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MAGNOLIA "Perch� tocca sempre a me fare le cose pi� difficili " sospira sommessamente il piccolo campione di un quiz televisivo, mentre gli scappa una irrefrenabile pip�, che non pu� che farsi addosso, bloccato com�� al pulsante dalla prepotenza, l�ingordigia e l�ignoranza degli adulti? La domanda sembra quella di tanti bambini che, alle prese con un mondo sordo alle esigenze e ai bisogni pi� personali, cercano una valida alternativa alla sottomissione attraverso scelte libere e autonome che richiedono per�, almeno inizialmente, una adeguata protezione. Ed � questo, a ben vedere, uno dei temi dominanti di "Magnolia", bel film di Paul Thomas Anderson, forse troppo lungo e a tratti ridondante, ma profondamente emozionante, spesso perfino divertente, a volte sconvolgente, che rivela una profonda pietas umana nello scavare senza pudore tra le paure e le angosce del vivere contemporaneo. Il quiz del bambino momentaneamente enuretico non � di quelli che troviamo nei nostri schermi tra uno zapping e l�altro: � volutamente provocatorio, quasi metaforico, vissuto da chi ci sta dentro (ma anche da noi che vi assistiamo) come un incubo in cui vengono messi a confronto(e scontro) tre bambini quasi - prodigio e tre adulti quasi � normali, che rispondono a domande a tutto campo sulla vita e l�esistenza umana. Viene cos� sottolineata, sotto i riflettori di uno studio televisivo, la profonda incomunicabilit� tra linguaggi emotivi di persone particolarmente sensibili e una realt� esterna tutta costruita su una esasperazioni delle prestazioni, dove aggressivit� e protagonismo la fanno da padroni. "Noi possiamo chiudere col passato ma il passato non chiude con noi", dice entrando nel palcoscenico dello stesso quiz l�anziano presentatore malato di cancro. Anche lui � protagonista di un dramma familiare. Non con un bambino, ma con sua figlia, ormai da tempo adulta, che porta su di s� i segni della violenza verbale e psicologica ( forse anche fisica ) subita da bambina, proprio dal padre appunto. Padre che, poco prima di andare in onda, � prepotentemente piombato a casa sua per informarla della sua malattia e della sua prossima morte, e l�ha trovata rabbiosa e distante, troppo presa dal distruggersi con la cocaina ed incontri sessuali anonimi. Come vedete anche gli altri personaggi del film non ci facilitano certo a guardare con ottimismo alla vita e alla umanit� che vi partecipa! E non � finita qui! Ce n�� ancora uno di dramma da mura domestiche ed � forse quello che nel film ci coinvolge di pi�. Un ricco e famoso magnate, quasi moribondo, viene assistito dalla splendida e giovane seconda moglie che, proprio mentre il marito sta morendo, scopre di amarlo fino a confessare a se stessa e al suo avvocato i suoi passati tradimenti, insieme al proposito di rinunciare alla cospicua eredita ormai gi� conquistata. Il solerte ed affettuoso infermiere che lo assiste a domicilio ascolta la storia di dolorosa sofferenza familiare del suo paziente e riesce a mettersi in contatto con il figlio del suo primo matrimonio che, ormai grande, arrivando al capezzale del vecchio e odiato padre, gli scarica tutta la rabbia accumulata negli anni e che, nel frattempo, lo aveva trasformato in un guru mediatico e misogino, le cui imprese ci erano state da poco descritte, per nostra fortuna, in modo ironico e a tratti esilarante. Insomma il racconto � tutto qui e, su queste tonalit�, si dipana per pi� di due ore in un tumultuoso girotondo di questi ed altri personaggi, alle cui vite assistiamo un po� tramortiti ma anche affascinati, attraversando strade, palazzi, giardini, uffici, teatri di posa, ristoranti, ville sontuose ma anche squallidi appartamentini, tutti concentrati in una unica unit� di luogo, il quartiere sotto il cielo di Los Angeles il cui nome, "Magnolia", d� appunto il titolo al film. Queste storie di uomini, donne, vecchi e bambini diventano cos� sintomatici affreschi di un epoca il cui specchio va subito in frantumi e i cui frammenti, ora patetici e ridicoli, ora tragici e toccanti, ci vengono proposti in simultanea da una regia scopertamente sensibile ed iperattiva, che a volte si soprappone tra film e spettatori. Abbiamo cos� la conferma, casomai ne avessimo ancora bisogno, di quanta sofferenza pu� circolare all�interno delle famiglie e di quanto dolore, in parte inconscio e inelaborato, in parte concretizzato in scelte di vita molto particolari, proviene da pi� generazioni e viene tremendamente veicolato e trasmesso dai genitori ai figli, attraverso la costruzioni di credenze, difese e miti condivisi che, per un certo periodo, possono anche servire a sopravvivere nel mondo e ad affrontare con una certa incoscienza i diversi aspetti dell�esistenza. Ma il peso di un inevitabile passato che alla fine ritorna a chiedere il prezzo della sua momentanea rimozione, ci accomuna a tutti i personaggi del film e cos�, pur sorpresi dal sentirli cantare (ognuno per conto proprio e con la tonalit� pi� congeniale allo stato d�animo del momento) una famosa canzone americana dal significativo titolo " It�s not going stop", ci ritroviamo anche noi a pensare che appunto la difficolt� di vivere "non si fermer� mai". Sembra il punto centrale del film, il momento pi� toccante, in cui alla sorpresa e alla disperazione fa posto una consapevole sensazione di ineluttabilit� della tristezza umana. Ma la regia del film ci scuote dal torpore quasi fisiologico in cui ci stiamo adagiando e, con l�aiuto di brutali movimenti della macchina da presa, di un montaggio eccentrico ed esasperato e una modalit� di sostenere magnificamente l�interpretazione dei personaggi, siamo risvegliati ancora da altre emozioni. Fino ad un incredibile e straordinario finale in cui improvvisamente piovono dal cielo rospi di pi� di un chilo, che si abbattono su cose, auto e persone in una versione sarcastica ed inquietante di una specie di piaga biblica che percuote e abbatte l�intera umanit�. Insomma anche questa volta se pensiamo di dimenticare quanto la vita pu� provocare dolori e sofferenze non dobbiamo scegliere film del genere, ma se ancora abbiamo la forza e la tenacia di vedere rappresentato qualcosa di cui leggiamo, ascoltiamo e soprattutto viviamo tutti i giorni, possiamo guardare "Magnolia", sapendo comunque che le potenzialit� di sopppravivenza e creativit� umana vanno sempre al di l� della distruttivit� di cui � continuamente permeata la vita. Paolo Boccara |