi delle strutture
all'evoluzione delle ideologie della diversit� e consentirebbe di valutarli
organicamente alla storia. Queste istituzioni tardorinascimentali si
mantengono con pochi cambiamenti sino al secolo dei lumi e sino alla pretesa di
una nuova, pi� efficiente razionalit�. Nel '600 infatti pi� che costruzioni specifiche per la follia si
allestiscono, sull'esempio francese, concentrazioni di �disoccupati� a Napoli,
Genova, Roma e in Savoia. La
necessit� della psichiatria e della sua regola � cos� posta e il S. Bonifacio
di Firenze pu� essere considerato il primo ospedale psichiatrico sensu stricto. Tuttavia lo squilibrio evolutivo dell'ecomia del
paese fa si che l'estensione di questi istituti rimanga limitata e che
l'amministrazione della devianza continui secondo il vecchio modello delle Opere
Pie: Monti di Piet�, Monti frumentari, Santuari, Ospizi con disposizioni di
benefattori locali. Inoltre lo spazio psichiatrico non ha autonomia. Per quanto
concerne le strutture l'abolizione dei conventi offre locali alle esigenze
segregative. L'assistenza di religiosi e confraternite d'assistenza hanno
ovunque largo predominio. Il primo '800, anche quello non
direttamente ispirato alla Rivoluzione e alla politica napoleonica, subisce
comunque un indirizzo prevalente francese e la richiesta innovativa in senso
medico � temprata dal progetto costante di una riabilitazione �morale�. La
stessa sicurezza positivistica della frenologia � integrata a una visione
rieducativo-ortopedica in molti suoi sostenitori. Gli psichiatri non sono del
resto tutti medici, e anche i fautori della svolta clinica privilegiano nella
prassi un miglioramento sociale vagheggiato in modo utopico (nonostante
l'affermazione della �clinica�, da noi col Rasori, sia in questi anni
radicale). Cos� il manicomio o morotrofio o asilo (il
nome di ospedale compare nel 1881) � programmato come luogo alternativo a un
mondo esterno travagliato e sconvolto e pensato come una cittadella ideale, un
falanstiero laborioso, di cui il direttore non � solo medico ma ha tutti i
poteri possibili, fisici e morali. Questo modello, francese e firmato Esquirol,
diventa attuale e consapevole in Italia nel terzo e quarto decennio dell''800
(quando vengono tradotte le opere di Pinel ed Esquirol). Dopo i nuclei antichi e
la riforma settecentesca abbiamo il terzo strato del palinsesto. Le esperienze
principali avvengono a Palermo e a Reggio Emilia. A Palermo la Real Casa dei
Matti (1824) cui d� regola il Pisani (1827) con il Galloni inizia la pi� forte
tradizione manicomiale del paese, con un immediato aumento delle degenze. In
Toscana Siena ha sede autonoma rispetto a Firenze nel 1818 e Lucca si amplia nel
1829. Perugia � del 1824. Nelle Marche si ricostruiscono Pesaro, 1829, e
Ancona, 1840. A Bergamo viene riattata il convento di Astino nel 1833. Torino
(via Giulio) � del 1834, Genova (via Galata) del 1835-40. L'organizzarsi di
questa rete che prelude alla successiva scelta ideologica in senso clinico ci
appare in tutta evidenza nelle parole di un protagonista, Carlo Livi: �Fino al
1840 si pu� dire che l'Italia conservasse sempre una certa superiorit� in
fatto di Manicomi. Le sagge e temprate tradizioni del Chiarugi continuavano a
Bonifazio. Il Linguiti in Aversa, il Pisani in Palermo, avevano aperto nuove e
intentate via alla cura de' pazzi... in essi il cuore e l'immaginativa pi� che
la scienza dell'uomo fisico primeggiava. N� meno benemeriti per savie riforme
si resero il Galloni a Reggio, il Gualandi a Bologna, il Lodoli a Siena, il
Massari a Perugia. I medici e con le parole e con le opere non se ne stavano; i
governi poco e male corrispondevano: ma pure le condizioni de' pazzi
miglioravansi dappertutto. Le catene erano state bandite dovunque e solamente a
Roma, all'ombra delle somme chiavi, duravano�. Ma con il 1840, anche
politicamente, un'epoca si chiude. La clinica ha dunque bisogno di un luogo
preciso, i vecchi conventi non servono pi�. L'affermarsi di una nuova
generazione borghese esaurisce la delega ai religiosi e alle confraternite. Non
pi� benefattori o intellettuali illuminati ma amministratori e tecnici si
assumono la preparazione di metodi razionali di controllo. Per rompere il provincialismo si
intraprendono viaggi, si ordinano sopraluoghi, si stendono e pubblicizzano
progetti. Tipico � il lungo viaggio del Girolami in Italia e in Europa prima di
decidere l'assetto del manicomio di Macerata. Interessante � che siano
psichiatri come il Miraglia e il Gualandi a tracciare i progetti architettonici.
In questi progetti un rilievo appare essenziale: all'utopia della cittadina
alternativa s'aggiunge una preoccupazione custodialistica e divisoria (concorde
alla tendenza nosografica classificatoria) che in fondo la contraddice. Tale
antinomia di struttura svela il significato riposto della polemica di prassi
circa il �non-restraint�. Il modello gestionale del manicomio �
quello di una gerarchia verticistica che identifica nella figura del direttore
un elemento portante e giustificante l'intera istituzione. Il direttore avoca a
s� ogni potere, anche amministrativo (donde contrasti cronici con gli
amministratori e relative tensioni). Il direttore risiede in manicomio e non pu�
allontanarsi. La sua figura minutamente descritta in ogni auspicabile
caratteristica deve promuovere il processo rieducativo e armonizzare della
psichi che isolamento e custodia si propongono. Inoltre il direttore dirige la
ricerca scientifica, colleziona reperti, prepara statistiche. Scrive il Miraglia:
�Il manicomio deve avere un Capo e niente pi� di un Capo; e questo Direttore
capo dev'essere alienista sperimentato... imperocch� l'ospizio � di natura s�
speciale che ogni precetto ordinario non solo potrebbe raggiungere ma
sconvolgerebbe ogni pratica del Manicomio... Il Direttore alienista ch'� il
centro di movimento e di vita di s� interessante Instituto presiede al ramo
medico e disciplinare che direttamente ne dipende... Pel primo il Direttore d�
i precetti generali delle classificazioni, sorvegli le cure in massa, consiglia
i precetti morali, passa la visita...� L'efficienza dei piemontesi nel promuovere
l'unit� comporta una politica di riforme e l'affermarsi graduale di questa
linea manicomiale, i cui ideologi si vedono ricompensati con le prime cattedre
universitarie annesse ai manicomi. Del 1859 � il manicomio di Ferrara che
sembra corrispondere alle fantasie di colonizzazione del Farini nelle Regie
Provincie dell'Emilia: �Ho fatto il colpo. Ho cacciato gi� i campanili e
costituito un governo solo... tutte le leggi, i regolamenti, i nomi, ed anche
gli spropositi, saranno piemontesi�. Seguono in Emilia: Bologna, 1868; Parma,
1973; Piacenza, 1876. Del '65 � Catania e nello stesso anno a Milano Mombello
sostituisce la Senavra. Nel '70 � istituito Racconigi e si inizia l'ospedale di
Novara (pronto nel '75). Due istituzioni in cui maggiormente si concretano gli
ideali degli psichiatri-progettisti sono Macera e Siena nel '71. Nel 1871 il Girolami, inaugurando Macerata,
suggella la sua ortopedia: �siamo convinti che nei morbi mentali sono le mura
del Manicomio che in gran parte risanano: sono i collettivi espedienti igienici,
la quiete, le occupazioni, le distrazioni, l'ordine infine che grandemente
coadiuvano il buon risultato; � altres� la forza morale che promana dalla
persona del Direttore... Non pu� dirsi quanto giovi al malato di mente il
vedersi predistinto dall'amorevolezza del Capo dello Stabilimento, e il vedersi
talora ammesso alla sua mensa, e consentendolo la propria civile condizione
l'esser chiamato a partecipare alla conversazione di lui, a godervi qualche
trattenimento musicale, e contribuire agli stessi semplici convegni di lavoro e
di passatempi quotidiani della famiglia. Tal metodo potr� ripetersi in qualche
opportuna ora anche dalla Ispettrice, pel compartimento delle donne...�. �L'intuonazione
dell'Asilo� cos� vagheggiata, sottoposta alla �parola d'ordine emanata e
raccomandata dal suo Capo�, conferisce al manicomio la caratteristica di una
cittadella distaccata dalla storia, con una sua organizzazione e un suo scambio
interno. E' del resto proprio in questo periodo che i manicomi hanno la loro
stampa che, prima di essere rivista scientifica, � resoconto di questa
collettivit� separata. I connotati positivi dell'impresa
manicomiale, il loro entusiasmo rieducativo si scontrano per� ben presto con le
richieste, senza mezzi termini reazionarie, del corpo sociale e del suo sviluppo
borghese. L'assestamento del paese nei primi venti
anni (1861-1881) � drammatico. L'allargamento territoriale � ordinato da
un'ossatura centralizzata, mutata dalla Francia di Luigi Filippo, e presto si
delinea il contrasto con le esigenze periferiche e si accentuano gli squilibri
della struttura composita tra Nord e Sud. Grave � la frattura tra le due Italie.
L'amministrazione � articolata in provincie dipendenti dal Ministero degli
Interni, la regionalizzazione � respinta. E sono le provincie, che controllano
il potere politico attraverso l'elettorato, a gestire i manicomi. Il disagio delle classi povere non si fa
attendere: al Sud abbiamo il brigantaggio e le sollevazioni siciliane (1861-70),
nel Nord la rivolta contro l'imposta sul macinato specie in Emilia (1869-70). Cos� per la prima volta il governo nel
1881 si occupa di alienati e di manicomi. Depretis, classista gi� nelle
distinzione tra malati ricchi e malati poveri, riprende una proposta di Nicotera
ispirata alla linea toscana. Si noti che il governo Depretis, 1881-1887,
e il primo secolo umbertino, vedono la nascita dell'industria pesante e
l'aumento vertiginoso di richieste di scambi e di energia. Le ragioni
industriali e commerciali sono forti tanto da spostare l'asse politico verso la
Germania e l'Austria (1882). Intanto le classi povere pagano pesantemente, tra
l'81 e l'85 il consumo pro capite tocca bassi mai raggiunti, le campagne si
spopolano, per il Sud domato nel sangue il brigantaggio si apre la migrazione
transoceanica (1876-1886). La psichiatria acquisisce una precisa
fisionomia, la sua ideologia positiva (nella sue due correnti di Reggio Emilia e
di Torino) si accorda alla necessit� industriale. Concorde alla politica l'asse
ideologico dalla Francia si sposta verso la Germania. Nel 1882 si attua il decentramento di Como
rispetto a Milano. In Toscana si costruisce Volterra nell'80, si termina la sistemazione
di Lucca, iniziata nel '70, nell'83; si amplia Siena nell'84. Al Sud la crisi �
segnalata da Catanzaro (1881), dalla ristrutturazione di Palermo (1883), da
Nocera (1882) voluta espressamente da Nicotera. Si precisa un'ideologia istituzionale
intermedia tra manicomio e carcere, il Manicomio Criminale. La discussione si
serra in un giro stretto di anni: Lombroso, Biffi, 1872; Monti, Cappelli,
Tamburini, 1873. A livello parlamentare il problema � sostenuto da Augusto
Righi e nel decennio successivo oltre alle unit� di Aversa, Montelupo e Reggio
Emilia si creeranno sezioni criminali presso molti manicomi. L'idea del manicomio come struttura modello
di riabilitazione fisico-morale gradualmente si vanifica. Le scuole positive si
impegnano a dar veste �scientifica� al controllo e all'emarginazione.
L'avvicinamento alla rigida psichiatria tedesca viene incontro ai �disegni di
legge per assicurare meglio la difesa sociale� (gabinetto Rudin�) che
culmineranno nella legge del 1904. La voce psichiatrica diventa preoccupante
per il bilancio e il lungo contrasto tra Provincie (soldi degli agrari) e Comuni
(soldi dello Stato) ritarda le norme legislative e inasprisce le discussioni
parlamentari. Nicotera nel 1891 riconosce che �l'accrescimento vero ed
apparente dei pazzi minaccia le economie e la sicurezza dello Stato�. Non
facendo alcun conto della mascheratura clinica del problema, si insiste presso
gli ospedali perch� il ricovero si limiti ai pazienti �pericolosi�. Tuttavia
la politica dell'emarginazione ha una logica evolutiva che non s'arresta. Il
1898 � l'anno vertice di questa escalation: i ricoverati, 12.000 nel 1874, sono
36.900. Con Crispi inizia la sistemazione della
Sicilia: Messina 1888, Palermo 1890. Udine e Teramo sono del 1889. Quindi tra il
'90 e il '900 l'attivit� costruttiva e ricostruttiva � febbrile: Cremona,
1890, con l'aggiunta di Sospiro, 1900; Bergamo e Castiglione delle Stiviere,
1892; Brescia e Genova-Quarto, 1894; Imola (Lolli) 1895; Alessandria, Vicenza,
Verona, Imola Scaletta, Casale nel 1896; Firenze tra il 1896 e 1898; Sassari e
Ancona, 1898; Perugia, Roma e Ceccano, Lecce nel 1900. Ad apertura di secolo ci
si occupa anche delle strutture manicomiali di Venezia e la polemica che vi si
accompagna favorisce una pronta discussione della legge. Anche le costruzioni
che si svolgeranno nel primo decennio del '900 sono per gran parte il risultato
della discussione e dei progetti di questo decennio. Ecco la situazione ad apertura di secolo:
�... Il numero dei ricoverati deve aumentare costantemente, almeno per quanto
� lecito presumere, perch� la pazzia aumenta di per s� e con maggiore rapidit�
quando le condizioni economiche peggiorano, perch� va sempre scemando il
ritegno che le famiglie hanno a far ricoverare i loro malati, e anzi qua e l�
si vede sorgere vivo il desiderio di rinchiudere i propri infermi nel Manicomio
e una ripugnanza a trattenerli fuori. Inoltre la riapertura di nuovi Manicomi va
diminuendo la spesa e il disagio che talvolta oggi si incontrano, per provvedere
ai ricoveri e li rende sempre pi� facili e pi� numerosi... le cattive
condizioni economiche generali, facilitando le recidive, accrescono le
riammissioni...�. Il governo di restaurazione liberale, in
attesa della crisi, formalizza questa filosofia del sociale con la legge del
1904, con il regolamento del 1909 e curando che i manicomi preventivati vengano
portati a termine. Negli
anni che separano dalla prima guerra mondiale le iniziative edilizie sono
numerose. L'allestimento del nuovo S. Maria della Piet� a Roma termina nel '14.
Anche il nuovo ospedale di Perugia iniziato nel '900 si protrae sino al '24.
Ancona � del 1901, Arezzo � del 1904, L'Aquila del 1905. Un gran numero di
nuovi istituti coincidono con la fine del primo decennio, in corrispondenza del
regolamento di Giolitti: Padova, 1907; Napoli, 1908; Rovigo e Sondrio, 1909;
Genova-Cogoleto e Treviso, 1910; Feltre, 1911; Mantova e Cagliari, 1912; Torino
Savonera, 1913. Un bilancio della politica espansionistica
psichiatrica � tentato nel 1918, a guerra appena conclusa, dal Tamburini il
quale non parla pi� di utopie e di cure ma solo di aspetti custodialistici,
ritenendo obbligatorio il ricovero dei casi di pazzia anche quando non siano
pericolosi. Questa realt� dell'ordine e della
repressione e del contemporaneo esaurirsi di una pretesa clinico-scientifica �
la linea del periodo fascista. Tramontato ogni entusiasmo riformatore e
alternativo, ogni ottimismo positivo, le istituzioni si riducono gradualmente a
quella ripetitivit� e a quello squallore ancora largamente diffuso fino a
pochi anni fa. Le
terapie di shock e la psicochirurgia, con le loro caratteristiche di
annientamento, contribuiscono in modo decisivo a che l'irrequietezza della
diversit� diventi silenzio e vuoto. Nell'immediato dopoguerra sono le zone
teatro delle operazioni a veder consolati i propri guai con manicomi: a Udine si
aggiungono le unit� di Sacile e S. Daniele, a Gorizia viene attuata una
ricostruzione. Si ereditano Trento e Trieste costruiti negli ultimi sussulti
dell'impero asburgico. Ampliamenti si attuano a Feltre e Pergine. Tuttavia
� soprattutto nel Sud che il fascismo esprime una politica psichiatrica:
Siracusa, 1930-35; Bisceglie, 1933; Agrigento, 1931; Reggio Calabria, 1932;
Trapani, 1934. L'amministrazione di Reggio Calabria
proclama all'inaugurazione dell'ospedale: �Il problema dell'assistenza
ospedaliera ai malati di mente non � un capitolo del bilancio o una semplice
questione amministrativa, � un problema etico-sentimentale, � un'affermazione
morale e umanitaria... i poveri folli nostri, riuniti in un ospedale
modernamente attrezzato, sorriso dal cielo e dal mare, curati con ogni amore e
con ogni mezzo che la scienza offre, benediranno il Duce, animatore di ogni
opera di umana redenzione�. Lo psichiatra concretizza questa morale: �Bisogna
difendersi contro i fattori di decadimento mentale; occorre rafforzare le
strutture psichiatriche, ricercando e sterilizzando i germi che possono agire
come cause disgenetiche della Razza. L'ospedale psichiatrico sottrae alla
procreazione elementi inadatti... Popoli che regrediscono verso pervertimenti
istintivi e si dilaniano in costruzioni dislogiche; che sono presi da deliri
collettivi, o da esaltamenti mistici, paranoici o mitomaniaci, son popoli che
vanno verso il tramonto...� Scoperta la sua importanza razzistica la
psichiatria diventa strumento del regime e anche la costituzione di nuove
provincie non pu� che essere completa di manicomi: Rieti, 1932-44; Vercelli,
1937; Varese, 1938. Tuttavia il pensiero psichiatrico si
distrugge allo stesso modo in cui vengono annichiliti i pensieri dei pazienti.
Gli psichiatri si difendono occupandosi di neurologia, la popolazione
psichiatrica costituisce non pi� interesse di ricerca ma carico di custodia.
Tra il '26 e il '42 vengono costruiti negli ospedali psichiatrici molti reparti
neurologici, che concentrano le attenzioni dello staff con definitivo abbandono
della gestione psichiatrica. Dopo la caduta del fascismo e la seconda
guerra mondiale, il paese non trova per lungo tempo la forza di modificare
l'avvilimento delle istituzioni. Una singolare iniziativa manicomiale riguarda
Roma e il meridione, e si costituisce come una ripresa di assistenza religiosa
ottocentesca: Foggia, 1949; Potenza, 1955-57; Guidonia, 1960. I progetti per
altre costruzioni, in particolare per le provincie che ancora mandano malati
altrove, si insabbiano tra discussioni, progetti e appalti. In qualche caso le
indecisioni terminano con il rustico del fabbricato o con il suo primo piano. La politica del controllo territoriale,
timidamente iniziata negli anni venti gi� dopo i trionfi di Tamburini, appare
in fondo pi� consona alla sua economia di controllo. I manicomi, fatiscenti,
ansimanti come grandi macchine sgangherate, incapaci di sostenere il connubio
tra �ragione medica e ragione architettonica� sopravvivono anacronisti. In
attesa che la legge ne sancisca la cancellazione.
Filippo Maria F |