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Proporremo
gradualmente una serie di schede relative ai vari manicomi italiani. Ciascuna
scheda tenta di delineare la storia dell'istituzione, dalle vicende che ne hanno
motivato la nascita fino a integrare eventi
che ne hanno costituito il senso storico. Viene posta particolare
importanza alle figure degli psichiatri che vi hanno lavorato e ai cambiamenti
strutturali ed istituzionali che possono essere analizzati rispetto alle vicende
pi� ampie della psichiatria Italiana. Si tratta, nella maggior parte dei casi,
di seguire il percorso di fondazione della psichiatria italiana dagli inizi
dell' '800, alla unificazione del Regno, fino al periodo postbellico e,
parallelamente alla evoluzione della psichiatria-morale, preoccupata
nell'individuare il senso patogenetico delle passioni (e, corrispondentemente,
la funzione terapeutica della "disciplina degli istinti" attraverso la
cura morale), fino alla costituzione della psichiatria-freniatrica
preoccupata di individuare un proprio oggetto di specificit� nelle ricerche
neuropatologiche. Ciascuna
scheda non ha un senso compiuto e, tantomeno, una struttura definita, ma potr�
essere di volta in volta aggiornata anche, magari, attraverso contributi che
potranno pervenirci da eventuali collaboratori. Il progetto � di aprire uno
spazio in cui raccogliere contributi vari e sparsi attraverso cui delineare un
profilo del livello dell'assistenza (e della disciplina) psichiatrica nelle
varie fasi storiche fino a poterle collegare alla realt� attuale.
1.
Como Nel 1857 si
impone a Como di ritirare i malati dalla milanese Senavra e di sistemarli
altrimenti. Cos� nel 1861 si allestiscono in via provvisoria dei locali presso
l'ospedale di S.Anna. Viene quindi proposta la costruzione di un Ospedale
unitamente a Sondrio, ma Sondrio non accetta, dichiarando di preferire delle
degenze nell'erigendo istituto con retta da stabilirsi. Dopo vari studi
e progetti (si interpella anche Lolli a Imola), si decide la costruzione nel
giugno 1878 e nel giugno del 1882 vengono accolti i primi 463 ammalati, compresi
pazienti del territorio bergamasco e del Canton Ticino. Nel 1883 � pubblicata
una Cronaca del Manicomio. Con la prima
guerra mondiale gli ospiti arrivano a essere mille. L'istituto conosce ulteriore
incremento negli anni trenta. Nella relazione
Maggiotto, 1932, l'immagine � quella di un'azienda retta sull'ergoterapia:
�dei malati una media complessiva del 46% lavora, e lavora assiduamente
attendendo ai mestieri pi� diversi, con strumenti svariati" ... "Il
nostro Istituto basta a se stesso. Non manca che il mulino per essere completo
dal punto di vista del lavoro e del rendimento. Non solo basta a se stesso, ma
oggi si producono la tela ed altri tessuti anche per l'Istituto Maternit� e
Infanzia, le stoffe per le divise degli infermieri, delle infermiere e dei
cantonieri provinciali, si confezionano le scarpe per i bambini e ragazzi del
Brefotrofio, per gli uscieri provinciali.. Non dipendiamo pi� dal lavoro
esterno e superiamo di gran lunga il nostro fabbisogno". Corredano la
relazione grafici, conti, fotografie di laboratori e utensili, computi delle
giornate di lavoro, cronache della produzione, dalle scope alle pianelle. Alla
fine l'identit� tra salute ed efficienza � esplicitamente sottolineata: "Quale espressione la pi� lusinghiera del sempre maggior impulso dato al
lavoro, sta il numero delle dimissioni effettuate e che, specialmente bibl.: Maggiotto, 1933; ?, 1962
2.
L'ospedale �
sorto negli edifici conventuali di Fregionaia, chiesa e monastero. Tali edifici,
gi� dei Canonici Regolari Lateranensi, risalgono al XIII secolo su un nucleo pi�
antico. Il monastero �
soppresso da Clemente XIV il 27 novembre 1770 e i beni riuniti a quelli dello
Spedale di San Luca della Misericordia. Il 24 marzo
1772 i Signori Consoli e Consiglieri della Corte dei Mercanti, dalla quale
dipende lo Spedale, decidono di trasformare il convento di Fregionaia in
ricovero per i pazzi. Il modello �
lo Spedale fiorentino di Santa Dorotea. L'ospedale apre
il 20 aprile 1773. Un cerusico, sette serventi. Dei 24 malati del primo mese, 11
provengono dal Carcere di Torre. I serventi dell'ospedale ricevono questi 11
alienati dagli esecutori di citt�, fuori della porta dello Spedale. Consegna
simbolica: cessa, nello stato lucchese, la detenzione, e inizia l'assistenza ai
malati di mente. A met� '800 un
direttore, C Taddei Gravina, � ucciso da un servente per la sua volont� di
metter ordine. Il nuovo direttore, il Neri, � insediato e protetto da Bettino
Ricasoli. Dal movimento
ammalati risulta un incremento netto negli anni 1858/72 e pi� ancora nel
periodo 1872/1887, dove si rilevano valori poi mantenuti quasi senza variazioni
nei quindicenni successivi. bibl.: Cappelli, 1883; Marzocchi, 1883; Cappellini, 1919; Lippi Francesconi, 1942; Giordano, 1959; Giordano, 1962; Giordano, 1964; Giordano, 1966; Bellato e Del Pistoia, 1978; Del Pistoia e coll., 1980; Stok, 1985
3.
Siena In Siena la
prima organizzazione psichiatrica � del 1775, quando la venerabile
Confraternita dei Disciplinati o Compagnia della Madonna sotto lo Spedale apre
una casa di custodia. Nel 1788,
chiuse in Toscana per decreto granducale le case di custodia, gli alienati
vengono ricoverati a Firenze. In Siena rimane solo un deposito, presso tal Bigi,
spazio di osservazione prima del trasferimento a Firenze. Per insufficienza di
collegamenti, il Comune � comunque costretto a mantenere un asilo dove, tra il
luglio 1805 e l'ottobre 1812, vengono curati 95 pazienti. Nel 1818 la
Confraternita dei Disciplinati riduce ad asilo l'ex-convento di San Niccol� e
vi isola, oltre agli alienati, le "zittelle che un illecito amore ha rese
madri" e "bambini affetti da malattie sordide della pelle". La
direzione � affidata al Lodoli, attivo gi� dal 1805; la sua opera �
continuata da Gaspero Mazzi, Pietro Tommi, Stanislao Grottanelli. Nel San Niccol�
non sono isolati solo i pazzi. L'esclusione colpisce anche altre categorie: le zittelle
che un illecito amore aveva rese madri e i bambini affetti da malattie sordide della pelle. Nel 1858 viene
direttore Carlo Livi e ammoderna la gestione istituzionale. Nel 1866 sono
licenziati e curati altrove i malati affetti da malattie della pelle.
Nel frattempo a
Firenze, satura, indirizza su Siena i ricoveri delle Province di Pisa, Livorno e
Arezzo. Grosseto gi� convergeva su Siena. Nel 1872
l'ospedale � cos� ampliato con l'annessione dell'ex convento dei Serviti (dove
sono collocate le alienate). Decisa la
costruzione di un nuovo ospedale nel '69, la costruzione ne fu iniziata nel
febbraio del '70 (progetto Azzurri) e compiuta in soli 14 mesi. Nel 1874 al
Livi succedeva il Palmerini che fond� la Cronaca del Manicomio e promosse nel
1875 la costruzione del nuovo quartiere Conolly (per il clamorosi) e del Ferrus
(per gli idioti) nel '78. Infine, per i malati di ceto pi� elevato, venne
costruita tra il 1877 e il 1878 la Villa. Nel 1879 si cessa di ricoverare le
ragazze madri. Il Palmerini muore nel 1880 e gli succede il Funaioli. Nel 1883 i
ricoverati sono mille e si riduce una parte del prossimo convento del Santuccio
ad asilo per alienate (quartiere Chiarugi). Nel 1884
ripresa dei lavori di costruzione del S. Niccol� nuovo, continuati anche nel
'85 (con servizi). Lo stesso anno
si istituisce nel manicomio l'insegnamento universitario di Clinica Psichiatrica
e si d� la cattedra al Funaioli. Nel '62 i posti
letto del S. Niccol� sono circa 2000. bibl.: Livi, 1862; Funaioli, 1886; D�Ormea, 1933; Realmuto e al., 1962
4. Ancona In Ancona
l'assistenza psichiatrica � organizzata a seguito dell'enciclica di Benedetto
XIV diretta ai Governatori delle Provincie dello Stato Pontificio. Nel 1749 �
aperta la Casa dei mentecatti. I pochi pazienti, sei ne ricorda Madame de Stael
nella Corinna, vi rimangono sino al
1799 quando, durante la guerra franco-austro-russa, il "Casone" �
demolito dai militari francesi. Gli alienati vengono allora ricoverati in alcune
piccole camere, presso la chiesa di San Ciriaco, vicino alla torre;
l'amministrazione napoleonica deplora tale sistemazione. Dopo la
Restaurazione, nonostante le sollecitazioni locali, lo Stato Pontificio non
prende provvedimenti per mancanza di fondi. Nel 1815, in mancanza di nuovi
edifici, si regolamenta semplicemente la situazione, cercando di attutire gli
eccessi commessi. Cos� "in qualunque circostanza in cui il Furioso e
l'imbecille potesse credersi suscettibile di correzione non potr� giammai il
Custode (i medici erano esterni) arbitrarsi di batterlo giacch� la sola catena
sar� la sola riserva che potr� adottare contro la fierezza del mentecato". Nel 1818 i
pazienti vengono affidati ai Frati Fatebenefratelli. Nel processo verbale di
consegna risulta che erano presenti 5 uomini e una donna; il materiale era
costituito da pochi pagliericci e da 15 catene di ferro, 2 ceppi, 5 manette e 13
gambetti di ferro. L'ammissione
veniva ordinata dal Gonfaloniere in base a certificato del medico e del parroco:
molte volte il primo seguiva la dichiarazione del sacerdote, quasi a conferma,
molte volte mancava. Ma anche racchiusi nell'Ospedale Civico dei Frati i
pazienti non erano in migliori condizioni. Si arriva
infine, e su iniziativa del Priore dei Frati Benedetto Vern�, al Nuovo Ospizio
per la cura Fisico-Morale dei Mentecatti" che � del Marzo 1840. La nuova
istituzione nasce all'insegna di maggiore tolleranza: "giammai avvenga che
i custodi ed i serventi si facciano lecito di usare le minime durezze verso dei
poveri mentecatti". La nuova
istituzione nasce all'insegna di maggiore tolleranza: "giammai avvenga che
i custodi ed i serventi si facciano lecito di usare le minime durezze verso dei
poveri mentecatti". Ma soprattutto
vi � dominante una concezione molto pi� biologizzata della malattia mentale.
Mentre prima era il parroco a rilevare i segni di pazzia e a disporre che un
ammalato venisse ammesso "semprech� sia come tale riconosciuto dai
fisici" ed i fisici a loro volta si limitavano a stabilire che un paziente
era "privo di senno al grado di pazzia" per poi affidarlo alla
custodia, il padre Vern� scrive: "Erano grandemente coloro i quali portano
opinione non essere quasi di alcun profitto le cognizioni mediche e la cura
medica delle malattie mentali". Ergoterapia,
distensione, tolleranza sono i presupposti del nuovo istituto, il cui primo
direttore, Benedetto Monti, si affretta ad esporre la summa delle sue vedute
psichiatriche mettendosi al passo dei tempi (
). Tuttavia si
specifica che "questo ospizio � fornito di tutti i mezzi di repressione,
che sono stati immaginati a tal fine da uomini abilissimi nel trattamento degli
alienati". E a lungo andare, deterioratosi lo slancio filantropico di
avvio, l'aspetto violento torn� a prevalere. Annota il Modena "Forse
l'affollamento dell'Istituto e i rimedi insufficienti ad evitarlo erano le
principali cause di questo ritorno all'antico". Infatti se il
giorno dell'apertura, 14 marzo 1840, vi erano 32 degenti, l'invio dei malati fu
molto rapido tanto che nel 1845 il Delegato Apostolico doveva richiamare i
governatori e le Magistrature della Provincia avvertendoli che il crescente
invio di alienati nel Manicomio doveva essere frenato. Verso il 1860
la cura e la direzione dell'ospedale pass� dai Frati ad una Commissione
amministrativa. Nel 1870 furono assunte all'assistenza dei malati le suore di
San Vincenzo. Lombroso, 1864,
lamenta le condizioni del manicomio di Ancona. Condizioni che peggiorano,
nonostante il buon senso del Mencucci (
), sino a livelli incredibili "I malati aggrappati alle ferriate
delle finestre erano il ludibrio del popolo: si ricorda che davanti ad esse si
fermavano fanciulli e donnicciuole che chiedevano ai pazzi i numeri per il lotto
e scambiavano con essi lazzi e conversazioni non sempre eleganti..." Cos�, sotto
l'impulso di Gaetano Riva (direttore dal 1888), si costru� negli ultimi anni
del secolo il nuovo manicomio, solennemente inaugurato durante il congresso
della Societ� freniatrica italiana del 1901. La
deliberazione del nuovo ospedale � del 1888-89, la costruzione inizi� il 4
aprile 1898. I successivi lavori di aumento non sono particolarmente
significativi. Nel 1900 i
malati erano 350. Dal 1901, dopo, l'apertura del nuovo Manicomio, l'ascesa �
rapida, dopo il 1910 i malati erano gi� circa 600 e tali rimasero sino al
'30... La maggior parte dei malati provenivano dal capoluogo e dalle immediate
vicinanze. bibl.: Leggi, 1840; Cardona, 1864; Riva, 1907; D'Ormea, 1909; Tamburini & al., 1918; Modena, 1929; Modena, 1935; Ugolotti, 1967; Giovannini, 1980; Rocca & Martini, 1989 5. Reggio Calabria La costruzione
fu decisa dall'Amministrazione Provinciale il 25 agosto 1906; ma difficolt�
economiche ne rimandarono l'attuazione a lungo. I pazienti intanto erano inviati
a Palermo, Messina, Girifalco, Roma. Finalmente, nel
1931, il Presidente del Consiglio Provinciale annuncia: i
poveri folli nostri, oggi costretti a star lontani dalle famiglie, richiamati
accanto ai loro cari, riuniti in un ospedale modernamente attrezzato, sorriso
dal cielo e dal mare, curati con ogni amore e con ogni mezzo che la scienza
offre, benediranno il DUCE, animatore di ogni opera di umana redenzione. Realmuto (1962)
conta otto padiglioni e 737 posti letto. bibl.: Puca, 1934; Realmuto & al., 1962; Manacorda & Montella, 1977, pp. 179-187
6. Agrigento L'istituto
risulta costruito nel periodo 1925/1931 ed � stato inaugurato il 28 ottobre
1930. I malati cominciarono ad affluirvi dal 10 ottobre 1931, provenienti non
solo da Agrigento ma anche dalle vicine provincie di Enna e Caltanissetta: il
numero dei ricoverati arriv� ben presto, 1935, a oltre seicento. La costruzione
� a padiglioni e dispone di 654 posti (Realmuto, 1962) bibl.: De Giacomo, 1934; Sforza, 1935; Realmuto, 1962 7. Siracusa La costruzione
� iniziata nel 1930 e terminata nel 1934: un progetto di 350/400 letti. La retorica
dell'epoca va in estasi di fronte alla nuova fabrica:
Ogni padiglioncino, simile a un'amena villetta, � circondato da
semplici reti metalliche, e le finestre, all'infuori di quelle per i reparti
agitati, non hanno grate di ferro, ma solo vetri armati (Sforza). E ancora:
i vari padiglioni appagano molto il senso estetico, essi sono simili ad
amene villette con i loro tetti rossi ed intonachi di vario colore; quelli per i
malati sono poi circondati da ampi recinti limitati da rete metallica sottile
robusta, mentre i padiglioni degli agitati e semiagitati sono circondati da un
muro alto tre metri (Amico). bibl.: Sforza, 1935, p. 70; Amico, 1947; Realmuto e al., 1962
1789 -
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sopra il celebre Stabilimento di Aversa nel Regno di Napoli / e sopra molti
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