Kitchen stories: chi osserva chi
"� un osservatore, per poter osservare,
ha bisogno di
teorie" (Kohut, 1984)
E� la storia di due solidutini che si incontrano e dovrebbero rimanere
distinte. Ho pensato che il film si potesse leggere come una versione di un
rapporto intimo che lentamente si costruisce su piani di autencicit� e
attraverso lo scambio di emozioni. Ho seguito il film partecipando con il filtro
delle storie che conosco e mi coinvolgono sia al servizio che nella stanza di
analisi e non mi stupiva la domanda che ad un certo punto viene dal film:
"chi osserva chi?". Provo a rivedere il film con quel filtro.
I due soggetti soli, sono entrambi portatori di desideri verso l�altro:
anzi, la loro solitudine sembra organizzare una difesa verso il rischio di una
possibile relazione. Formalmente i due soggetti sono garantiti da dispositivi
formali che difendono la loro solitudine: Isaac acetta di essere studiato
perch� gli promettono un cavallo, mentre per Foulk � un lavoro. L�incontro
si appresta a celebrarsi sostenuto da garanzie di sufficiente neutralit�: la
roulotte in cui vive l�osservatore � prossima, ma distinta dall�abitazione
dell�osservato; l�osservatore sieder� su un trespolo messo in alto e non ci
saranno scambi fra i due partecipanti. Quando questo rigido (e fragile) assetto
comincer� a vacillare, Green confesser� a Foulk: "come � possibile
conoscere solo osservando? Bisogna parlare per conoscersi" Foulk lo
allontana e non gli d� l�alcool che Green gli chiede. Ho pensato ai sospetti
di Freud e di Bion sui metodi di osservazione oggettiva dei processi terapeutici
ed ho pensato ad una serie di scene in cui nelle discussioni cliniche qualche
collega suggerisce che "bisognava fare diversamente!": ma diversamente
rispetto a che cosa? I percorsi terapeutici sono un gioco con alcune regole dove
nessuno pu� sapere � per definizione � quali mosse ci saranno. Spesso il
bello dei percorsi terapeutici sono proprio gli sbagli che ci fanno sentire in
gioco: penso a Nino Ferro (2004) quando parla dei "sufficienti
malfunzionamenti" dell�analista e a Kohut (1984) che li descrive come
esempio di "frustrazioni ottimali" in analisi.
La ricerca dell�industria svedese che vuole studiare il comportamento ed i
movimenti dei single Finlandesi a fini commerciali � molto rigida: gi�
non appena si passa il confine verso la Finlandia si inverte la corsia di
marcia: "� difficile mantenersi a sinistra� Stavo dando di stomaco� ma
mi sono mantenuto il pi� possibile a sinistra�". Una organizzazione
perfetta, non riesce mai a fare i conti con la soggettivit� dell�altro. Isaac
si trincera nella casa; bussano, lo minacciano; Foulk si piazza nel suo cortile.
Ho pensato a quello che accade con i pazienti non collaborativi: ad un certo
punto la sola prescrizione che puoi fare � la tua presenza muta in attesa di
uno spiraglio. Infatti, Isaac lascia la porta socchiusa; Foulk si insedia sul
trespolo Panopticon. Comincia il gioco di chi osserva chi: Isaac fa un foro nel
pavimento attraverso cui ha il controllo su Foulk; Foulk osserva solo quello che
Isaac gli permette; sente gli odori e sospetta che cucini al piano di sopra:
"Non sono andato a vedere�" confessa al suo coordinatore che
controlla il buon andamento della ricerca: "Certo, non potevi!�".
Isaac gli spegne sempre la luce: � suo il dominio di ci� e di quanto si pu�
osservare: il fatto che abbia accettato di incontrare uno che lo osservi non �
detto che corrisponda a fidarsi di lui! Tutto sommato, come nelle terapie, Foulk
pensa di farlo per mestiere. Ma a Isaac non basta: questo tipo di incontri hanno
bisogno di altro.
Prepara una tazza di caff� e la lascia sul tavolo: ora � qualcosa di pi�
di uno spiraglio; "grazie!": inizia la relazione reciproca. Foulk �
parente di Linneo� come lui � svedese: l�osservazione positivista,
oggettiva, per�, a questo punto non � pi� possibile.
Green, un altro osservatore, � il primo a segnalare la impossibilit� e la
fragilit� del progetto proprio mentre Foulk comincia a incrinare la propria
distanza rigida e fredda. Foulk si addormenta sul trespolo e Isaac lo copre
perch� non abbia freddo. A questo punto la relazione di bisogno si inverte
nettamente: � Isaac che si prende cura di Foulk. Ho pensato che in modo
esagerato, comunque, il film descriveva il sospetto (il bisogno) che ciascuno di
noi ha nell�immaginare che quelli di cui abbiamo bisogno non siano di una
sterile onnipotenza, ma che siano feriti anche loro e che per noi sia possibile
� prima o poi � l�esperienza di sentirci importanti per loro attraverso
insospettate ferite che ci presentano.
Isaac pu� prendersi cura di Foulk: gli fa passare la notte sul suo cavallo
per una strana cura per il raffreddore e poi gli prester� il suo letto, mentre
lui passa lunghe ore e la notte sul seggiolo di Foulk; ora � Isaac a tracciare
e trascrivere i movimenti sui fogli di Foulk: i ruoli si sono definitivamente
invertiti. Il responsabile della ricerca � confuso� cerca di ribadire le
rigide regole, ma � sempre pi� impotente e soccombe agli eventi della
relazione che procede fra i due. Una volta stabilita una relazione di
sufficiente fiducia reciproca, Isaac finalmente pu� introdurre Foulk nei suoi
segreti che mai da nessun trespolo Panopticon avrebbe potuto conoscere: per far
questo deve avvicinarsi pericolosamente: "senti quando apro la bocca!"
avvicina l�orecchio alla bocca e si meraviglia. Isaac gli confessa:
"ricevo alcune trasmissioni radio� sar� per i ponti di metallo che mi
hanno messo ai denti e i tubi di rame con cui mi collego� senti!" Foulk
ancora una volta sperimenta il prodigioso e insospettato evento. Forse � questa
la zona a cui tentiamo di avvicinarci in ogni percorso terapeutico: il momento
in cui, pericolosamente, con il paziente condividiamo una profonda ed
insospettata emozione che ci meraviglia.
Foulk fa la sorpresa a Isaac del suo compleanno; Isaac � commosso; lo
difender� quando il responsabile "il dottore, non ancora dottore!" lo
cercher� nella asettica roulotte e non lo trover�: trover� invece Isaac sul
trespolo, addormentato: "Ieri � stato il mio compleanno". Il dottore
esplode confuso: "ma chi osserva chi?"
Isaac cerca di consolare Foulk: "che colpa ne hai tu se anch�io ti ho
osservato?". Come nel percorso bizzarro di una farsa, ora � Foulk che,
conosciuto il segreto del buco nel pavimento di Isaac, pu� osservare il suo
responsabile mentre � seduto sul suo trespolo.
Foulk viene licenziato; Isaac lo invita a rimanere per Natale: non c��
nessuna "teoria che aiuta ad osservare" e, quindi, il ribaltamento
delle posizioni e l�instaurarsi della simbiosi si compie; anche Foulk � solo
e rimarr� con Isaac, suo ospite.
Ancora le regole tentano di ripristinare la distanza ottimale: "hai
firmato che devi riportare la roulotte in Svezia� non puoi restare".
Foulk si attiene al livello formale della regola; arriva sino al confine dove
il verso di marcia si ribalta: torna quindi da Isaac, ma solo per trovarlo
morto: non aveva resistito alla solitudine dopo che questa aveva potuto
sospendersi per l�ingresso inatteso, temuto e poi coltivato di un altro nel
suo territorio desertico e freddo. Scopriamo, alla fine, che ha esattamente
preso il posto di Isaac: come Isaac aspetta l�amico che dopo due squilli di
telefono si presenta puntualmente per il caff� : "ma ti rendi conto quanto
costa una telefonata? Almeno mezzo fiorino a chiamata!"
Qualche giorno fa, la prima seduta dopo le vacanze di Natale, Jacopo mi aveva
parlato di un sogno fatto quella notte. Jacopo � un paziente schizofrenico
molto grave che seguo al servizio da molti anni. Proprio prima di Natale avevamo
parlato della possibilit� di avere un quaderno dove scrivere i suoi pensieri.
In realt� mi avevano molto colpito e a tratti commosso i suoi racconti e le sue
riflessioni: � qualcosa che con lui accade pi� spesso da un po� di tempo.
Soprattutto con gli psicotici cos� gravi coltivo la ricerca della meraviglia e
della commozione per i loro discorsi insospettati. A Jacopo, ad un certo punto
gliel�avevo confessato: "sono interessanti queste sue riflessioni.
Pensavo che sarebbe bello se lei riuscisse a scriverle in un suo
quaderno!". L�esperienza del film mi ha fatto ripensare al suo sogno in
cui lui segnala al tempo stesso la meraviglia di sentire che si possa
partecipare alle sue emozioni e il pericolo che questa esperienza possa
determinare una grande confusione: una confusione che parte dal movimento delle
posizioni rigide e dalla perdita dei ruoli. Io ho dovuto chiedermi se avevo
proprio fatto bene a confessargli la mia meraviglia e il mio desiderio.
"Era una situazione in cui c�erano da un lato le persone normali e
dall�altro i malati. Quelli normali erano come degli operatori. Ad un certo
punto quando questi due mondi si incontravano accadeva una gran caos e non si
capiva pi� niente� molto angoscioso! Gli operatori avevano uno strumento
strano che era come un animale a forma di libro che si colorava del colore dei
malati. Io avevo la sensazione che, cos� facendo, loro si erano fatti
coinvolgere e a loro non conveniva...ci perdevano� non se ne erano accorti di
quello che succedeva. Io avevo l�impressione che si trattava di uno spreco�
come quando uno pensa che quella cosa avrebbe potuto essere usata in una
occasione pi� importante� che � stato uno spreco!"
Io gli sottolineo il nostro incontro di oggi dopo le vacanze di Natale�
forse lo stava aspettando! e la volta scorsa in cui gli avevo confessato il mio
interesse per quello che mi raccontava e la possibilit� che potesse scrivere le
cose di cui mi parlava. Sento che mi propone il pericolo, ma anche la sua
capacit� di tenermi distinto e farmi sopravvivere ancora come un buon oggetto
per lui. Vedo che riesce a difendersi dal mio desiderio intrusivo di volere per
me i suoi pensieri. Sostanzialmente riesce a contenere il mio errore di avergli
chiesto di avere un "quaderno" che per lui non � ancora una struttura
immaginabile. Riprende: "gli operatori mi fanno pensare a quelli dei
ricoveri: lei � molto diverso� quelli mi dicevano che per dormire bastava una
botta in testa. C�ho pensato al fatto di scrivere: � in realt� avrei cos�
tante cose da raccontare che non saprei da dove iniziare. Soprattutto le
scriverei se fossi certo che le leggesse solo lei, ma chi mi dice che poi quelle
cose non vanno a finire ad altre persone?� non si tratta di paura, ma solo che
gli altri penserebbero che io sono veramente strano�".
"� il ricercatore dovr� mettere in evidenza come qualsiasi
carenza dell�empatia, purch� limitata e passeggera,
porti il paziente ad acquisire strutture psicologiche
regolatrici dell�autostima" (Kohut, 1984)
Giuseppe Riefolo
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